Come si deve procedere con il calcolo dell’Irpef per il 2023? Quest’anno, sostanzialmente, non ci sono particolari novità rispetto al 2022: l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche si basa sulle stesse quattro aliquote, che tutti i contribuenti conoscono già. Anche gli scaglioni restano gli stessi.
Ad introdurre le novità sull’Irpef è stata la Manovra 2022. Con la Legge di Bilancio 2023, invece, non sono state introdotte delle modifiche alla tassazione prevista per i contribuenti. Questo è il motivo per il quale non ci sono novità importanti rispetto allo scorso anno. Per riuscire ad andare a vedere come effettuare i calcoli – ma anche per sapere quando vengono applicati il bonus Renzi e le eventuali detrazioni – è necessario andare a rispolverare le regole, che erano già previste nel corso del 2022.
Irpef 2023: quali sono gli scaglioni di reddito
Le norme che regolamentano l’Irpef sono contenute all’interno del TUIR, ossia il Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Questa imposta ha lo scopo di tassare direttamente il lavoro da reddito dipendente o quello che è assimilato al reddito da dipendente e di impresa. Non sono arrivate novità rilevanti dalla Legge di Bilancio 2023: importanti cambiamenti, invece, sono stati introdotti attraverso la Manovra 2022 e sono operativi dal 1° gennaio 2022.
Quella più rilevante è relativa agli scaglioni di reddito e alle relative aliquote, che sono scese da cinque a quattro. Le modalità di calcolo dell’Irpef sono state, di conseguenza, aggiornate.
L’Irpef 2023 – così come era già stato previsto per l’anno di imposta 2022 -, è caratterizzata, quindi, dalle stesse aliquote e dagli stessi scaglioni dello scorso anno, nel seguente modo:
- fino a 15.000 euro è applicata l’aliquota Irpef del 23%;
- tra 15.001 e 28.000 euro: l’aliquota è del 25%;
- tra 28.001 e 50.000 euro: aliquota al 35%;
- oltre 50.001 euro: 43%.
In estrema sintesi, questo significa che con un reddito pari a 15.000 euro si devono pagare tasse per 3.450 euro. Fino a 8.174 euro i contribuenti possono accedere alla cosiddetta no tax area: in altre parole i contribuenti, che rimangono al di sotto di questo reddito, non devono pagare tasse, perché l’imposta non è dovuta.
Detrazioni e bonus Renzi: cosa cambia
La Legge di Bilancio 2022 ha provveduto a ridefinire anche le detrazioni previste per i contribuenti. Queste novità hanno portato dei cambiamenti anche per il bonus 100 euro, che viene erogato mensilmente all’interno della busta paga. Con le modifiche che sono state apportate all’articolo 1 del Decreto Legge n. 3 del 5 febbraio 2020, il bonus Irpef spetta nella misura pari a 1.200 euro, solo e soltanto a quanti abbiano un reddito complessivo inferiore a 15.000 euro.
Cambia, invece, la situazione per i lavoratori che hanno un reddito compreso tra i 15.000 ed i 28.000 euro. La nuova normativa, infatti, prevede che “il trattamento integrativo è riconosciuto anche se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 28.000 euro, a condizione che la somma delle detrazioni di cui agli articoli 12 e 13, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, delle detrazioni di cui all’articolo 15, comma 1, lettere a) e b), e comma 1-ter, dello stesso testo unico, limitatamente agli oneri sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2021, e delle rate relative alle detrazioni di cui agli articoli 15, comma 1, lettera c), e 16-bis del citato testo unico nonché di quelle relative alle detrazioni previste da altre disposizioni normative, per spese sostenute fino al 31 dicembre 2021, sia di ammontare superiore all’imposta lorda”.
Irpef 2023: come deve essere effettuato il calcolo
Quali sono le modalità che permettono di appurare quale sia lo stipendio netto partendo da quello lordo? Per poterlo scoprire è necessario essere in possesso di due informazioni indispensabili: sapere a quanto ammonta lo stipendio lordo e avere sotto mano gli scaglioni di reddito Irpef.
I contribuenti per effettuare questa operazione devono:
- appurare quale sia il loro reddito mensile;
- vi devono sottrarre gli oneri deducibili, per poter ottenere l’imponibile fiscale;
- a questo punto devono applicare l’aliquota Irpef e calcolare l’imposta lorda;
- successivamente devono sottrarre dall’imposta lorda le detrazioni fiscali Irpef.
Ricordiamo che al reddito mensile concorrono anche:
- lo stipendio al netto dei contributi Inps a carico del lavoratore;
- le indennità di trasferta;
- la parte imponibile delle indennità e degli assegni vari (esclusi quelli per il nucleo familiare).
Nel caso in cui i redditi non dovessero raggiungere gli 8.175 euro, i contribuenti non sono tenuti a pagare l’imposta. Ricordiamo che l’articolo 53 della Costituzione prevede il principio della progressività: questo significa che viene applica l’aliquota più bassa alla prima parte del reddito, seguendo gli scaglioni che sono stabiliti. Nel momento in cui deve essere applicato il secondo scaglione, la seconda aliquota deve essere applicata sulla parte di reddito che supera lo scaglione precedente.
Cosa attendersi per il futuro
Per il 2023 non sono previste particolari novità relativamente all’Irpef. I lavori sulla legge delega fiscale, però dovrebbero riprendere a breve. Il Governo Meloni sembra intenzionato a puntare sull’equità orizzontale, ossia sulla limitazione dei disallineamenti nella tassazione.
Viene quindi confermata la progressività dei redditi da lavoro. Ma verrà introdotta anche un’imposta proporzionale per gli eventuali redditi che possono derivare da investimenti in immobili o capitali.
Molto probabilmente, in futuro, le aliquote potrebbe essere ridotte ulteriormente, passando da quattro a tre. È previsto, inoltre, l’arrivo del cosiddetto quoziente familiare, che è già in funziona per alcune norme come ad esempio il superbonus per villette unifamiliari.