Cos’è una diffida e come difendersi

La diffida è un atto diverso dalla querela: ecco come funziona e come comportarsi in caso di ricezione.

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Redazione

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La diffida è un atto privato che viene redatto e inviato dall’avvocato di un cliente e non ha nessun legame diretto con il tribunale, a differenza di altri atti giuridici. Come ci si deve comportare se si riceve questa lettera? Ecco che cosa bisogna sapere sulla diffida, come scriverla, come funziona e come difendersi in caso di ricezione.

Diffida: cos’è e quali sono le diverse tipologie

Il significato di diffida è un atto con cui una parte privata, attraverso il suo avvocato o in autonomia, invita un’altra parte a compiere un’azione o astenersi da un comportamento. La diffida può essere inviata in modo diverso, ma principalmente si avvale della posta raccomandata con ricevuta di ritorno e della posta elettronica certificata e deve contenere l’intimazione ad adempiere, l’indicazione di un termine adeguato e la dichiarazione che il contratto si intende risolto in caso di inadempimento.

Lo scopo principale della lettera di diffida è quello di sollecitare il destinatario a compiere o non compiere una determinata azione, inviandogli “un’ultima possibilità” prima di procedere con l’avvio di una causa o la richiesta di un decreto ingiuntivo.

Come si scrive in modo autonomo una diffida

La normativa relativa alla diffida ad adempiere è riportata nell’art. 1454 del Codice Civile e conferma che questa lettera può essere scritta sia da un avvocato che da una persone privata che ritiene di aver subito un torto. La corretta procedura di redazione della lettera di diffida è la seguente:

Come funziona una diffida e qual è il suo scopo

La diffida è un atto che non coinvolge un tribunale, ma viene redatto preferibilmente da un avvocato sulla base delle informazioni che gli ha consegnato il suo cliente o in modo autonomo dalla persona stessa che si considera lesa. Lo scopo principale è quello di dimostrare, in un eventuale futuro contenzioso, di aver manifestato chiaramente le proprie richieste alla controparte.

Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è che la diffida, nonostante sia a tutti gli effetti una comunicazione ufficiale, non determina un effetto automatico allo scadere del tempo che è stato assegnato al destinatario per svolgere o non svolgere una azione.

Per le diffide ad adempiere, il Codice Civile ha stabilito un termine minimo di 15 giorni da assegnare alla controparte, ma in caso di una azione molto semplice questo termine può essere abbreviato o, in caso contrario, allungato. L’unico caso in cui una diffida produce un effetto immediato è quando c’è un contratto tra due soggetti in cui uno non ha svolto la propria prestazione: in questo caso il creditore dà al debitore un tempo massimo in cui adempiere all’azione non svolta.

Come rispondere se si riceve una diffida

In caso di ricezione di una diffida non è obbligatorio rispondere, ma è sempre positivo, se poi la situazione dovesse sfociare in un procedimento che coinvolge il tribunale, dimostrare al giudice di essersi difesi e di aver contestato le eventuali accuse. La soluzione migliore, qualora non si ritenga corretta la richiesta che si riceve con la diffida, è rispondere con la seguente formula standard: “Contesto integralmente quanto mi si chiede perché destituito di fondamento in fatto e in diritto”.

C’è una differenza tra la diffida e la diffida legale?

A volte si sente parlare di diffida legale che è la diffida scritta ed inviata dall’avvocato invece che dal singolo. In realtà è importante specificare che qualsiasi tipo di diffida ha le medesime caratteristiche e produce le stesse conseguenze, sia se scritta da un avvocato che da una persona comune.

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