Che la partita per l’energia fosse primaria per il Governo si era capito dall’ormai celebre domanda ironica pronunciata dal premier Mario Draghi in conferenza stampa il 6 aprile. “Cosa preferiamo? La pace o stare tranquilli con il termosifone acceso o con l’aria condizionata accesa per tutta l’estate?”.
La strategia del Governo, imposta dalle tensioni con la Russia per la guerra in Ucraina (qui parliamo del piano di Draghi per sganciarsi dalla dipendenza dal gas russo), di tagliare i consumi di elettricità e gas passa anche (e soprattutto) dal termostato delle famiglie italiane. L’obiettivo è risparmiare 4 miliardi di metri cubi nell’arco del 2022. All’inizio toccherà agli edifici pubblici ridurre l’utilizzo dei condizionatori, non scendendo sotto una determinata soglia di temperatura. Una sfida non da poco, che rischia di trasformarsi in un’autentica impresa con l’approssimarsi dell’estate.
Limite di gradi, date e luoghi: le nuove regole
Le nuove norme sui condizionatori saranno valide dal 1° maggio al 31 marzo 2023 per uffici pubblici e scuole. In queste ultime gli apparecchi non sono presenti nelle classi, ma solo negli uffici amministrativi e nelle aule docenti.
All’interno delle strutture la media ponderata delle temperature misurata nei singoli ambienti non dovrà superare i 19 gradi d’inverno (oggi la soglia è di 20, con fasce di accensione dei termosifoni a base regionale) e dovrà essere minore di 27 gradi in estate. È prevista tuttavia una tolleranza di due gradi, che estende quindi la soglia a 25 gradi.
Il provvedimento al momento non dovrà essere osservato da cliniche, ospedali e case di cura. “È giusto che la Pubblica Amministrazione dia il buon esempio, tagliando gli sprechi e sensibilizzando i cittadini a razionalizzare i consumi”, ha dichiarato la promotrice dell’emendamento, Angela Masi (M5S). Secondo gli esperti, il 57% dei consumi energetici annuali degli uffici pubblici riguarda la climatizzazione (qui abbiamo parlato della “greenflaction” e di quanto ci costa l’energia).
Multe per chi sbaglia, ma come avverranno i controlli?
Non è stato però ancora sciolto il nodo dei controlli, che andrebbero effettuati nei singoli edifici. Una missione quasi impossibile, se si considera anche possibili verifiche all’interno di aziende.
Per i dettagli bisognerà attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sono però già note le sanzioni per chi non rispetta i parametri: previste multe che vanno da 500 fino a 3mila euro.
Quando toccherà anche a case e privati?
Un’altro nodo ben saldo, che il Governo prima o poi dovrà affrontare, è la possibilità di estendere le regole anche ai privati. Per ora le istituzioni e l’Unione nazionale consumatori si limitano a dare consigli ai cittadini per quanto riguarda le loro case. La prima voce in lista è abbassare di un grado le temperature in casa, consentendo di risparmiare tra il 7 e l’8% sui consumi di gas. Il calcolo segue la formula secondo la quale ogni grado in meno consente un risparmio tra il 5% e il 10% dei consumi.
La percentuale di risparmio dipende però dalla zona climatica: del 10% per quella più fredda “E”, come in Lombardia, e del 5% per quella più calda “B”, come in Sicilia. Oltre che, ovviamente, da quanto la casa è isolata dal punto di vista termico.