Le finanze personali sono complicate per tutti, ma per i Zoomer che entrano ora nel mondo del lavoro, la situazione appare decisamente caotica. Con alle spalle crisi economiche e prospettive future incerte, il risparmio per la pensione può sembrare un obiettivo irraggiungibile. Il consiglio che si tramanda dalle generazioni precedenti è spesso immutato: cominciare a risparmiare subito, accantonare una parte dello stipendio ogni mese e dimenticarsene fino all’età pensionabile.
Ma è lecito chiedersi se questi concetti siano ancora validi nel contesto attuale. Oggi, con mercati instabili e un’economia in costante evoluzione, molti giovani sono più cauti e cercano soluzioni che permettano di godersi il presente senza sacrificare il futuro. La realtà è che il tradizionale approccio al risparmio richiede una rivalutazione, più flessibile e adattata a tempi in cui il lavoro non è più garanzia di stabilità.
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Disinteresse e disillusione verso il mondo del lavoro e del risparmio per il futuro
Negli ultimi anni la Gen Z ha espresso in modo sempre più esplicito un netto rifiuto del lavoro tradizionale, portando avanti questa narrativa soprattutto sui social, con TikTok in testa. Frasi come “I don’t dream of labor” sono diventate simboli virali di una generazione che si sente tradita da un sistema che percepisce come iniquo e oppressivo. Questi giovani non accettano più l’idea di dedicare la propria vita a lavori che non garantiscono né sicurezza economica né un adeguato benessere personale. La pandemia ha esacerbato queste frustrazioni, rendendo sempre più urgente la ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata.
Non si tratta, tuttavia, di un rifiuto del lavoro in sé. La disillusione verso il sistema lavorativo non coincide con l’abbandono della necessità di guadagnare. Molti giovani vogliono soltanto lavorare alle proprie condizioni, cercando ruoli che garantiscano flessibilità e rispetto per la loro vita fuori dall’ufficio.
Business Insider ha rilevato che la Gen Z cambia lavoro più frequentemente rispetto alle generazioni precedenti, non per pigrizia, ma nella costante ricerca di condizioni migliori e stipendi più competitivi. Questo fenomeno è solo l’ultima manifestazione di un malcontento che riflette una profonda insoddisfazione verso un sistema che, secondo molti, non è più sostenibile.
Il grande dubbio: investire o godersi la vita?
Il dilemma tra investire o godersi la vita è più pressante che mai per la generazione di oggi, soprattutto per coloro che hanno vissuto l’instabilità economica del passato più recente. Con alle spalle la crisi legata alla pandemia, molti giovani hanno ereditato un approccio cauto agli investimenti. La paura di un nuovo crollo finanziario li rende riluttanti a rischiare i propri risparmi, alimentando il timore di perdere tutto in un attimo.
Tuttavia esperti del settore finanziario mettono in guardia dal rinunciare completamente agli investimenti a lungo termine. I dati storici dimostrano che i mercati, anche dopo crisi profonde, tendono a riprendersi, e chi ha mantenuto i propri investimenti nel corso di decenni ha ottenuto rendimenti nettamente superiori rispetto a chi ha optato per soluzioni più conservative, come il risparmio in conti a basso rendimento. In un arco temporale prolungato, infatti, l’investimento tende a superare di gran lunga la semplice liquidità, garantendo guadagni significativamente maggiori
La vera sfida è, però, trovare un equilibrio. Non si tratta di sacrificare completamente il presente per costruire il futuro, ma nemmeno di ignorare la necessità di una sicurezza finanziaria. La diversificazione è la chiave: distribuire il rischio tra azioni, obbligazioni e beni rifugio come l’oro offre una maggiore protezione contro le crisi economiche.
Inoltre, mantenere una porzione di risparmi in liquidità per le emergenze permette di affrontare eventuali imprevisti senza dover liquidare investimenti a lungo termine in momenti sfavorevoli. Ma andiamo con ordine.
Investire presto e sfruttare l’interesse composto
L’interesse composto non è solo un concetto teorico: in Italia, rappresenta una leva strategica per chi sceglie di investire a lungo termine in strumenti come i fondi pensione. Il vantaggio è evidente quando si guarda ai rendimenti che si accumulano nel tempo, poiché gli interessi già maturati generano ulteriori guadagni. Questo fenomeno, ben noto agli esperti di finanza, è la chiave per chi intende assicurarsi una pensione integrativa che vada oltre le semplici aspettative di crescita del capitale investito.
Ma il vero incentivo arriva dai vantaggi fiscali. Ad oggi, è possibile dedurre fino a 5.164,57 euro all’anno dai contributi versati in un fondo pensione, riducendo significativamente la base imponibile su cui si calcola l’Irpef. Per fare un esempio pratico: con un reddito imponibile di 30.000 euro, contribuire 3.000 euro a un fondo pensione riduce l’imponibile a 27.000 euro, generando un risparmio fiscale concreto.
E non finisce qui. I contributi che superano il limite di deducibilità non vengono persi, ma beneficiano di una tassazione agevolata al momento del ritiro della pensione integrativa. In altre parole, gli importi eccedenti, pur non dedotti nell’immediato, verranno tassati in modo più vantaggioso quando saranno riscossi, garantendo un ulteriore vantaggio a lungo termine.
Anche i rendimenti maturati sui fondi pensione godono di un trattamento fiscale agevolato: l’aliquota varia tra il 15% e il 9%, a seconda degli anni di adesione.
Gestire il debito
In Italia gestire il debito, specialmente quello legato a carte di credito o prestiti al consumo, richiede una strategia ben strutturata per evitare che gli interessi si accumulino in modo eccessivo. Una tecnica molto utilizzata è il metodo valanga, che consiste nel concentrare i pagamenti sui debiti con i tassi d’interesse più elevati, in modo da ridurre progressivamente il carico complessivo degli interessi. Sebbene richieda più tempo per vedere miglioramenti concreti, questa strategia aiuta a risparmiare nel lungo periodo.
Un’altra opzione, il metodo snowball, parte invece dai debiti più piccoli. Questa modalità può offrire una gratificazione immediata, poiché consente di eliminare rapidamente piccoli importi, mantenendo alta la motivazione. Tuttavia, può risultare più onerosa nel lungo termine, poiché i debiti con interessi maggiori restano in sospeso.
Una soluzione sempre più diffusa è il consolidamento del debito, che permette di unificare diversi prestiti in uno solo con un tasso di interesse inferiore. Questo semplifica i pagamenti e riduce la pressione finanziaria.
Investimenti in Etf indicizzati
Gli Etf (Exchange Traded Funds) e i fondi indicizzati sono diventati sempre più popolari tra gli investitori italiani per ragioni ben precise: sono strumenti semplici da capire, trasparenti e, soprattutto, economici. Se vi siete mai chiesti come investire senza dover monitorare il mercato ogni giorno o affidarti a costosi gestori di fondi attivi, questi strumenti potrebbero essere ciò che state cercando.
Il punto di forza degli Etf è la loro flessibilità. Si possono negoziare come azioni, comprandoli e vendendoli in tempo reale, e hanno la capacità di replicare indici di mercato azionari o obbligazionari su scala globale. Per chi cerca una diversificazione immediata e a basso costo, gli Etf sono un’ottima soluzione: si può investire in settori specifici, in mercati emergenti o persino in asset globali con un solo strumento.
E la bellezza sta nelle commissioni, spesso inferiori allo 0,5% all’anno, cosa che li rende particolarmente economici rispetto ai fondi attivi tradizionali.
I fondi indicizzati, dal canto loro, offrono un altro tipo di tranquillità. Replicano un indice di mercato senza la necessità di gestioni continue, il che riduce ulteriormente i costi.
Quando i soldi non bastano: come fare per risparmiare?
Per chi ha poca liquidità iniziare a risparmiare può sembrare difficile, ma ci sono soluzioni pratiche per accumulare fondi, anche con risorse limitate. Un buon punto di partenza è destinare una piccola percentuale del reddito, come l’1% o il 5%, ai risparmi mensili. Non importa quanto sia modesto l’importo: è importante avviare il processo.
Per chi vive “con l’acqua alla gola”, risparmiare per la pensione sembra un obiettivo lontano, ma incrementare gradualmente il tasso di risparmio (o almeno provarci), anche del 7-8%, può fare la differenza.
Un approccio utile è la regola del 50/30/20, che suddivide il reddito in spese essenziali (50%), risparmio (30%) e spese voluttuarie (20%). Un’altra opzione più conservativa, la regola del 70/20/10, riserva una porzione maggiore alle spese di base e meno agli investimenti. Rivedere le spese quotidiane inutili può liberare risorse da destinare ai risparmi.
Un’opzione pratica per migliorare la vostra situazione finanziaria, anche con risorse limitate, è vendere oggetti che non si usano più tramite piattaforme online. Questo metodo può generare una liquidità extra da destinare ai risparmi o a piccoli investimenti. Che si tratti di vestiti, elettronica o mobili, il mercato dell’usato offre un’opportunità per trasformare ciò che non vi serve più in una risorsa utile. Deve essere una risorsa, non un business, perché diversamente diventerebbe anche tassabile.
Un altro consiglio è considerare la possibilità di chiedere un aumento al vostro capo. Una mossa a basso rischio, perché chiedere un aumento non è in nessun modo il preludio del licenziamento (anche se molto dipende dalla cultura aziendale, dal contesto economico e da come viene presentata la richiesta). È importante, però, approcciare questa conversazione con cautela e preparazione: richiedere un incremento del 10-15% (soldi che possono essere messi da parte per la pensione senza nessuno sforzo) può sembrare ambizioso, ma anche un aumento più contenuto può avere un impatto significativo sul lungo periodo. Assicuratevi di presentare dati concreti sui vostri risultati e su come avete contribuito al successo dell’azienda.
Anche queste strategie, combinate con una gestione oculata delle spese, possono aiutarvi a migliorare la stabilità finanziaria senza dover compiere sacrifici estremi.