Il ritorno del Redditometro, strumento per il controllo fiscale, ha suscitato malumori all’interno della maggioranza di governo. Giorgia Meloni ha fatto sapere che il suo governo non vuole introdurre nessun “Grande Fratello fiscale” e per questo, se necessari, sarà lei stessa a chiedere cambiamenti al Redditometro.
Caos in maggioranza: cosa ha detto Meloni
È scontro interno nella maggioranza sul ritorno del Redditometro, con Fratelli d’Italia e Forza Italia da un lato e la Lega da sola dall’altra. La premier Giorgia Meloni ha chiarito la sua posizione e in un post su Facebook ha scritto che “mai nessun ‘grande fratello fiscale’ sarà introdotto da questo Governo”. La prima ministra ha ribadito la sua contrarietà ai meccanismi invasivi di controllo e ha concluso: “Se saranno necessari cambiamenti sarò io la prima a chiederli”.
Meloni ha voluto anche sottolineare come l’attuazione della delega fiscale, portata avanti dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha finora migliorato il rapporto tra Stato e cittadino e tutelato i lavoratori onesti. L’obiettivo è continuare a lavorare in questa direzione, ovvero dalla parte dei cittadini comuni. “Sull’ultimo decreto recentemente varato dal Mef, che negli intendimenti delimita l’azione di verifica dell’amministrazione finanziaria, mi confronterò personalmente con il viceministro Leo”, ha scritto Meloni e ha confermato che Leo riferirà al prossimo Consiglio dei ministri.
Pro e contro del nuovo Redditometro: perché non piace alla maggioranza
Il ritorno del Redditometro ha creato tensioni nella maggioranza e il viceministro all’Economia Leo dovrà spiegare in Consiglio dei ministri la logica dietro il provvedimento. La notizia è giunta tramite la Gazzetta Ufficiale, con il decreto ministeriale firmato il 7 maggio, proprio mentre alla Camera si discuteva del Superbonus.
Sappiamo però che la norma era attesa da anni e che è stata “preventivamente condivisa con le associazioni dei consumatori, l’Istat e il garante per la privacy”. Nonostante ciò, ha suscitato malumori tra gli alleati di governo. Forza Italia si dice del tutto contraria: “Il Redditometro non risolve i problemi della lotta all’evasione fiscale, è in contrasto con la filosofia che stiamo realizzando di un fisco amico e non oppressore – ha detto il vicepremier Antonio Tajani e ha aggiunto – Venerdì in Consiglio dei ministri chiederò di revocare questo provvedimento”.
Anche Matteo Salvini, leader della Lega, si è detto contro e ha commentato: “Spero sia un passato che non torna. Preferisco che vengano accertati i fatturati veri, non i presunti, la punizione della presunta ricchezza non è degna di un Paese civile”. La Lega ritiene che strumenti induttivi come il Redditometro non offrano benefici tangibili nel contrasto all’evasione fiscale. Anche il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha confermato che la Lega è fermamente contraria al vecchio Redditometro e che il governo farà le sue valutazioni: “Il Governo non ha proprio, nel DNA, una cosa simile. Siamo tutti allineati su questo”.
Leo difende il Redditometro: servirà a individuare i ‘finti poveri’
Il viceministro all’Economia ha provato a rassicurare, ma i dubbi degli alleati non sono stati placati. In un’intervista, Maurizio Leo ha ribadito che l’introduzione del Redditometro era “un atto dovuto” e sollecitato dalla Corte dei Conti che aveva evidenziato un possibile danno erariale per la mancata adozione dei criteri induttivi sospesi dal 2018.
Il nuovo Redditometro infatti prevede verifiche su spese e redditi dei contribuenti e include voci come medicinali, visite mediche, bollette, mutui, spese telefoniche e molte altre spese. L’analisi dovrebbe partire dai redditi del 2016, con una retroattività che potrebbe riguardare quelli dal 2018 in poi, tenendo conto degli elementi già presenti nell’anagrafe tributaria.
Il Redditometro è tra gli strumenti di “accertamento sintetico” che permettono all’Agenzia delle Entrate di presumere il reddito reale di un contribuente a partire da alcuni indicatori a sua disposizione, tra cui le spese. È uno strumento considerato utile dagli esperti per combattere l’evasione fiscale, ma che da sempre produce scontenti per via del tema della privacy.
Il Partito Democratico non si è fatto scappare l’occasione e ha accusato il governo di utilizzare le istituzioni per propaganda elettorale. Matteo Renzi si è accodato al “no” nei confronti del Redditometro e ha attaccato la misura definendola in linea con la politica “statalista” della sinistra anti-contribuente.
Come funziona (per ora) il Redditometro 2024?
Il nuovo Redditometro introduce diverse voci per il tracciamento di spese. Sono 56 voci, tra cui abbigliamento, generi alimentari, costo del mutuo o dell’affitto, bollette, spese per i mezzi di trasporto di proprietà (rate della macchina o costo dell’assicurazione), acquisto di borse e valigie e il pagamento di alberghi e ristoranti. Saranno tenute sotto controllo anche alcune spese per il tempo libero come videogiochi e abbonamenti alle piattaforme di streaming e le spese per mantenere un cavallo di proprietà. Altre 9 voci sono per l’acquisto di immobili e terreni, di titoli finanziari, e quelle legate alle manutenzioni straordinarie degli immobili.
Le banche non hanno però tutti i dati e a questo punto si prenderanno a riferimento le spese medie per famiglia stimate dall’ISTAT. L’Agenzia delle Entrate, una volta effettuati tutti i calcoli, potrebbe procedere con ulteriori accertamenti in caso di uno scostamento superiore al 20 per cento tra il reddito dichiarato e le spese rilevate.