Soluzione Tasse, Massini Rosati: con la quotazione investimenti tech e M&A

Pubblicato: 6 Ottobre 2021 12:48

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Redazione

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(Teleborsa) – Partita cinque anni fa con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento in Italia per quegli imprenditori e PMI che vogliono pagare meno tasse, Soluzione Tasse è oggi una realtà strutturata con centinaia di collaboratori, oltre 4.000 clienti e un fatturato che dovrebbe sfiorare i 26 milioni di euro a fine anno. Il fondatore Gianluca Massini Rosati, diventato volto noto anche per libri come “Pagare meno tasse si può” e comparsate in TV a parlare di escapologia fiscale, è ora pronto a far compiere all’azienda un passo importante per la sua crescita. A novembre Soluzione Tasse sbarcherà infatti a Piazza Affari, tramite un’offerta pubblica iniziale (IPO) che la porterà su AIM Italia (Alantra è Global Coordinator dell’operazione). La società prevede di chiudere l’anno con ricavi pari a 25,9 milioni di euro (in crescita rispetto ai 19,3 milioni di euro del 2020) e un EBITDA margin al 9,8%, mentre l’obiettivo è arrivare al 2023 con ricavi pari a 41,5 milioni di euro e un EBITDA margin al 18,3%. In un’intervista a Teleborsa, Gianluca Massimi Rosati ha spiegato cosa differenzia la società dalle decine di migliaia di commercialisti che ci sono in Italia e su quali elementi si basano le sue prospettive di crescita.

Come è nata Soluzione Tasse?

“Nasciamo nel 2016 e partiamo totalmente da zero, da un’idea. Soluzione Tasse nasce da un buco nel mercato, perché osservando il mondo della consulenza e delle imprese in Italia, soprattutto nell’ambito fiscale, c’erano sostanzialmente le grandi aziende di consulenza (le cosiddette big four) e un’infinità di commercialisti che io simpaticamente definisco i commercialisti di provincia. Sono quelli che magari lavorano da soli o con uno studio di 4-5 persone e che gestiscono quella platea di micro e piccole imprese che popola il nostro Paese.

All’interno di questa categoria – cha va da 200 mila euro a 10 milioni di euro di fatturato – ci sono però aziende che cominciano ad avere una struttura e un aumento di fatturato tali che non riescono più a trovare dal commercialista il servizio di cui hanno bisogno. Il professionista che lavora da solo è focalizzato sugli adempimenti, sulle scadenze, sul rispetto della normativa, e quindi il cliente non si sente seguito nel modo giusto. Noi siamo andati ad occupare questo spazio, dando alle piccole imprese un servizio tipico dei grandi studi, però ad un prezzo a loro accessibile, quindi un po’ più alto di quello del singolo commercialista, però nemmeno quelle decine o centinaia di migliaia di euro che può chiedere uno studio strutturato”.

Quali sono i vostri principali servizi e che peso hanno sul fatturato?

“I nostri principali servizi sono in ambito fiscale, con l’80% dei ricavi che proviene da lì, mentre il restante 20% arriva dai verticali che abbiamo fatto nascere nell’ultimo anno e mezzo: finanza agevolata, mediazione creditizia, network di imprenditori, consulenza strategica. Inoltre, la maggior parte dei clienti arriva ad altri servizi tramite il nostro check up fiscale, che è la prima cosa che acquistano e pesa per circa un terzo dei ricavi totali. Quando ci ha conosciuto, il cliente decide spesso di non tornare dal suo vecchio commercialista e di restare da noi. In molti casi poi ci affidano tutta la contabilità, e noi oggi abbiamo circa 2.500 aziende a cui chiudiamo il bilancio”.

All’interno della vostra offerta c’è spazio anche per ambiti più innovativi come la consulenza fiscale sulle cryptovalute. Che prospettive vedete in questo settore?

“Siamo in una posizione interessante per cogliere le opportunità di questo mercato. Siamo una delle poche aziende di consulenza fiscale che ha questo tipo di consulenza. Quest’anno abbiamo fatto consulenza in ambito crypto a 150 clienti. Sembra un numero piccolo, ed è quasi irrisorio sul totale dei nostri ricavi, ma vorrei vedere quanti studi in Italia lo hanno fatto. Secondo me nessuno. Noi abbiamo dei professionisti che seguono questo settore e che posso aiutare privati e aziende a inserire le cryptovalute in dichiarazione dei redditi. È un grosso trend che sta decollando, il prossimo anno avremo migliaia di clienti che dovranno fare la dichiarazione dei redditi sulle crypto e saremo pronti ad cogliere anche questa opportunità”.

Perché avete deciso di quotarvi in Borsa?

“La quotazione ci offre opportunità molteplici. Il gruppo sta comunque crescendo, è profittevole e ha cassa. E’ chiaro che andare in Borsa può velocizzare questa crescita, perché ci consente anche di crescere per linee esterne, acquistando altre realtà. L’altro grosso vantaggio è che ci fa guadagnare ancora più fiducia sul mercato: noi oggi generiamo circa 250-300 nuovi clienti al mese, ma tra quelli che incontriamo c’è sempre una piccola parte che non si fida. Quando ci vedi quotati in Borsa, sui giornali, con i bilanci sottoposti ad audit, un 10% di clienti in più te li prendi anche solo perché sei quotato”.

Per cosa userete i proventi della quotazione?

“I proventi li useremo per maggiori investimenti sulla crescita interna e per la crescita esterna. Nel primo caso vuol dire poter investire di più sul marketing e sulla tecnologia. Noi già oggi abbiamo una divisione importantissima di sviluppatori interni, che creano soluzioni di intelligenza artificiale applicate al nostro settore specifico e all’analisi dei dati. Per la crescita esterna abbiamo dei target che ci permetterebbero di scalare ancora più velocemente”.

Come impiegate le soluzioni tecnologiche che sviluppate?

“Negli ultimi tre anni abbiamo sviluppato degli algoritmi con l’intelligenza artificiale, che applichiamo alla contabilità italiana e che sono tra i più evoluti del settore. Solitamente, quando arriva una fattura, il contabile la deve inserire in bilancio. Il nostro sistema la imputa in bilancio senza che il contabile la veda proprio, oppure viene proposta al contabile che deve confermare o correggere. Ogni volta che l’umano conferma, il sistema è in grado di migliorarsi. Inoltre, avendo altri verticali, possiamo analizzare i dati del bilancio di un cliente e quindi capire, ad esempio, se un’azienda ha bisogno di denaro, se può partecipare a un bando, se può utilizzare delle royalties o implementare altre strategie. Quindi è chiaro che possiamo sviluppare un cross-selling interno sui dati generati e analizzati dall’intelligenza artificiale. Con i capitali della raccolta potremo senza dubbio migliorare questi sistemi”.

Negli anni vi siete attirati molte critiche da altri commercialisti, che vi accusavano di usare strumenti già noti o tirare troppo la corda su alcuni accorgimenti. Cosa rispondete a queste accuse?

“All’inizio ero l’ultimo arrivato e potevano attaccarmi in ogni modo. A distanza di 5 anni, con un’azienda che fa oltre 25 milioni di euro di ricavi e si quota in Borsa, noi la partita l’abbiamo vinta. Se avessimo fatto qualcosa di illegale di sicuro non saremmo durati così tanto e non avremmo oltre 4.000 clienti. Abbiamo rapporti con l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, perché comunque ci abbiamo parlato e anche loro all’inizio sono venuti ad osservare cosa facevamo, ma di fatto mai abbiamo subito una sanzione o una multa, né noi né i circa 10 mila clienti che negli anni si sono affidati a noi”.

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