Uno degli oneri a cui devono far fronte le imprese sono le spese di manutenzione dei beni strumentali: non sempre questi costi possono essere scaricati completamente nel corso dell’anno di competenza. A fornire una serie di indicazioni precise e ben dettagliate su come debbano essere gestiti questi oneri ci ha pensato l’articolo 102, comma 6 del Tuir, che ha fissato la deducibilità delle spese di manutenzione ordinaria al 5% del valore complessivo dei beni ammortizzabili.
Queste regole devono essere applicate alle società di capitali (i soggetti Ires) e alle imprese individuali che devono versare l’Irpef in regime d’impresa. Non valgono per i professionisti, che, almeno a partire dal 2024, sono sottoposti a norme completamente diverse.
Indice
La quota deducibile delle spese di manutenzione
Le imprese hanno la possibilità di portare in deduzione dal reddito imponibile le spese per la manutenzione dei beni strumentali nel limite del 5% del costo complessivo che hanno sostenuto per acquistare i beni, così come risulta dal registro dei beni ammortizzabili.
Il plafond per determinare il limite di deducibilità viene determinato considerando il costo iniziale dei beni materiali ammortizzabili che risultano all’inizio dell’esercizio. In questo elenco:
- devono essere inclusi anche i beni di valore inferiore a 516,46 euro, purché iscritti nel registro;
- sono esclusi i beni per i quali l’azienda ha provveduto a sottoscrivere un contratto di manutenzione per il quale è stato concordato il pagamento di un canone periodico (questi costi sono deducibili senza limitazioni).
Non è necessario ragguagliare il costo dei beni acquistati o ceduti nel corso dell’esercizio nel quale l’operazione di acquisto o cessione è stata effettuata.
Nel caso in cui il bene dovesse essere a deducibilità limitata il costo da prendere in considerazione è quello rilevante ai fini degli ammortamenti.
Proviamo a fare un esempio per comprendere meglio:
per un’automobile costata 20.000 euro, il cui limite fiscale è pari a 18.076 deducibile al 20%, per il calcolo del plafond è necessario prendere in considerazione 3.615 euro.
Per quanto riguarda i fabbricati, il costo da prendere in considerazione è quello al netto delle aree nelle quali gli stessi sono stati realizzati.
Quando i beni sono stati rivalutati, è necessario prendere in considerazione il valore rivalutato.
Eventuali beni non strumentali o non ammortizzabili devono essere esclusi. L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 9/826/1980, ha precisato che le eccedenze deducibili negli esercizi successivi devono essere gestite autonomamente rispetto agli stessi beni e alla loro eventuale cessione.
Cosa non deve essere preso in considerazione
Per calcolare il plafond delle spese di manutenzione deducibili non devono essere presi in considerazione:
- acquisti o dismissioni effettuati nel corso dell’anno;
- nel valore complessivo dei beni immobili, il valore fiscale del terreno;
- i beni che sono stati concessi in affitto a un terzo soggetto, nel caso in cui il contratto di locazione dovesse prevedere che le spese di manutenzione siano a carico del conduttore.
Riuscire a gestire in modo corretto il meccanismo del plafond permette di pianificare in modo efficiente, dal punto di vista fiscale, gli interventi di manutenzione che si rendono necessari nel corso del tempo.
In questo modo possono essere concentrate le spese straordinarie nel corso degli anni in cui è presente una maggiore capienza fiscale, andando a massimizzare la deduzione immediata, senza dover riportare delle eccedenze nel corso degli anni successivi.
Esempio pratico di deduzione con spese di 10mila euro
Vediamo come funziona pragmaticamente la deduzione: un’azienda ha sostenuto delle spese di manutenzione per un importo pari a 10.000 euro.
Al 1° gennaio del periodo d’imposta, la stessa ha in carico dei beni materiali ammortizzabili per un valore complessivo pari a 90.000 euro.
Stando a quanto è stato stabilito dall’articolo 102, comma 6 del Tuir, il limite deducibile massimo risulta essere pari dunque a 4.500 euro.Fino a un importo pari a 4.500 euro le spese di manutenzione possono essere portate in deduzione nel corso dello stesso esercizio.
L’eccedenza costituisce una variazione temporanea in aumento ai fini fiscali, che molto pragmaticamente determina delle imposte anticipate, che verranno riassorbite nel corso dei seguenti 5 anni.
Se l’azienda avesse sostenuto spese di manutenzione per 6.000 euro:
- 4.500 li porterebbe in deduzione immediatamente;
- i rimanenti 1.500 costituirebbero un credito da utilizzare l’anno successivo come imposte anticipate.
Come si compila il Modello Redditi
Da un punto di vista strettamente operativo, l’azienda deve gestire correttamente il Modello Redditi, nel quale dovrà indicare:
- la ripresa fiscale in aumento nel rigo RF24 – stiamo parlando delle quote eccedenti rispetto al costo deducibile nel corso dell’anno e la cui deduzione è stata rimandata in quote costanti nel corso dei cinque anni successivi;
- la ripresa fiscale in diminuzione nel rigo RF44 – dove vengono indicate le quote eccedenti nel momento in cui sono tornate ad essere deducibili.
Come si devono muovere i professionisti
Il Dlgs n. 192/2024 ha introdotto una netta separazione tra i professionisti e le imprese per quanto riguarda le spese di manutenzione degli immobili.
A differenza di quanto previsto per le aziende i professionisti possono portare completamente in deduzione le spese di manutenzione ordinaria degli immobili seguendo il criterio di cassa.
In altre parole possono scaricare i costi nel momento in cui li hanno sostenuti, senza il vincolo del plafond del 5%.
Siamo di fronte a un’importante semplificazione della quale può beneficiare chi esercita una professione, che non è più tenuto a calcolare la base dei beni ammortizzabile e gestire di conseguenza le varie eccedenze.
Tale gestione permette di portare in deduzione i costi sostenuti in tempi molto rapidi, senza particolari problemi.