Nonostante l’inflazione a maggio abbia fatto segnare un rallentamento, il livello del caro-vita in Italia rimane di oltre un punto percentuale più alto rispetto alla media europea e gli effetti dei rincari continuano a farsi sentire, anche se in misura maggiore o minore a seconda delle città in cui si vive. Secondo i dati elaborati dall’Istat, l’indice dei prezzi al consumo nel nostro Paese è sceso ai livelli di marzo (+7,6%) dopo l’impennata del +8,2% registrata ad aprile, ma resta superiore al resto del continente che passa dal 7% al 6,1%.
Inflazione, i dati Istat di maggio
L’Istituto di statistica ha spiegato che il calo del livello dell’inflazione è dipeso ancora una volta dalla dinamica dei prezzi energetici, compensata in parte dal rialzo dei prezzi dei beni alimentari non lavorati e dei servizi relativi all’abitazione su base annua (qui abbiamo spiegato perché l’inflazione in Italia è più alta rispetto all’Europa).
Rallenta lievemente l’inflazione di fondo, al netto cioè dei prezzi dell’energia e degli alimentari freschi, dal +6,2% di aprile al +6,1% di maggio, anche senza considerare i soli beni energetici, dal +6,3% al 6,2%.
Scendono, inoltre, i prezzi carello della spesa, comprensivo di beni alimentare, per la cura della casa e della persona, che su base annua passano dal +11,6% di aprile, all’11,2%, così come diminuiscono i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,9% a +7,1%).
Considerando l’aumento a maggio dell’11,4% dei prezzi dei prodotti alimentari, la Coldiretti ha però calcolato che a causa del caro-prezzi gli italiani hanno speso in totale oltre 3 miliardi di euro in più per fare la spesa.
Le città più care
Su base territoriale, a maggio l’inflazione è in calo anche a livello regionale, ma nelle Isole si registra un caro-vita più alto della media italiana (dal +8,8% di aprile a +7,9%) così come al Centro Italia (da +8,1% a +7,8%) (qui avevamo riportato le regioni e le città più care sulla scorta dell’inflazione di aprile). I rialzi sono più bassi del livello nazionale al Sud e nel Nord Est, rispettivamente al +7,4% e +7,2%, mentre sono pari nel Nord Ovest (+7,6%).
Secondo la rilevazione dell’Istat, tra i comuni con più di 150mila abitanti, ad avere registrato un indice dei prezzi al consumo più alto è Genova con un +9,5%, seguita da Messina e Firenze, entrambe a +8,4%. Le città che a maggio hanno fatto segnare rialzi più bassi sono invece Potenza (+5%), Catanzaro (+6%) e Reggio Emilia (6,1%).
Elaborando i dati dell’Istituto di statistica, l’Unione nazionale dei consumatori ha stilato una classifica delle città calcolando l’incremento di spesa da parte dei nuclei familiari: in vetta a questa graduatoria, nonostante un tasso d’inflazione di +7,9% poco superiore alla media, c’è Milano, dove in media ogni famiglia ha visto aumentare la propria spesa annua di 2.145 euro.
Al secondo posto si piazza Genova, che vede un rialzo annuo di 2.071, seguita da Bolzano che con un’inflazione di +7,7% registra comunque un incremento di 2.046 euro a famiglia.
Al fondo di questa classifica troviamo invece molte città del Sud, a cominciare da Potenza, che con il caro-vita più basso d’Italia, fa segnare un aumento di 987 euro, poi Catanzaro con +1121 euro in più all’anno e al terzultimo posto Reggio Calabria, con un +1177 euro.