Pagamenti in contanti fino a 10.000 euro, ma scatta una nuova tassa

La maggioranza ha introdotto un emendamento in Manovra per alzare il tetto all'uso del contante a 10.000 euro, ma tassandolo con un'imposta di bollo da 500 euro

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Uno degli emendamenti di maggioranza alla Manovra finanziaria ha di fatto alzato il tetto all’uso del contante da 5.000 a 10.000 euro. Si tratta di una delle promesse elettorali dei partiti che sostengono il Governo, che fino a ora non era stata realizzata soprattutto per l’opposizione dell’Ue, che vuole favorire i pagamenti tracciabili per ridurre l’evasione fiscale e il riciclo di denaro.

A favorire l’innalzamento del tetto al contante c’è però una novità: un’imposta di bollo di 500 euro, quindi fissa, per i pagamenti sopra i 5.000 euro e fino a 10.000. Il Governo però può anche citare, a favore di questa norma, un recente rapporto della Bce, che ha rivalutato l’utilità del contante in determinate situazioni.

L’emendamento sul tetto al contante in Manovra

Il Governo sta puntando ad alzare nuovamente il tetto all’uso del contante. Nel 2023 l’Esecutivo lo aveva portato a 5.000 euro e ora, con una modifica alla manovra presentata tra gli oltre 1.600 emendamenti dei partiti di maggioranza, si potrebbe arrivare a 10.000 euro.

L’emendamento dovrà superare la “ghigliottina” che avverrà in Parlamento in modo da evitare di dover discutere tutti gli oltre 5.000 emendamenti presentati se si considerano anche quelli delle opposizioni. Ma la proposta potrebbe resistere, anche perché si tratta di una norma che aumenterebbe le coperture.

L’emendamento non prevede infatti soltanto un innalzamento del tetto all’uso del contante, ma anche una nuova tassa, proprio sui pagamenti non tracciabili sopra i 5.000 euro, che potrebbe far mettere a bilancio una nuova voce positiva e aprire maggiori possibilità per altre misure.

Chi dovrà pagare la nuova tassa sui contanti

Il testo dell’emendamento infatti recita:

È istituita un’imposta speciale di bollo, nella misura fissa di euro 500, su ogni pagamento per l’acquisto di beni o servizi effettuato in denaro contante, nel territorio dello Stato, per un importo compreso tra 5.001 e 10.000 euro.

Una tassa fissa quindi, un bollo da 500 euro se si vuole utilizzare in contante fino a 10.000 euro. L’imposta sarà valida per tutte le persone che effettuano queste transazioni nel nostro Paese, siano essi italiani o stranieri. L’operazione è a carico dell’acquirente e viene effettuata tramite l’apposizione di un contrassegno su stampa cartacea della fattura. Una volta fatto questo, l’emendamento precisa:

Dopo l’apposizione del contrassegno copia della fattura corredata del contrassegno deve essere consegnata al soggetto fornitore del bene o del servizio, al fine di consentire i controlli dell’Agenzia delle Entrate.

La Bce e l’uso del contante

In passato l’aumento del tetto al contante era stato duramente criticato dall’Unione europea perché considerato pericoloso. I contanti sono un metodo di pagamento non tracciabile. Favoriscono quindi l’evasione fiscale, i traffici illegali e il riciclo di denaro sporco. Per questo l’Ue si è sempre detta favorevole alla diffusione più estesa possibile dei pagamenti digitali.

Di recente però la Bce è andata parzialmente contro questa linea. In un rapporto ha sottolineato come tenere una piccola quantità di contanti, tra i 70 e i 100 euro, come riserva, sia utile in situazioni di emergenza durante le quali saltano le infrastrutture cruciali per eseguire i pagamenti elettronici.

 

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