In meno di un mese alla Casa Bianca, Donald Trump ha già dato scossoni non indifferenti all’interno e all’esterno del Paese. Tra rinnovamento della macchina federale, pugno duro sull’immigrazione, minacce di guerra commerciale e dazi a mezzo mondo, il presidente americano non ha però ancora finito.
Dalle mosse che ancora deve rivelare dovrebbero svilupparsi sconvolgimenti anche in ambiti come l’istruzione, l’università, il lavoro, le tasse e l’aborto. Non solo per le promesse gridate in campagna elettorale, ma anche per l’assetto statale che sta prendendo forma tra le mani del tycoon.
Cosa può e cosa vuole fare davvero Trump
Ribadiamo una premessa fondamentale: il presidente degli Usa non ha di fatto poteri esecutivi, e da solo non può innescare alcun cambiamento politico, giuridico o economico. È solo un ingranaggio di quella che da noi viene chiamata “amministrazione”, non l’apice della piramide. È altrettanto vero che ogni presidente compie quello che viene definito spoils system, ma esso comporta il cambiamento soltanto dei vertici di dipartimenti e ministeri e non dell’intera squadra di burocrati e tecnocrati, che invece resta in carica anche per 50 anni e, dunque, sopravvive agli inquilini della Casa Bianca.
Detto questo, all’ombra di Donald Trump si agita tutta una squadra di manovratori e influencer di destra che potrebbero spingere il tycoon a concretizzare gli obiettivi della cosiddetta “Agenda 47“, più volte citata in campagna elettorale, e del Project 2025, un programma politico stilato nel 2022 dalla Heritage Foundation, think tank conservatore, che mira a ridefinire i ruoli istituzionali dell’intero governo federale. Una “rivoluzione” in pieno stile Trump, insomma.
Le prossime mosse di Donald Trump
Nei cassetti dello Studio Ovale si nasconde una corposa lista di cose da fare. Alcune voci recitano “chiusura del Dipartimento dell’Istruzione“, ristrutturazione del sistema scolastico superiore statunitense, allentamento delle leggi federali sul lavoro e radicalizzazione della legislazione fiscale e commerciale. I consiglieri di Trump intendono anche limitare l’accesso all’aborto farmacologico. E, infine, il presidente non ha ancora mantenuto la promessa di “porre fine alle guerre” in Ucraina e Israele. Ecco di seguito lo schema delle possibile prossime mosse di The Donald:
- abolizione del Dipartimento dell’Istruzione;
- maggiori restrizioni sull’aborto;
- limitare il potere federale sul sistema scolastico e conferire maggiore autorità ai singoli Stati;
- rivoluzionare il panorama universitario;
- più dazi, meno tasse;
- revoca delle leggi federali sul lavoro;
- fine delle guerre in Ucraina e Israele.
Verso l’abolizione del Dipartimento dell’Istruzione Usa?
Come sempre accade nella storia, i leader di oggi non si sono inventati nulla. La destra statunitense ha da tempo nel mirino il Dipartimento dell’Istruzione, divenuto un’agenzia governativa nel 1980 sotto il presidente Jimmy Carter. Gli assistenti di Trump hanno preparato un ordine esecutivo che limiterebbe se non addirittura chiuderebbe l’ente. Una vecchia storia, dunque.
Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il sistema giuridico americano. Come si può infatti sciogliere un’agenzia federale che è stata istituita per legge e coinvolge miliardi di dollari in spese approvate dal Congresso? Nell’Agenda 47 e durante i comizi, Trump ha sempre descritto i college e le università statunitensi come paradisi per “maniaci e pazzi marxisti“.
Come abbiamo visto anche nel caso dello smantellamento dell’Usaid, non basta il solo ordine esecutivo firmato dal presidente. Il piano di Trump prevede una prima fase in cui si spoglia il Dipartimento di tutte quelle funzioni che non sono scritte esplicitamente nel suo statuto, trasferendone la responsabilità ad altri dicasteri.
Anche durante il suo primo mandato, Trump aveva tentato, e fallito, di riunire Istruzione e Lavoro in un unico Dipartimento, per controllare meglio i processi decisionali e sottrarre potere ai contrappesi sindacali e di difesa di studenti e lavoratori. Per abolire un Dipartimento, però, serve un atto approvato dal Congresso, cioè dall’istituzione più potente del sistema Usa. Il piano del tycoon per la scuola vuole agire su due ambiti sostanziali:
- la “scelta scolastica universale” (“universal school choice”), cioè l’esercizio del potere federale per implementare sussidi per le tasse scolastiche private;
- la “fine del mandato (o stabilità) degli insegnanti” (“ending teaching tenure”), cioè l’abolizione o la limitazione della riforma che negli Usa riduce la possibilità di licenziare gli insegnanti. Trump ha dichiarato addirittura che i genitori degli studenti dovrebbero avere la possibilità di assumere e licenziare i presidi, decisioni tipicamente prese dai sovrintendenti locali e dai consigli scolastici.
I piani di Trump sull’aborto
Trump ha evitato di parlare apertamente di aborto durante la campagna. Si è però vantato che i suoi candidati alla Corte Suprema abbiano contribuito a spostare il controllo delle restrizioni sull’aborto ai governi statali, pur precisando che non avrebbe firmato un divieto nazionale. Poi ha cambiato rotta e ha detto che avrebbe vietato l’interruzione di gravidanza, senza dire né come né quando. Se il Senato americano dovesse confermare Robert F. Kennedy Jr. come Segretario alla Salute, il programma governativo sarebbe già stabilito:
- restrizioni più severe sulle pillole abortive, la cui domanda è aumentata dopo l’elezione di Trump;
- revoca dell’approvazione da parte della Fda per i farmaci abortivi;
- se i farmaci rimangono sul mercato, “ripristinare i precedenti protocolli di sicurezza per il Mifeprex che erano stati in gran parte eliminati nel 2016 e ad applicare questi protocolli a qualsiasi versione generica del mifepristone”;
- scadenza “minima indispensabile” al 49° giorno di gestazione per accedere ai farmaci (attualmente sono 70 giorni).
- se tutto questo non dovesse ancora bastare, si invocherà una legge anti-oscenità del 1873, il Comstock Act, come base giuridica per bloccare l’invio di qualsiasi materiale abortivo.
Dazi e tasse
Trump ha imposto dazi alla Cina, ma ha messo in pausa l’aumento delle tariffe per merci provenienti da Messico e Canada. L’onda lunga del protezionismo incarnato dal tycoon avrà effetti anche sul sistema delle tasse. Il piano è rilanciare il ”Trump Reciprocal Trade Act” al Congresso, per invertire il deficit commerciale degli Stati Uniti e rinvigorire la produzione interna. Contestualmente, l’aumento della ricchezza nazionale dovrebbe risultare sufficiente a far approvare un taglio delle tasse dirette.
Come cambierà il mercato del lavoro Usa
Il Progetto 2025 prevede l’indebolimento del Fair Labor Standards Act e del National Labour Relations Act, leggi fondamentali introdotte dal presidente Franklin Roosevelt. Trump desidera che il Congresso “autorizzi la contrattazione collettiva per trattare le leggi e i regolamenti nazionali sull’occupazione come valori predefiniti negoziabili” e consenta deroghe agli Stati e ai governi locali “per incoraggiare la sperimentazione e gli sforzi di riforma”.
Proponendo norme di sicurezza più flessibili, il Progetto 2025 renderebbe più facile per gli adolescenti svolgere lavori pericolosi e più difficile per l’Autorità per la sicurezza e la salute sul lavoro indagare sulle condizioni e imporre sanzioni alle imprese del settore privato.