Taglio delle emissioni entro il 2040 rinviato, scontro tra Paesi Ue

Slitta a ottobre la decisione Ue sul taglio delle emissioni di CO2 al 2040. Pesano le divisioni tra Stati che temono la morte dell'industria e i dubbi sui crediti di carbonio

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Il 18 settembre si sarebbe dovuto votare per risolvere la controversia sull’obiettivo della riduzione del 90% delle emissioni di CO2 entro il 2040. Secondo i funzionari dell’Ue però tale decisione non sarà presa in settimana e slitterà al vertice di ottobre. Il motivo è che gli Stati, non tutti, non sono pronti. Diversi Paesi sostengono infatti di aver bisogno di più tempo per riflettere sulla questione.

La Commissione europea aveva proposto l’obiettivo di riduzione entro il 2040 già a luglio, ma la discussione era stata rimandata a settembre. Alcuni Paesi come Slovacchia e Ungheria, però, sono fortemente contrari e sostengono che una legge simile rappresenterebbe una condanna a morte per la loro industria.

Cosa significa per l’Ue il rinvio del voto sulle emissioni

A guidare il Consiglio europeo è attualmente la presidenza danese, che aveva fissato per il 18 settembre, durante il Consiglio Ambiente, il voto sull’obiettivo del taglio delle emissioni di CO2. Diversi funzionari hanno però comunicato che gli Stati membri non sono ancora tutti pronti e che la questione dovrà essere rinviata al vertice di ottobre. Si tratta di un rinvio dopo il precedente slittamento di luglio.

La Commissione aveva infatti proposto come obiettivo intermedio il taglio del 90% delle emissioni di CO2 (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2040. L’intento di discutere la proposta a settembre 2025 era quello di iniziare a porre le basi per il dopo, ovvero l’obiettivo 2030, che prevede la riduzione di almeno il 55% delle emissioni di CO2.

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Dal Consiglio arriva però una sorta di ultimatum: a ottobre la discussione dovrà essere decisiva. Non si escludono però ulteriori tensioni tra i Paesi che frenano sugli obiettivi climatici.

Chi frena? I Paesi a rischio

Diversi Paesi non sono convinti che sia il momento adatto per sostenere un testo di natura ambientale. Il contesto non sarebbe favorevole dal punto di vista geopolitico. Tradotto: ci sono altre priorità.

Non si tratta soltanto degli obiettivi e della competitività europea a livello globale, ma anche di ciò che ogni singolo Stato riuscirà a fare. Infatti, l’obiettivo climatico del 2040 ha un impatto sui piani d’azione nazionali. Proprio per questo Slovacchia e Ungheria si sono opposte alla proposta e sostengono che una legge di simile portata rappresenterebbe una condanna a morte per la loro industria nazionale.

Il ministro dell’Ambiente slovacco, Tomas Taraba, ha dichiarato:

Queste proposte ideologiche sono l’ennesima prova che i burocrati di Bruxelles hanno già perso il contatto con la realtà. Non hanno idea del pericolo economico in cui versa l’industria europea e, purtroppo, anche quella slovacca.

La questione dei crediti di carbonio

Un altro tema che divide i governi è quello dei crediti di carbonio. La bozza della Commissione prevede, dal 2036, la possibilità per gli Stati di coprire fino al 3% delle emissioni con crediti internazionali, cioè progetti di riduzione realizzati fuori dall’Unione. Alcuni Paesi li vedono come una flessibilità necessaria per non gravare troppo sull’industria europea.

Ong e associazioni ambientaliste, invece, li criticano come una “scorciatoia” che rischia di ridurre gli investimenti interni nella decarbonizzazione. La decisione finale su questo punto sarà cruciale per capire quanto l’obiettivo 2040 avrà un impatto reale sulle trasformazioni dell’economia europea.

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