L’Ufficio di Bilancio alza le stime di crescita del Pil nel 2024 (e abbassa quelle del 2025)

L'economia italiana crescerà dell'1% nel 2024, grazie al commercio. Rallentamento nel 2025 a causa di materie prime costose e scambi globali deboli

Pubblicato: 1 Agosto 2024 22:00

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Nella seconda metà del 2024, l’economia italiana continuerà a crescere a un ritmo moderato. Questo è quanto emerge dall’ultima nota congiunturale pubblicata dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ad agosto. L’Upb ha rivisto al rialzo le stime di crescita del prodotto interno lordo (Pil) per il 2024, portandole a un aumento dell’1,0% rispetto al precedente +0,8% previsto in aprile durante la validazione del Documento di Economia e Finanza (Def).

Per il 2025 però, le proiezioni sono state leggermente ridotte, passando dall’1,1% all’1,0%. Queste previsioni sono basate sull’ipotesi di un completo utilizzo delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Revisione delle previsioni economiche

Le attuali stime economiche rappresentano un leggero miglioramento rispetto a quelle fatte ad aprile 2024. In quel periodo, si prevedeva che l’economia italiana avrebbe avuto una crescita dello 0,8% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025. Adesso, invece, le nuove previsioni indicano una crescita dell’1% per il 2024 e dell’1,2% per il 2025. Questo significa che ci si aspetta che l’economia italiana vada un po’ meglio del previsto.

Il Documento di Economia e Finanza (Def), che è un documento ufficiale del governo che illustra le prospettive economiche del paese, conferma queste previsioni, suggerendo che l’economia italiana dovrebbe migliorare in modo stabile e positivo nei prossimi anni.

Fattori di crescita nel 2024

Uno dei principali fattori che contribuiscono alla crescita economica del 2024 è il rafforzamento del commercio internazionale. Questo sviluppo è stato osservato nella prima metà dell’anno, con un significativo recupero ciclico in diversi settori dell’economia italiana. L’Upb sottolinea che l’aumento delle esportazioni e una maggiore integrazione nei mercati globali hanno avuto un impatto positivo sulle prospettive economiche.

Alcune problematiche potrebbero rallentare questo processo di crescita nell’anno corrente, tra cui la dinamica dei prezzi nei servizi e le potenziali tensioni nel settore automobilistico legate a nuovi dazi. Nonostante le aspettative del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) sul rafforzamento del commercio globale, l’incertezza rimane elevata, specialmente per quanto riguarda le politiche economiche.

Le prospettive per il 2025 non sono così rosee

Nonostante le prospettive positive per il 2024, l’anno successivo non sembra così sereno. Tra le principali preoccupazioni ci sono le quotazioni più elevate delle materie prime energetiche, che potrebbero influire negativamente sui costi di produzione e sulla competitività delle imprese italiane. Inoltre, l’andamento meno sostenuto degli scambi commerciali globali potrebbe limitare ulteriormente la crescita economica nel 2025.

L’Upb evidenzia diversi rischi di natura esogena che potrebbero influenzare le previsioni economiche. Tra questi, le tensioni geopolitiche a livello internazionale rappresentano una minaccia non da poco per la stabilità economica globale.

Sul fronte interno, l’evoluzione del Pnrr determinerà o meno il successo delle politiche economiche nel medio termine. L’Autorità dei conti pubblici avverte che, sebbene i rischi siano bilanciati nel breve termine, potrebbero prevalere elementi di incertezza e instabilità nel lungo periodo.

Normalizzazione dell’economia globale

Dopo anni caratterizzati da forti shock economici, l’economia globale sembra avviarsi verso una fase di normalizzazione. Le principali economie avanzate, inclusa l’area euro, stanno mostrando una crescita moderata, sostenuta dall’espansione del mercato del lavoro. Se l’inflazione diminuisse gradualmente ma costantemente, le banche centrali sarebbero pronte a implementare politiche monetarie più espansive. Le tempistiche per queste misure rimangono incerte e dipendono dalle informazioni che diventeranno disponibili nei prossimi mesi.

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