Cresce ancora il valore dei Bitcoin. La più importante criptovaluta al mondo ha superato i 70mila dollari, dopo un lungo periodo di difficoltà. Sono bastate le promesse di Donald Trump di una riserva nazionale di criptovalute, oltre che di minore regolamentazione del mercato, per far cambiare completamente traiettoria all’intero settore.
Il candidato presidente degli Stati Uniti ha infatti promesso un coinvolgimento importante dello stato federale nelle criptovalute in caso di elezione. Anche se gli Usa sarebbero il primo grande Paese a operare una scelta simile, ci sono già stati alcuni tentativi di integrare il Bitcoin all’interno di un sistema statale monetario e finanziario.
Il Bitcoin da record sulla soglia dei 70mila dollari
La principale criptovaluta al mondo per diffusione e valore, Bitcoin, ha raggiunto prezzi che non si vedevano da diversi mesi. Nelle ultime ore sta puntando a superare la soglia dei 70mila dollari a unità, un record assoluto.
La svolta è arrivata dopo un inizio di 2024 e una fine di giugno molto difficili, a causa di diversi fattori legati alla natura del mercato dei token. Fino a febbraio, il prezzo di Bitcoin era rimasto attorno ai 40mila dollari, bloccando per un periodo la ripresa dal terribile 2023 passato tra i 20 e i 30mila dollari di valore.
Le prime aperture delle banche centrali alla fine del taglio dei tassi e alla ripresa di una politica espansiva hanno rivitalizzato il mercato che ha toccato a marzo e aprile vette record.
Da maggio però, un’altro ostacolo. La combinazione di alcuni fattori, tra cui la reticenza delle banche centrali stesse a tagliare ulteriormente i tassi e il fallimento di un grosso exchange avevano portato il valore della criptovaluta attorno ai 50mila dollari, in una traiettoria discendente. L’attentato a Donald Trump ha però cambiato ancora una volta tutto.
Il piano di Trump per le criptovalute funzionerà? Il caso di El Salvador
L’elezione di Trump è vista come molto positiva per il mercato delle criptovalute. Di recente, l’ex presidente ha promesso di deregolamentare il mercato, con un progetto da realizzare entro i primi 100 giorni dall’elezione. Il candidato repubblicano ha poi annunciato la creazione di una riserva nazionale di criptovalute, che comporterebbe l’acquisto di moltissimi Bitcoin e di altri token.
A questo si aggiunge la promessa di licenziamento di Gary Gensler, direttore della Sec, Securities and Exchange Commission, l’equivalente americano della Consob, che vigila sui mercati finanziari. Gensler è stato promotore di una serie di regolamentazioni sulle criptovalute, trattate come un semplice mercato speculativo.
Gli Usa sarebbero il primo grande Stato al mondo ad applicare una politica simile nei confronti dei Bitcoin, ma esistono altri esempio di governi che hanno tentato mosse simili e che però non hanno dato gli effetti sperati. El Salvador, sotto il presidente populista Nayib Bukele, ha acquistato moltissimi Bitcoin promettendo una svolta per l’economia del piccolo Paese centro americano.
Da quando Bukele è al governo però, il tasso di povertà di El Salvador è aumentato del 4,4% e circa 2 milioni di persone, in un Paese che non ne conta più di 6,3, vive sotto la soglia di povertà.