Taglio Canone Rai a 70 euro, la Lega presenta un emendamento alla Manovra per la conferma

La maggioranza si divide sulla conferma del taglio del Canone Rai a 70 euro dopo che la Lega ha presentato un emendamento in favore alla Camera, contraria Forza Italia

Pubblicato: 4 Novembre 2024 20:12

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Nella Manovra 2025 non ci sarà, almeno al momento, la conferma del taglio del Canone Rai a 70 euro. A spingere su questa misura, specie nell’ultima campagna elettorale per le presidenziali, era stata la Lega di Matteo Salvini che, mai vana va detto, ha presentato alla Camera un emendamento per chiedere l’introduzione nella Legge di Bilancio della misura che farebbe bene al futuro elettorale del proprio leader e di tutto il Carroccio.

La richiesta divide però la maggioranza di Governo, creando gelo soprattutto tra il partito di Salvini e Forza Italia di Antonio Tajani. Per permettere una maggiore comprensione del tema si ricorda che, così come stabilito dalla Finanziaria dello scorso anno, a partire dal 1° gennaio 2025 il Canone Rai tornerà a quota 90 euro (20 in più rispetto alle ambizioni della Lega), dopo essere stato fissato a 70 euro per il 2024.

Maggioranza divisa sul taglio del Canone Rai in Manovra

Lo scontro in maggioranza sul tema del taglio del Canone Rai si è creato soprattutto tra i due partiti che maggiormente sostengono quella della Presidente del Consiglio, vale a dire Lega e Forza Italia.

Dopo aver presentato l’emendamento alla Manovra 2025 alla Camera, i parlamentari della Lega della commissione Vigilanza hanno subito rivendicato nelle loro dichiarazioni la necessità per il Paese di far scendere il Canone di 20 euro. “È un intervento che ci sembra doveroso – dicono – anche alla luce del fatto che per il servizio pubblico è ora di migliorarsi senza gravare ulteriormente sui cittadini. Non ci fermeremo in questa battaglia e andremo avanti con la sua progressiva riduzione fino alla definitiva abolizione per favorire la transizione verso una azienda in grado di stare sul mercato”.

Di tutt’altra opinione è invece l’altro azionista del governo Meloni, ovvero Forza Italia. Raffaele Nevi, portavoce nazionale del partito oggi guidato da Antonio Tajani, ha sottolineato la contrarietà del suo partito all’ipotesi del taglio. “La Rai non può essere indebolita, abbiamo bisogno di un servizio pubblico forte – ha detto – Ognuno fa quello che ritiene giusto, noi lo rispettiamo, non c’è bisogno di litigare ma il taglio del Canone non fa parte dell’accordo di governo. Noi siamo contrari e la nostra posizione non cambia. È normale che ciascuno cerchi di mettere sul tavolo le proprie priorità, poi si troverà la quadra tenendo conto delle esigenze di tutti”.

“Abbiamo bisogno di un servizio pubblico forte – ha concluso Nevi – che sviluppi un piano industriale capace di reggere la concorrenza del privato e dei grandi gruppi stranieri. La Rai è un’industria importantissima del nostro Paese, che dà lavoro a migliaia di persone. L’anno scorso è stato ridotto il canone ma poi abbiamo dovuto garantire alla Rai un contributo straordinario”.

L’eterno tema del Canone Rai

Le accese discussioni in maggioranza sul Canone Rai riportano la Repubblica a uno dei temi che, da sempre, contraddistingue il dibattito nelle aule del Parlamento. La tassa sulla televisione, infatti, è cambiata con il procedere dei vari governo che si insediati a Palazzo Chigi.

Partito dal costo di 113 euro, il Canone Rai era sceso a 100 euro nell’ottobre 2015 per volere dell’allora Premier Matteo Renzi, finendo direttamente nella bolletta dell’energia dei cittadini (legge di Stabilità per il 2016). Era stato inoltre previsto un sistema di rateizzazione della tassa, con l’addebito in bolletta in dieci rate mensili (gennaio – ottobre).

E ancora, nel 2017, il Canone Rai era sceso di altri 10 euro, arrivando così a 90 euro, con lo sconto che veniva spalmato nelle prime dieci bollette della luce dell’anno. Infine l’ultima sforbiciata a 70 euro per tutto il 2024 con la legge 30 dicembre 2023, n. 213. Ai posteri l’ardua sentenza.

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