Omessa dichiarazione dei redditi: quando si configura il reato

La Corte di Cassazione ha stabilito che si potrà condannare il contribuente solo se si dimostra l’intenzionalità di evadere le tasse

Pubblicato: 20 Luglio 2019 12:40Aggiornato: 16 febbraio 2024 16:48

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Presentare la dichiarazione dei redditi è un obbligo di legge. Questo è un assunto che conoscono tutti i contribuenti, che ogni anno sono chiamati ad assolvere a questo adempimento. Attraverso la dichiarazione dei redditi i cittadini indicano volontariamente i redditi che hanno percepito nel corso dell’anno: in questo modo vengono determinate le relative imposte.

Non presentare il Modello 730 o il Modello redditi Persone Fisiche nei termini fa incorre il contribuente nella fattispecie di omessa dichiarazione dei redditi. Ed è proprio quando si viene a verificare questa particolare situazione, che si è arrivata un’importante novità. Vediamo in cosa consiste.

Omessa dichiarazione dei redditi: quando non è reato

Arriva un’importante novità in materia di giustizia fiscale: non si potrà più condannare chi omette di presentare la dichiarazione dei redditi, a meno che non venga dimostrata l’intenzionalità di evadere il fisco.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione nella sentenza 31343/19, depositata il 19 luglio 2019, accogliendo il ricorso di un contribuente che, in Appello, era stato condannato a 9 mesi di reclusione per reati fiscali. La Corte territoriale, infatti, aveva confermato la sussistenza del reato senza considerare l’elemento psicologico, ovvero la volontà concreta di evadere le tasse. Non aveva motivato, cioè, il superamento della soglia di punibilità, ma si era basata soltanto sui dati forniti dalla Guardia di Finanza in sede di verifica.

La Cassazione, nell’accogliere il ricorso, ha quindi stabilito che la prova della specifica volontà di evasione non sta nella semplice violazione dell’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi. Non può dipendere neanche dalla mancata vigilanza sull’attività del commercialista, perché si configurerebbe un dolo non contemplato dalla norma. In sostanza occorre che l’Agenzia delle Entrate dimostri l’effettiva coscienza e volontà del contribuente di non pagare le imposte dovute all’Erario.

Con questa sentenza la Corte di Cassazione conferma un orientamento di maggior favore nei confronti dei contribuenti, che fino ad oggi in caso di omessa presentazione incorrevano nel reato penale, rischiando da 1 a 3 anni di reclusione. Dimostrare la loro colpevolezza, nel caso in cui non dichiarino al Fisco quanto hanno guadagnato, sarà più difficile per l’Agenzia delle Entrate.

Evasione fiscale: quando si configura il reato

Quando si configura, quindi, il reato di evasione fiscale?  Date le norme attuali, si può presumere che il dolo interverrà nel caso in cui venga superata la soglia di rilevanza penale dei reati tributari, fissata a 50.000 euro. Ma non basta, perché al superamento di questa soglia bisognerà aggiungere la dimostrazione della piena consapevolezza del contribuente dell’importo esatto da pagare all’Erario.

La dichiarazione dei redditi si considera omessa quando, dopo 90 giorni dalla scadenza, il contribuente non esonerato non provvede a presentare il Modello 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche. Secondo quanto stabilito dall’Amministrazione Finanziaria, l’imposta si intende evasa quando corrisponde all’intera imposta dovuta, al netto delle somme versate prima della scadenza del termine di presentazione della dichiarazione.

Omessa dichiarazione dei redditi: le sanzioni

È importante ricordare che in caso di omessa dichiarazione dei redditi il D.Lgs. n. 471/97 prevede che venga applicata una sanzione amministrativa. L’importo che il contribuente dovrà pagare risulta essere molto grave, perché la fattispecie di omessa dichiarazione dei redditi è ritenuta relativamente grave.

L’importo della sanzione viene sostanzialmente determinato in percentuale sulla base della differenza tra importo dovuto ed accertato dall’Agenzia delle Entrate e l’importo dichiarato. Ad ogni modo la sanzione minima applicabile è pari a 250,00 euro, nel caso in cui siano previsti dei redditi esteri la sanzione aumenta di un terzo.

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