Tasse non pagate, riforma della riscossione: 10 anni di rate

Un nuovo sistema di riscossione è pronto, così da velocizzare la procedura, ridurre il credito accumulato e tendere una mano ai soggetti in difficoltà

Pubblicato: 4 Luglio 2024 10:14

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

È infine giunto il definitivo sì del Cdm alla riforma della riscossione. Rivisto l’intero sistema in relazione a tasse da riscuotere e multe non pagate nei tempi pattuiti. Da un lato si guarda alla velocizzazione delle procedure, dall’altro si tende una mano ai contribuenti in difficoltà. Per loro previsti allungamenti dei piani di dilazione, con una tempistica complessiva che ha come tetto il decennio, ovvero ben 120 rate mensili. Il tutto, però, secondo una progressione che differisce in base allo stato, mutando meccanismo tra chi semplicemente dichiara una condizione economica non florida e chi lo dimostra.

Sguardo rivolto inoltre anche alle condizioni che favoriscono l’ipotesi di impugnazione della cartella, così come dell’estratto di ruolo. Ciò nell’eventualità in cui il contribuente non ritenga valida la notifica ricevuta. Il quadro che otteniamo dal decreto di riforma è molto vario e dettagliato. Comprende infine anche un’analisi delle varie procedure possibili, sulla base del codice di crisi specifico. A ciò si aggiungono le operazioni di finanziamento e la cessione d’azienda.

Risoluzione dei crediti

L’obiettivo primario è quello di riuscire a ridurre in maniera sostanziale, per quanto progressivamente, il magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Stando ai dati di fine 2023, infatti, si contano ben 1.206,6 miliardi di euro. Un buco notevole che il governo di Giorgia Meloni ambisce a ricucire. Lo sguardo è però rivolto principalmente al futuro, con un sistema che dovrebbe garantire, almeno in teoria, una mancata riproposizione di tale condizione.

Per tale ragione, al fine di tenersi alla larga dal rischio di stratificazione dei crediti, a partire dal 1° gennaio 2025 entrerà in funzione un contatore di 5 anni. Al termine di tale soglia temporale ci sarà il discarico automatico degli importi dagli enti all’agente di riscossione.

Riscossione e dilazione

La procedura di riscossione del debito accumulato procede, dopo il tentativo fallito da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, con la gestione affidata dietro gara pubblica a un soggetto privato.

Quest’ultimo dev’essere ovviamente iscritto all’Albo dei riscossori, ma ciò non rappresenta l’unica opzione possibile. Non è da escludere, infatti, l’opzione secondo la quale sia ancora l’ente creditore a gestire il tutto, ma con trasferimento del rischio a soggetti privati – passando da una gara di appalto pubblica.

Detto ciò, l’aspetto che più di tutti si è posto come bandiera del decreto è decisamente la conferma dell’allungamento dei piani di dilazione. L’agente della riscossione avrà modo di concedere un sistema rateale per debiti inferiori o pari a 120mila euro. Il cittadino in questione non dovrà fare altro che procedere con la richiesta:

Ciò vale per tutti i soggetti che dichiarano di fatto una condizione economica svantaggiosa o di momentanea difficoltà. Non si richiede alcuna documentazione e, come detto, la sola richiesta consente di procedere con la dilazione.

Differente il discorso in caso di presentazione della necessaria documentazione atta a provare una situazione di obiettiva difficoltà (Isee o indice di liquidità). Si potrà infatti ottenere una rateizzazione massima del debito pari a 120 rate per somme oltre i 120mila euro (indipendentemente dalla data di presentazione). Per le somme al di sotto, invece, ecco il programma:

Un sistema che va inoltre velocizzandosi. A partire dal 2025, infatti, l’Agenzia delle Entrate Riscossione avvierà notifiche delle cartelle non oltre i nove mesi dall’affidamento del carico.

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