Uno dei temi caldi del 2023 è senza dubbio la normativa relativa alle “case green”, ovvero la direttiva Ue sull’efficientamento energetico delle abitazioni (dalle caldaie agli infissi, ne abbiamo parlato qui). La presidenza di turno svedese dell’Unione si è impegnata ad approvare il provvedimento entro sei mesi.
Il provvedimento, attualmente in discussione e che non piace alla maggioranza (come abbiamo spiegato qui), richiede di portare gli edifici almeno alla classe energetica D entro il 2033.
Quali e quanti interventi
Per migliorare l’efficienza energetica di un immobile sono quattro gli interventi possibili, che nella maggior parte dei casi non possono essere portati avanti singolarmente, ma in sinergia. Eccoli di seguito:
- un cappotto termico che “schermi” termicamente l’edificio;
- una nuova caldaia energeticamente più efficiente;
- la sostituzione degli infissi;
- l’installazione di un impianto fotovoltaico.
Al netto degli edifici esentati, come le case meno estese di 50 metri quadrati, si calcola che almeno due terzi degli 8 milioni di immobili censiti abbia bisogno di questo tipo di interventi strutturali, al fine di rispettare la direttiva Ue nel suo impianto attuale.
L’impegno dello Stato: dal piano Ue al Superbonus
Per quanto riguarda le case autonome, le cosiddette villette, si parla di una spesa media di circa 105mila euro. Per ogni condominio l’esborso totale sale invece a 600mila euro. Come un anno di Pil italiano. Facile capire perché il Governo opponga resistenza all’applicazione della direttiva di Bruxelles così come è scritta. Ed ecco perché la Commissione Ue ha precisato che “saranno i singoli governi nazionali a decidere come dare pratica attuazione al provvedimento, ci sarà un primo step riguardante il 15% del parco immobiliare in classe G“.
L’ultima bozza del testo, che il 24 gennaio sarà esaminata dalla commissione Energia del Parlamento europeo prima di approdare sul tavolo della plenaria a marzo, prevede che entro gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali rientrino nella classe energetica E. Per ottemperare a quest’obbligo stabilito a livello comunitario, i costi di ristrutturazione complessivi da sostenere nell’arco di 7-10 anni ammonteranno a quasi 1.400 miliardi di euro. Secondo Michele Masulli, direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), per sostenere gli oneri è “necessario ricorrere a un mix di risorse”.
Per riuscire nell’impresa il Governo ha cominciato a riformare la normativa sulle detrazioni “green” a carico dello Stato, in particolare associate al Superbonus 110%. Questi incentivi garantiranno “risparmi” per 68,74 miliardi di euro.
Quanto costeranno gli interventi
Per quanto riguarda i singoli condomini e le villette, è stata l’Enea a stimare i livelli di spesa. Nel caso del rifacimento di caldaie e infissi, in un condominio con una ventina di appartamenti si potrà fare un “salto” di tre classi energetiche sborsando circa 30mila euro per ogni abitazione. Il costo degli infissi, preso singolarmente, si attesterebbe intorno ai 10-15mila euro.
La fetta maggiore della spesa, fino al 60%, sarà ovviamente assorbita dall’installazione del cappotto coibentante. Il resto servirà all’installazione del fotovoltaico, destinato a garantire energia pulita alle caldaie e al nuovo impianto. Una bella sfida, se si considera che su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni risultano “particolarmente inquinanti” e “non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove normative Ue e, soprattutto, nei tempi brevi stabiliti”.