Le imprese italiane non calcolano i rischi di cambiamento climatico ed eventi estremi

Un'indagine di Bankitalia mostra che le aziende non fanno previsioni a lungo termine per adattarsi all’aumento degli eventi estremi climatici

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QuiFinanza

Redazione

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Le imprese italiane non sono pronte ad affrontare i rischi legati al cambiamento climatico. Lo dice una nuova indagine della Banca d’Italia, che raccoglie i dati dell’anno 2024. L’analisi è stata effettuata su un campione ben specifico di imprese. Bankitalia ha selezionato 1.102 aziende rilevanti per l’Icas, il sistema interno di valutazione del merito creditizio che cerca di prevedere le possibilità di fallimento di un’impresa (in un anno, ndr). Le poco più di mille aziende cui è stato somministrato il questionario hanno una bassa possibilità di default.

Da un lato dunque i risultati dello studio non possono essere generalizzabili, ma il fatto che derivino dalle risposte di un gruppo di società considerate virtuose sotto il profilo dell’analisi del rischio potrebbe delineare uno scenario preoccupante per il tessuto imprenditoriale italiano. Inoltre la maggior parte delle imprese analizzato nello studio si trova nel Nord Italia.

Circa un quarto delle aziende che hanno risposto al sondaggio ha subito direttamente gli effetti di eventi estremi dovuti al cambiamento climatico. Eppure solo il 70% del campione esaminato considera i suoi rischi bassi o nulli.

I due rischi legati al cambiamento climatico

L’analisi del rischio dipendente dai cambiamenti climatici è stata fatta secondo questi due criteri:

Il rischio economico di transizione è dato dai costi che le imprese affrontano per ridurre le emissioni di carbonio nel ciclo produttivo. Questa tipologia di rischio deriva da necessari adeguamenti aziendali alle policy green o alle preferenze dei mercati dei consumatori. Il rischio fisico, invece, è legato agli eventi estremi dovuti al cambiamento climatico.

Quanto investono le aziende italiane

Il 79% delle imprese prese in esame è dotata di un sistema di monitoraggio del rischio, una percentuale più alta del numero delle aziende già assicurata contro rischi fisici. Ma solo il 33% destina risorse specifiche all’analisi del rischio fisico.

Più della metà non produce neanche report dedicati a sostenibilità ambientale e sociale – anche se non c’è da stupirsi che siano le aziende più grandi a essersi dotate di strumenti di analisi che comprendano sia i rischi di transizione che fisici.

La valutazione dei rischi ambientali è troppo costosta

Molte aziende scelgono di non monitorare le emissioni di CO₂, ignorando l’impatto ambientale della propria produzione sul territorio, sia considerato dal punto di vista naturale che dal punto di vista sociale.

Si hanno dei numeri più rassicuranti nel settore manifatturiero, dove circa il 54% delle imprese esaminate investe direttamente nel monitoraggio delle proprie emissioni.

Tuttavia, sono soprattutto le Pmi, che costituiscono la maggioranza delle realtà sul territorio nazionale, a non dotarsi di strumenti di misurazione sia dei rischi ambientali che dei rischi fisici per se stesse.

I motivi sono:

Le perdite per le imprese colpite da disastri climatici

Circa il 70% delle imprese valuta la propria esposizione al rischio fisico come bassa o nulla. Tuttavia, solo il 29% ha una percezione del rischio ambientale corrispondente alla realtà.

Per tutte quelle imprese che sottovalutano il rischio fisico sull’impatto della produzione, la Banca d’Italia ha calcolato possibili perdite fino al 19% della capacità produttiva.

Le imprese italiane hanno perso negli ultimi 5 anni una media di 380mila euro. La mediana, ossia il valore più rappresentativo, è però molto più basso, ovvero di 50mila euro. Dunque sono poche le imprese che hanno subito danni elevati a seguito di alluvioni, ondate di calore e siccità.

Tuttavia, considerando che gli eventi climatici estremi sono aumentati del 95% tra il 2022 e il 2024 rispetto al triennio precedente, ignorare i rischi ambientali sul lungo termine potrebbe portare ad aumentare considerevolmente le perdite economiche.

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