Dopo Pomigliano, si avvia alla chiusura anche lo stabilimento Stellantis di Melfi, a seguito delle prime voci iniziate a circolare già a fine marzo è arrivata la conferma. Ufficialmente lo stop alle attività arriva per mancanza di “microchip”, da diversi mesi però il ridimensionamento degli impianti è stato al centro della strategia di “ritorno in corsa” di Tavares alla PSA, che ha avuto come obiettivo quello di aiutare il produttore Peugeot a riprendersi dal fallimento sfiorato di circa un decennio fa.
Stellantis chiude gli stabilimenti: cosa sta succedendo in Italia (e nel mondo)
Non a caso, diversi stabilimenti che producono meno di 250.000 veicoli all’anno – anche all’estero – hanno visto la loro capacità ridotta da due linee di produzione a una, per massimizzare la capacità della linea rimanente. In Francia, per esempio, l’azienda ha seguito questa strada con i suoi stabilimenti di assemblaggio a Rennes, Poissy e Mulhouse.
Secondo i dati forniti dai sindacati locali, nel 2019 sono state prodotte a Melfi circa 249.000 auto (dopo le 300.000 nel 2018), ma la produzione è poi scesa ulteriormente nel 2020 – a circa 215.000 unità – a causa delle crisi scatenata dall’emergenza Covid.
Stellantis pronto a chiudere lo stabilimento di Melfi: quante persone rischiano di perdere il lavoro?
Nello stabilimento Stellantis di Melfi vengono assemblati i modelli Jeep Renegade e Compass e il SUV compatto Fiat 500X. Il sito di produzione p considerato il più efficiente di Stellantis in Italia, ma l’intera produzione attuale potrebbe essere spostata in un’unica linea di produzione, proprio come accaduto in altre sedi.
In seguito alla fusione del gruppo francese PSA e dell’italo-americana Fiat Chrysler all’inizio di quest’anno, Stellantis ha dichiarato che il nuovo obiettivo per il 2021 era quello di puntare al risparmio, cercando di recuperare più di 5 miliardi di euro di uscite annuali.
A Melfi sono impiegate circa 7.300 persone, ma la produzione della casa automobilistica in Italia è ormai da diverso tempo sotto esame, in quanto costa più che altrove.
Caso Stellantis-Melfi: i sindacati chiedono intervento del Governo
Contro la possibile chiusura di Stellantis a Melfi si è schierato il segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano, che su un post Facebook ha dichiarato: “Nella giornata attuale la direzione di Stellantis ha comunicato l’impatto negativo che la carenza di dispositivi su semiconduttore sta determinando sullo stabilimento Stellantis di Melfi. Si tratta di uno stop quasi totale della produzione per il mese di settembre, su cui si ipotizzano appena 5/6 giornate di lavoro, e copertura delle restanti giornate con cassa integrazione ordinaria. La ripartenza del sito che era prevista per il 6 settembre viene anch’essa posticipata al 13 settembre”.
Come confermato da Uliano, questo avrà delle conseguenze sui lavoratori, infatti: “In questo periodo si lavorerà su 15 turni e questo evidenzia tutta la gravità della situazione che si sta determinando per la carenza di semiconduttori. Per lo stesso problema si era fermato la settimana scorsa il sito di Pomigliano e questa settimana fermate anche le produzioni dello stabilimento Sevel in Abruzzo, mentre il sito di Cassino ha avuto un fermo produttivo di due giornate”.
Da qui, la richiesta di intervento da parte del Governo: “Abbiamo inviato al Governo e ai vertici del Gruppo Stellantis una richiesta di convocazione del tavolo ministeriale dell’automotive richiedendo la presenza dei vertici del Gruppo e del governo – ha scritto il segretario nazionale Fim Cisl -. Al centro dell’incontro sicuramente dovranno esserci le discussioni già aperte per quanto riguarda gli aspetti collegati ai piani industriali del Gruppo e le motorizzazioni ma in particolare, nella richiesta di convocazione del tavolo, abbiamo sottolineato l’urgenza che si è determinata in questi giorni con i semiconduttori che secondo gli analisti si protrarrà ancora per diverso tempo. Ci aspettiamo in tempi brevi una risposta concreta e immediata di convocazione del tavolo.