In Cina il più grande lockdown da inizio pandemia: cosa succede

25 milioni di cinesi nella metropoli di Shanghai sono di nuovo in lockdown: ecco le regole in vigore. Fallita la politica dello zero Covid?

Pubblicato: 31 Marzo 2022 22:12

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Una nuova, violenta, ondata Covid si sta abbattendo in diverse parti del mondo. Dopo essere stata l’epicentro da cui tutto è partito (ancora grande incertezza regna a proposito dell’origine del virus), la Cina ha annunciato il suo più grande lockdown dall’inizio della pandemia più di due anni fa. A chiudere, stavolta, è la megalopoli Shanghai.

A causa della sua alta densità di popolazione, è la più grande città ad essere stata bloccata fino ad oggi. Capitale commerciale della Cina e probabilmente la città più grande del Paese, con 25 milioni di abitanti, ora è una delle aree più colpite dalla diffusione della variante Omicron (qui la scoperta che il Covid è in grado di rimpicciolire il cervello, qui i nuovi sintomi Omicron individuati).

Cosa sta succedendo a Shanghai

Shanghai sta vivendo una nuova ondata di infezioni da quasi un mese, ma il numero di contagi non è comunque considerato così elevato, secondo alcuni standard internazionali. In Cina tuttavia vige una politica rigorosissima, quella dello zero Covid.

E quindi la ratio è: bisogna debellare il virus in ogni modo, sradicarlo, non conviverci, come invece sta facendo gran parte dell’Europa, Italia pure (da venerdì 1° aprile nel nostro Paese parte la road map per la fine delle restrizioni, qui tutte le date da segnarsi).

La città viene chiusa in due fasi nell’arco di 9 giorni mentre le autorità eseguiranno i tamponi a tutti: per la parte orientale della città sono scattate restrizioni dal 28 marzo al 1° aprile, per la parte occidentale dal 1° al 5 aprile.

Finora le autorità cinesi si erano opposte al lockdown per evitare di destabilizzare l’economia nazionale, su cui si regge buona parte dei traffici internazionali. Shanghai ospita i più grandi mercati cinesi di trading azionario, obbligazionario, collegato a valute estere e derivati. Ma dopo che ha registrato il suo numero giornaliero più alto di casi sabato scorso, da inizio pandemia, le autorità hanno cambiato rotta.

Ma cosa sta succedendo esattamente? I trasporti pubblici sono sospesi e le aziende e le fabbriche sono state costrette ad interrompere le attività o lavorare in smart working.

Tantissime aziende hanno chiesto ai propri dipendenti di continuare a lavorare dormendo in ufficio, e moltissimi lo stanno facendo.

Secondo i funzionari dell’amministrazione locale, più di 20mila tra banchieri, commercianti e altri lavoratori si sono sistemati nelle 285 torri degli uffici nel distretto di Lujiazui a Shanghai, considerata la risposta cinese a Wall Street, mentre cercano di mantenere il gigantesco hub finanziario cinese in funzione durante il lockdown. La Borsa di Shanghai ha mantenuto solo un numero minimo di dipendenti in sede.

In tutto il Paese sono stati allestiti ospedali improvvisati e centri per la quarantena.

Come funziona la politica zero Covid in Cina

La politica zero Covid della Cina è stata tra gli approcci più drastici per affrontare la pandemia, duramente criticata soprattutto all’estero. Una politica che ormai non sembra reggere più. Ma continuano, almeno per ora, a restare in vigore alcuni dei suoi diktat più rigorosi:

Per non perderti le ultime notizie e ricevere i nostri migliori contenuti,
iscriviti gratuitamente al canale Telegram di QuiFinanza: basta cliccare qui.

Quali regole sono state allentate

Ma visto che il sistema sanitario cinese è stato messo a durissima prova, alcune regole sono state allentate. Ecco cos’è cambiato ora:

Le conseguenze per il sistema economico internazionale

Intanto, mentre scatta anche l’allarme per l’arrivo di nuove varianti più contagiose e pericolose, il lockdown di Shanghai ci riguarda tutti: è un problema globale. Circa un terzo dell’intera capacità manifatturiera mondiale ha sede infatti in Cina.

Moltissimi dei prodotti online che acquistiamo sono stati realizzati lì: la stragrande maggioranza nell’enorme distretto di Shenzhen, città da 17,5 milioni di abitanti nel sud-est dove ha sede circa la metà di tutti gli esportatori al dettaglio online cinesi.

Alcuni colossi mondiali fortunatamente erano corsi a ripari prima. Amazon ad esempio aveva acquistato più scorte in Cina proprio per tamponare eventuali lockdown successivi, e ora sembra non prevedere un’interruzione significativa della sua attività.

Anche il big Foxconn, che produce iPhone in Cina per Apple, ha cercato di spostare la produzione in altri siti riprendendo il lavoro e chiedendo ai dipendenti di lavorare in un sistema a circuito chiuso, una bolla di fatto, nel suo campus, dove le persone vivono e lavorano.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963