Incendi in Italia, danni sopra 1,5 miliardi ma il peggio arriva ora

A metà anno potremmo già aver speso oltre 1,5 miliardi per colpa degli incendi boschivi. La stagione estiva potrebbe aggravare il bilancio

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web dal 2005, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

In Italia, nei primi sette mesi del 2025, sono andati in fumo oltre 52.000 ettari di territorio. I danni stimati superano già 1,5 miliardi di euro. Gli incendi di Sicilia e Sardegna degli ultimi giorni potrebbero aver fatto lievitare un bilancio già tragico per quello che si prospetta come un anno particolarmente difficile lato roghi boschivi.

A pagare il conto siamo tutti noi, tra spese altissime per risanare ogni ettaro bruciato e altre occulte sul lungo termine.

Gli incendi aumentano del 35% nell’estate 2025

Secondo il report L’Italia in fumo – sottotitolo: Gli incendi del patrimonio naturale, i fattori di rischio e le proposte di Legambiente – aggiornato al 18 luglio, nei primi 7 mesi dell’anno sono andati in fumo nel nostro Paese ben 52.053 ettari di superficie boscata e vegetazione naturale.

Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’incremento è stato del 35%, come confermato dal rapporto Ispra sugli incendi boschivi in Italia nel 2024, che rilevava circa 38.500 ettari colpiti.

Ma a preoccupare è soprattutto la prospettiva delle prossime settimane. L’anno scorso oltre il 70% della superficie totale bruciata fu colpita tra agosto e settembre. Se il trend si dovesse ripetere, l’estate 2025 potrebbe chiudersi con oltre 100mila ettari distrutti dal fuoco.

Emergenza in Sicilia e Sardegna: migliaia di interventi

Nell’ultima settimana di luglio la situazione è peggiorata rapidamente, soprattutto in Sicilia. Secondo quanto dichiarato da Agatino Carrolo, comandante regionale dei Vigili del Fuoco, tra il 21 e il 28 luglio si sono registrati 3.016 interventi antincendio. Solo a Catania sono stati effettuati 701 interventi, 630 a Palermo e quasi 500 a Trapani.

In totale, tra giugno e luglio, in Sicilia sono andati in fumo circa 21.000 ettari di territorio, con l’impiego di 22.500 equipaggi, 8.694 uomini e quasi 40.000 mezzi.

Anche la Sardegna ha registrato incendi violenti in aree ad alta densità turistica, come a Punta Molentis (Villasimius), dove le fiamme hanno raggiunto la spiaggia e costretto all’evacuazione via mare di oltre 100 persone, distruggendo le auto parcheggiate, e Sos Alinos (Orosei).

L’impatto economico e i danni dei roghi boschivi

Incrociando i dati contenuti nei report di Legambiente e Ispra o riferiti dalle Regioni, i danni economici diretti e indiretti legati agli incendi in Italia potrebbero già aver raggiunto 1,5 miliardi di euro.

Si tratta di:

Almeno 10mila euro a ettaro bruciato

Un indicatore utile per misurare l’impatto è il costo medio per ettaro bruciato, che Coldiretti ha stimato in oltre 10mila euro a ettaro in un’analisi del 2022 riferita agli incendi verificatisi negli anni precedenti.

La cifra include non solo lo spegnimento, ma anche i danni al paesaggio, le perdite economiche e i costi di ripristino ambientale e idrogeologico.

Applicando questo parametro ai 52.000 ettari già bruciati nel 2025, il solo danno territoriale ammonterebbe a 520 milioni di euro. Il resto è legato all’impatto economico più ampio sul sistema produttivo e sociale.

I conti europei non tornano

La Corte dei Conti europea, nella Relazione speciale n. 16/2025, stima in 2 miliardi di euro all’anno il costo medio degli incendi boschivi per l’intera Unione Europea.

La cifra appare però ampiamente sottostimata, perché include solo i costi diretti di spegnimento e ripristino ambientale, escludendo le perdite economiche, turistiche, agricole e sanitarie. In Italia, come abbiamo visto, la sola stagione estiva 2025 potrebbe superare ampiamente quella soglia.

Quali sono le cause degli incendi

Secondo il Comando Unità Forestali dei Carabinieri e Ispra, il 96% degli incendi in Italia ha origine antropica: dolo, disattenzione, cattiva gestione delle aree a rischio. A questo si sommano i fattori climatici e meteorologici come le alte temperature, la vegetazione secca e la siccità, il vento particolarmente forte.

Sempre più spesso i roghi raggiungono aree abitate e turistiche, specie in quelle zone di interfaccia urbano-rurale che restano poco presidiate, con boschi abbandonati e assenza di manutenzione.

Chi sono gli incendiari e cosa ci guadagnano

La responsabilità non è uniforme. I Carabinieri distinguono diverse categorie di incendiari, spesso legate a interessi economici, negligenza o conflitti territoriali. Le motivazioni principali emerse dai report sono:

Ci sono anche soggetti con disturbi psichici, ma sono una percentuale irrilevante sul totale.

Tanti roghi sono poi dovuti a negligenze gravi, come falò, barbecue, abbruciamenti agricoli mal gestiti, lancio di mozziconi accesi. Sono dunque frutto di comportamenti irresponsabili o incompetenza.

Il report Ispra sugli incendi boschivi in Italia sottolinea che gli incendiari, in molti casi, non vengono mai identificati, anche per mancanza di sorveglianza attiva, difficoltà investigative nelle aree montane e rurali, connivenza.

Fondi mal gestiti in Italia

La Corte dei Conti Ue, nel suo rapporto 2025, ha evidenziato le carenze strutturali dei piani antincendio regionali. In molte zone del Paese:

È chiaro dunque che il tema degli incendi boschivi non è solo una questione ambientale e un problema strutturale, ma ha anche un aspetto economico che non è possibile ignorare.

Ogni anno lo Stato italiano spende centinaia di milioni di euro per gestire l’emergenza, ma investe troppo poco nella prevenzione e nella gestione sostenibile del territorio – discorso valido per la siccità, le alluvioni e il dissesto idrogeologico.

I danni colpiscono cittadini, imprese agricole, comuni turistici e interi ecosistemi. Le evacuazioni, la perdita di valore immobiliare, i rischi per la salute e la sicurezza si sommano a un modello di spesa pubblica inefficiente, che rincorre le fiamme senza spezzare un ciclo vizioso.

Prevenire costa meno che spegnere. Ma, senza un cambio di strategia, ogni estate rischia di diventare più costosa e più pericolosa. Avvicinandoci sempre più velocemente a un punto di non ritorno per il nostro territorio.

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