L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli su specifiche categorie di lavoratori autonomi e professionisti, concentrandosi in particolare su chi dichiara redditi insolitamente bassi rispetto all’attività svolta, sollevando il sospetto di potenziali casi di evasione fiscale. L’obiettivo è identificare eventuali discrepanze nelle dichiarazioni e far emergere redditi non dichiarati.
Un’operazione che nasce dalla stretta collaborazione con la Guardia di Finanza, che nei mesi di luglio, agosto e settembre ha effettuato 36mila verifiche, riscontrando nel 50% dei casi l’omessa emissione dello scontrino fiscale.
I settori sotto osservazione dal Fisco
Diversi settori sono stati identificati come particolarmente esposti al rischio di discrepanze tra i redditi dichiarati e l’attività effettivamente svolta.
Sotto stretta sorveglianza ci sono, tra gli altri, bar, pasticcerie, ristoranti, taxi, discoteche, officine meccaniche e carrozzerie. Nel 2022, ad esempio, i bar e le pasticcerie hanno dichiarato un reddito medio di soli 12.266 euro, con i bar di Roma che registrano appena 9.412 euro. Anche i ristoranti presentano numeri simili, con un reddito medio dichiarato di poco più di 15mila euro, mentre i tassisti riportano un guadagno medio annuo di circa 15.500 euro.
Le discoteche, con un reddito medio dichiarato di 17.566 euro, e le lavanderie, che si attestano a soli 11.378 euro, rientrano anch’esse tra le categorie sospette. Unica eccezione sono i carrozzieri e i meccanici, che dichiarano mediamente 26.841 euro, un dato più elevato rispetto agli altri settori.
Non solo partite iva, anche i professionisti nel mirino
Oltre ai lavoratori autonomi con redditi insolitamente bassi, anche professionisti con entrate elevate, come ingegneri, dentisti, avvocati e commercialisti, sono soggetti a verifiche fiscali. Per esempio, i dentisti dichiarano mediamente 55mila euro, gli avvocati circa 46mila euro e i commercialisti arrivano a 65mila euro.
Tuttavia, è l’ampia disparità di redditi tra le diverse province a suscitare l’attenzione del Fisco. Un caso emblematico riguarda i gestori di stabilimenti balneari: a Rimini dichiarano in media 29.841 euro, a Tropea 32.769 euro, mentre a Lignano Sabbiadoro i redditi dichiarati raggiungono i 270.302 euro. Questa notevole differenza potrebbe indicare possibili irregolarità.
L’alternativa del concordato preventivo biennale
L’inasprimento dei controlli fiscali arriva a ridosso della scadenza del 31 ottobre per aderire al concordato preventivo biennale, una misura che permette di regolarizzare i redditi degli anni passati e stabilizzare quelli futuri. Molti contribuenti operanti nei settori a rischio potrebbero cogliere questa opportunità per evitare verifiche fiscali ormai imminenti.
Il Governo ha chiarito che non ci saranno proroghe per l’adesione al concordato, poiché le entrate derivanti da questa misura sono cruciali per finanziare la riduzione nella Manovra 2025 dell’aliquota fiscale dal 35% al 33% per la classe media. Si stima che l’iniziativa possa generare circa due miliardi di euro, risorse essenziali per lo Stato.
I contribuenti soggetti agli Indici Sintetici di Affidabilità (Isa) – per i quali l’ultimo decreto fiscale ha fissato alcune novità – hanno già ricevuto comunicazioni ufficiali dall’Agenzia delle Entrate, che li avverte della scadenza e sottolinea che chi non aderirà potrebbe affrontare controlli fiscali ancora più rigorosi. Per molti, quindi, la scelta è chiara: regolarizzare la propria posizione tramite il concordato ed evitare verifiche invasive, o affrontare controlli approfonditi che potrebbero risultare onerosi e complessi da gestire.