Sono oltre 130 gli eventi meteo estremi che hanno colpito l’Italia dall’inizio dell’anno, e si teme che siano solo il preludio di quello che potrebbe succedere in autunno. L’aria fresca del Nord incontrerà infatti le correnti di un mare Mediterraneo la cui temperatura sfiora ormai i 30°, appena inferiore a quella del mar dei Caraibi.
Questo scenario allarmante è stato lanciato dall’ANBI, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, che segnala come le recenti piogge abbiano alleggerito ma non risolto la crisi idrica che sta colpendo sempre più regioni d’Italia.
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Il commento di ANBI
Come ha ricordato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, l’associazione ha fatto presente in diverse occasioni dell’inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici. Per questo è stato presentato un Piano di Efficientamento che però finora non è stato preso in considerazione.
Il Piano richiede un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro per 858 interventi definitivi ed esecutivi e capaci di creare oltre 21.000 posti di lavoro.
Il rischio idrogeologico
La costa tirrenica tosco-laziale si sta candidando ad essere “regina della siccità d’Italia”, con soli 104 millimetri di pioggia caduti fino ad oggi nel 2022. Questo significa che, se la situazione non dovesse migliorare, nei prossimi mesi potremmo assistere a un nuovo record negativo per la quantità di pioggia caduta in un anno.
Una situazione analoga si è verificata già nel 2012, quando a Tarquinia furono registrati solo 109 millimetri di pioggia nei primi 8 mesi dell’anno. Dopo un autunno caratterizzato da fenomeni meteo violenti, la situazione è migliorata solo temporaneamente, raggiungendo a fine anno i 571 millimetri di pioggia.
Azioni contro il cambiamento climatico
Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI ha voluto sottolineare che quello lanciato dall’Associazione non è allarmismo, ma consapevolezza che, in attesa di scelte planetarie per il contrasto ai cambiamenti climatici, servono interventi urgenti per aumentare la resilienza dei territori: da quelli strutturali come il Piano Laghetti a quelli più semplici come una diffusa informazione di protezione civile alla popolazione.
La situazione idrica del Centro Italia
Le Marche sono in piena crisi idrica, con un deficit pluviometrico che ha raggiunto l’80% in luglio. I volumi d’acqua nei bacini dei fiumi Foglia, Arzilla, Bosso, Burano e Candigliano sono superiori al solo 2021 nel recente quinquennio, una situazione di sofferenza idrica che sta mettendo a dura prova la popolazione locale.
In Abruzzo, a luglio, il deficit pluviometrico maggiore si è avuto ad Orsogna, in provincia di Chieti (-44%) e nella valle Peligna (-40,6%). Questo significa che la regione ha sofferto di una siccità estrema, con temperature che hanno superato i 35 gradi per 18 giorni consecutivi.
Lo stato di salute del fiume Po
Il fiume Po è un simbolo della situazione di eccezionalità che ha colpito l’Italia in questi ultimi mesi. La portata del fiume è infatti diminuita drasticamente, rimanendo più che dimezzata rispetto alla media storica. Nonostante questo, nel tratto lombardo-emiliano si è registrata una lieve ripresa, ma la situazione è ancora molto critica.
Infatti, nonostante le piogge recenti, la siccità permane in tutta la pianura Padana. Il deficit pregresso di precipitazioni ha creato un differenziale quasi incolmabile o comunque del tutto insufficiente a compensare, entro l’anno, le quote medie disponibili di risorsa idrica. I benefici immediati dei temporali dei giorni scorsi si sono velocemente esauriti. Sarà necessario del tempo per tornare alla normalità.
La siccità nel Nord Italia
Per quanto riguarda i livelli dei grandi laghi del Nord sono tutti largamente sotto media con il Lario al 2,9% del riempimento ed il Sebino al 3,6%.
Il Piemonte sta vivendo una vera e propria siccità, con portate in decrescita in quasi tutti i corsi d’acqua e precipitazioni che nei mesi estivi sono arrivate a deficitare fra il 60% ed il 72%. L’indice SPI (Standardized Precipitation Index) a 12 mesi conferma l’intera regione in una condizione di siccità estrema, considerando anche lo stato delle acque di falda. Questa situazione sta mettendo a dura prova la popolazione e le attività economiche della zona, che sperano in un ritorno delle piogge per poter tornare alla normalità.
L’Emilia Romagna è una delle regioni italiane colpite più duramente dalla siccità. Soprattutto nei bacini montani del fiume Trebbia, il deficit pluviometrico è talmente grave da non bastare 70 millimetri di pioggia per far uscire quei territori dalla zona rossa della siccità estrema.
Nella confinante Lombardia, le piogge hanno ristorato solo parzialmente le riserve idriche, mentre la portata del fiume Adda è scesa a 77 metri cubi al secondo. Questo significa che c’è ancora una grande carenza d’acqua nella regione e che i cittadini devono continuare a fare attenzione all’utilizzo dell’acqua.