Le aziende italiane attive nella raccolta dei rifiuti urbani hanno dimostrato, nel corso del 2023, una stabilità operativa significativa, gestendo complessivamente 22 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Questo dato, pressoché invariato rispetto all’anno precedente (+0,1%), evidenzia la costanza di un settore strategico per il Paese.
Il panorama delle aziende è composto principalmente da numerose piccole e medie imprese, accompagnate da pochi grandi gruppi che operano su scala nazionale. Il processo di consolidamento del settore è proseguito nel 2023, con un aumento del valore medio della produzione, che ha raggiunto i 98 milioni di euro, rispetto ai 94,4 milioni registrati nel 2022.
Un dato particolarmente significativo riguarda il contributo economico dei 110 principali operatori del settore, responsabili del 92% del valore della produzione totale, pari a ben 10,9 miliardi di euro. Questi operatori hanno fornito servizi di raccolta e trattamento a oltre 46 milioni di abitanti, coprendo circa il 78% della popolazione italiana.
Questi risultati emergono dall’undicesima edizione del Was Annual Report 2024, un rapporto dettagliato che fa il punto sullo stato della gestione dei rifiuti in Italia. Presentato a Milano il 4 dicembre da Althesys, il rapporto rappresenta un’importante occasione per analizzare le sfide e le opportunità di un settore sempre più orientato alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare.
Il settore della gestione rifiuti si conferma, dunque, come un pilastro dell’economia italiana, non solo per il suo contributo alla tutela dell’ambiente, ma anche per il suo impatto economico e occupazionale. Con il proseguire del processo di consolidamento e l’adozione di tecnologie innovative, si delineano prospettive di crescita ancora più promettenti per il futuro.
Indice
Il settore dei rifiuti e la sua trasformazione nell’economia circolare
L’analisi del settore dei rifiuti evidenzia una trasformazione significativa che ha portato questa industria a diventare un vero e proprio “protagonista hi-tech dell’economia circolare”. Questo cambiamento non solo riflette l’evoluzione tecnologica, ma anche il crescente impegno nel favorire la transizione ecologica. Negli ultimi anni, le aziende del settore hanno ampliato notevolmente il loro campo d’azione, aprendosi a nuove attività e prodotti, e adattandosi a tecnologie avanzate che consentono una gestione sempre più efficiente dei rifiuti.
Un aspetto particolarmente rilevante è il progressivo sviluppo di soluzioni innovative che trattano i rifiuti non più come scarti da smaltire, ma come materie prime da reinserire in nuovi cicli produttivi. Questo approccio sta diventando sempre più centrale per le imprese, che hanno acquisito competenze avanzate per trattare e valorizzare i materiali di scarto, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale e a promuovere una sostenibilità sempre maggiore.
L’analisi rileva anche che gli investimenti nel settore sono cresciuti in modo consistente, raggiungendo i 1,1 miliardi di euro, con un incremento del +8,6% rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questi fondi (circa il 55%) è stata destinata a migliorare gli impianti, nonostante un leggero calo rispetto al 57% registrato nel 2022. Questo dato riflette l’importanza degli impianti nel processo di innovazione e modernizzazione del settore, che sta investendo anche in alleanze strategiche per il ricerca e sviluppo. Tali collaborazioni sono fondamentali per sviluppare tecnologie all’avanguardia e rispondere alle sfide poste dalla crescente domanda di soluzioni ecologiche ed efficienti.
L’innovazione tecnologica nel settore dei rifiuti
L’innovazione tecnologica ha avuto un impatto significativo sul settore dei rifiuti, portando con sé nuove soluzioni per le fasi di raccolta, trattamento e recupero. In particolare, la digitalizzazione ha rivoluzionato i sistemi di raccolta, migliorando l’efficienza e facilitando il monitoraggio dei materiali. Allo stesso tempo, le tecnologie di riciclo hanno ottimizzato i processi, rendendo possibile il recupero di frazioni di materiali sempre più complesse, che in passato sarebbero state difficili da trattare. Queste innovazioni non solo hanno migliorato l’efficienza complessiva del settore, ma hanno anche creato opportunità di crescita per attori provenienti da altri settori. Diverse aziende hanno infatti acquisito operatori del waste management, o hanno stretto accordi di collaborazione per condividere risorse e competenze con le imprese tradizionali, mirando a un maggiore sviluppo di competenze nel trattamento dei rifiuti.
Tra i principali cambiamenti evidenziati dal recente report, emerge una convergenza crescente tra il settore dei rifiuti urbani e quello dei rifiuti speciali. Le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti speciali, settore tradizionalmente separato, hanno registrato un aumento significativo del loro fatturato, arrivando a 4,7 miliardi di euro, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente. L’analisi del settore mostra anche un generale aumento degli investimenti, che sono cresciuti del 24%, testimoniando una crescente attenzione verso il miglioramento e l’espansione delle capacità di trattamento e recupero. Inoltre, sono in atto numerose partnership e acquisizioni nel settore, che evidenziano l’interesse da parte di diverse industrie a investire nel waste management, spingendo l’innovazione anche attraverso iniziative che coinvolgono plastiche, materiali compositi, e la produzione di energia e biometano da scarti agroalimentari e zootecnici, oltre alla produzione di combustibile solido secondario.
Geograficamente, il settore vede una forte concentrazione al nord Italia, dove opera il 52% dei player mappati, contro il 29% nel sud e nelle isole, e il 19% nelle regioni centrali. Questo dato riflette una distribuzione che evidenzia un certo squilibrio territoriale, con le regioni settentrionali che dominano il mercato del trattamento dei rifiuti. Inoltre, il panorama dell’industria dei rifiuti speciali è composto per la maggior parte da piccole e medie imprese, che insieme rappresentano circa l’83% del totale degli operatori, evidenziando un settore altamente frammentato e caratterizzato da una notevole diversificazione. La presenza di questi operatori di dimensioni contenute risponde alla necessità di specializzazione e competenze specifiche in un mercato in rapida evoluzione.
Nuove sfide nel settore della gestione dei rifiuti, verso una nuova economia circolare
Il settore della gestione dei rifiuti in Italia continua a presentare disparità territoriali significative, con alcune regioni che affrontano problematiche legate a sovraccapacità impiantistica, mentre altre sono ancora caratterizzate da impianti insufficienti o inadeguati. Un esempio emblematico riguarda il trattamento della frazione organica, per la quale, secondo le proiezioni al 2035, molte aree, in particolare nel centro e nel sud Italia, sono ancora carenti di infrastrutture adeguate. Questo divario nelle capacità di trattamento impone un urgente adeguamento delle strutture esistenti e un investimento in nuovi impianti per garantire una gestione efficiente dei rifiuti a livello nazionale.
A fronte di queste necessità, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) sta sostenendo l’espansione del settore con investimenti mirati: sono stati infatti ammessi a finanziamento 28 progetti nella linea 1.1 B del Pnrr, destinati a potenziare e sviluppare nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, con particolare attenzione alle aree più vulnerabili. Tuttavia, mentre si compiono passi avanti, emergono anche nuove sfide che il settore dovrà affrontare nei prossimi anni, come la gestione dei pannelli fotovoltaici a fine vita. Sebbene attualmente esistano circa 15 impianti attivi per il trattamento di questi dispositivi, è evidente che la loro gestione richiederà un numero significativamente maggiore di strutture specializzate per rispondere adeguatamente alla crescente domanda.
Un altro settore in fase di sviluppo è quello del tessile, dove sta prendendo piede il concetto di Extended Producer Responsibility (Epr), che obbliga i produttori a farsi carico del ciclo di vita dei loro prodotti, compreso il recupero e il riciclo. Sebbene il decreto che regolerà ufficialmente questo ambito sia ancora in fase di definizione, diversi textile hub sono già in fase di avvio, molti dei quali finanziati proprio dal Pnrr. Questi nuovi impianti rappresentano un passo importante verso una gestione più sostenibile dei rifiuti tessili, settore che fino a poco tempo fa ha visto scarse iniziative di recupero.
Il Was Annual Report 2024 delinea quindi un settore dei rifiuti in continua evoluzione, sempre più orientato verso un modello industriale e innovativo. Non si limita più alla semplice raccolta dei rifiuti, ma punta a una vera e propria trasformazione e riutilizzo dei materiali di scarto. Questo approccio sta attirando attori provenienti da settori diversificati, tra cui le utility, le imprese industriali e quelle tecnologiche, tutte chiamate a collaborare per favorire una nuova economia circolare.
Il rapporto sottolinea con forza come l’Italia stia emergendo sempre più come leader nel campo del riciclo e nella creazione di nuove soluzioni per la gestione sostenibile dei rifiuti. Le realtà che stanno nascendo, frutto della sinergia tra imprese tradizionali e nuove tecnologie, modellano un futuro in cui la gestione dei rifiuti non è solo una necessità, ma una opportunità per costruire un sistema economico più verde e resiliente.