Roma è la città più colpita da eventi estremi legati all’acqua

La situazione dell'acqua sta peggiorando costantemente, non solo nella Capitale, ma in tutta Italia, e il futuro appare estremamente preoccupante a causa della crescente carenza idrica.

Pubblicato: 22 Ottobre 2023 00:08Aggiornato: 24 Ottobre 2023 22:47

Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Dietro il fascino senza tempo della Città Eterna, si cela una realtà preoccupante: Roma è diventata la città più colpita dagli eventi climatici estremi legati all’acqua in Italia. Questo allarme è stato lanciato da Legambiente, durante il quinto Forum dell’Acqua tenutosi nella capitale.

Gli eventi estremi legati all’acqua che hanno colpito Roma

Secondo dati forniti da Ispra Idrogeo, dal 2010 al 31 agosto dell’anno scorso, Roma ha subito almeno 65 eventi climatici estremi legati all’acqua.

Questi eventi includono:

Un dato preoccupante è che il 9,1% del territorio romano è a rischio di alluvioni, un’area abitata da 96.586 persone, distribuite tra 11.388 edifici, 9.650 imprese e 177 beni culturali. I quartieri più vulnerabili includono Ostia, Acilia, Casal Palocco, Infernetto, Eur Torrino, Tor di Valle a sud-ovest; Tiburtina e Prenestina a est; Settebagni, Labaro, Salaria e Tiberina a nord; e Villaggio Olimpico, Corso Francia e Via Guido Reni nel centro della città.

Questa situazione allarmante è stata messa in evidenza nel quinto Forum dell’Acqua organizzato da Legambiente, intitolato “La transizione ecologica dell’acqua“. Gli esperti hanno sottolineato che, sebbene Roma sia la città più colpita, questo potrebbe diventare un banco di prova per affrontare il problema degli eventi climatici estremi legati all’acqua a livello nazionale. Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, ha suggerito che dovrebbero essere intrapresi sforzi per mettere in sicurezza vaste aree del territorio e attuare progetti di rinaturalizzazione e deimpermeabilizzazione del suolo.

Tutto il Paese colpito da eventi estremi legati all’acqua

La situazione di Roma non è un caso isolato; l’intero Paese è alle prese con la crescente minaccia legata all’acqua. Il 67% degli eventi climatici estremi in Italia è correlato all’acqua. Altre regioni italiane, tra cui la Sicilia, la Lombardia e l’Emilia-Romagna, hanno registrato un aumento degli eventi climatici estremi legati all’acqua. Anche se le città come Milano, Agrigento, Bari e Genova sono distanti dalla capitale in termini di numero di eventi, hanno subito il peso di questa crisi climatica. Milano ha registrato 32 eventi, Agrigento e Bari 24 ciascuna, e Genova 20. La lista continua con città come Palermo, Napoli, Ancona, Bologna, Modena e Torino, ognuna con le proprie sfide climatiche legate all’acqua.

Negli ultimi 13 anni, dall’estremo Nord all’estremo Sud, comprese le isole, i numeri raccontano una storia preoccupante: 667 allagamenti, 163 esondazioni fluviali, 133 danni alle infrastrutture da piogge intense, 120 danni da grandinate, 85 frane da piogge intense e 83 danni da siccità prolungata. La Sicilia e la Lombardia hanno subito il maggior numero di eventi, con 146 ciascuna, seguite dall’Emilia-Romagna con 120.

Gestione dell’acqua, un problema che dura da anni

Per mettere in atto una strategia integrata sull’acqua, è essenziale concentrarsi su tre concetti fondamentali: conoscenza, qualità e integrazione. Legambiente propone tre ampi interventi chiave per realizzare politiche a lungo termine:

Questi principi sono fondamentali per implementare azioni mirate nei settori specifici senza perdere di vista l’obiettivo generale. Per affrontare la crisi climatica, è essenziale attuare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) e stanziare le risorse necessarie. Inoltre, l’Italia deve introdurre una legge per fermare il consumo di suolo, che è attesa da tempo. Per affrontare la siccità, è importante adottare un approccio integrato e diverse soluzioni basate sulla natura. La raccolta di dati accurati e la realizzazione di bilanci idrici aggiornati sono fondamentali. È necessario anche ridurre la domanda di acqua ed evitare gli sprechi, garantire il rilascio del Deflusso Ecologico nei corpi idrici e ripristinare la connettività dei corsi d’acqua. Nel caso del dissesto idrogeologico, le autorità di distretto devono avere un ruolo centrale con risorse e autorità decisionale sovraordinata per gestire il territorio e la risorsa idrica in modo completo e coordinato.

La crisi globale dell’acqua

Il WRI Aqueduct Water Risk Atlas, creato dal World Resources Institute per monitorare il fenomeno dello stress idrico in tutto il mondo, rivela dati preoccupanti: 25 Paesi, che ospitano circa un quarto della popolazione mondiale, stanno affrontando un’emergenza legata all’acqua, con il 100% di questa risorsa vitale in uso regolare. Inoltre, più della metà della popolazione mondiale, circa 4 miliardi di persone, si trova ad affrontare almeno un mese di criticità idrica ogni anno.

Il rapporto del WRI mette in luce il fatto che, senza una gestione delle risorse idriche migliorata, fattori come la crescita della popolazione, lo sviluppo economico e il cambiamento climatico avranno un impatto sempre maggiore sulle nostre vite, portando a una carenza cronica di acqua con gravi ripercussioni non solo sulla qualità della vita ma anche sui nostri portafogli.

Cos’è lo stress idrico

Lo stress idrico si verifica quando la domanda di acqua supera l’offerta disponibile. A livello globale, la richiesta d’acqua è raddoppiata rispetto agli anni ’60, a causa dell’aumento demografico e delle esigenze legate all’agricoltura, all’allevamento del bestiame, alla produzione di energia e all’industria manifatturiera. Tuttavia, mancano progetti e investimenti per migliorare le infrastrutture e atti legislativi per un uso più responsabile dell’acqua, anche nei paesi avanzati.

Il cambiamento climatico ha inoltre contribuito all’incremento di fenomeni climatici estremi, avviando un processo di tropicalizzazione nelle aree temperate come l’Italia. Calcolare lo stress idrico significa misurare la vulnerabilità di una regione alla siccità, considerandola estrema quando l’80% delle risorse è utilizzato e alta quando si arriva al 40%.  Sei dei Paesi più colpiti, a causa della scarsa disponibilità di acqua, includono Bahrain, Cipro, Kuwait, Libano, Oman e Qatar. Il Medio Oriente e il Nord Africa sono le regioni più colpite, con l’83% della popolazione esposta al fenomeno.

L’Italia e lo stress idrico

Entro il 2050, almeno un miliardo di persone in più si troveranno in condizioni di estremo stress idrico, con una richiesta d’acqua prevista in aumento del 20%. Questo metterà a rischio il 31% del PIL globale, che equivale a circa 70.000 miliardi di dollari, rispetto al 24% del PIL mondiale registrato nel 2010. Le carenze idriche possono causare interruzioni nella produzione industriale, sbalzi di corrente e blackout, oltre a ingenti perdite nell’agricoltura. Anche la sicurezza alimentare è minacciata, con il 60% delle terre coltivate in zone in condizioni di stress idrico.

L’Italia è terza in Europa per disponibilità d’acqua, ma la disponibilità è diminuita del 20% negli ultimi decenni. Il Paese ha il più alto prelievo annuo di acqua in Europa, con un utilizzo diffuso in vari settori, tra cui agricoltura, uso civile, industria ed energia. L’uso dell’acqua nell’industria in Italia è quattro volte quello della Germania e otto volte quello della Francia. Il riscaldamento globale rappresenta la principale minaccia per l’Italia, con una prevista flessione del 40% nella disponibilità idrica, che potrebbe arrivare al 90% nel Sud.

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