Il reddito di cittadinanza era discriminatorio: la sentenza della Corte europea

Secondo la Corte di Giustizia dell'Unione europea, il reddito di cittadinanza era discriminatorio

Pubblicato: 29 Luglio 2024 15:54

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il reddito di cittadinanza era discriminatorio nei confronti delle persone residenti in Italia ma non cittadini Ue. Lo ha deciso la Corte di Giustizia dell’Unione europea, con una sentenza riguardo a un caso portato alla sua attenzione dal tribunale di Napoli. La parte contestata della norma era quella che richiedeva la residenza da 10 anni in Italia ai cittadini non Ue per aver accesso al sussidio.

Non è chiaro cosa potrebbe succedere ora. Il reddito di cittadinanza infatti è stato completamente abolito dal Governo Meloni, che lo ha sostituito con altre due misure. Questi sussidi hanno corretto questa situazione, omologandosi alle norme europee.

Il reddito di cittadinanza non rispettava le regole Ue

Secondo una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, il reddito di cittadinanza era discriminatorio. Il sussidio fu introdotto nel 2018 dal governo Conte uno, sostenuto dal Movimento 5 Stelle, di cui oggi l’allora premier è leader, e dalla Lega di Matteo Salvini. Prevedeva un assegno fino a circa 700 euro mensili per le persone in particolare difficoltà economica.  La norma aveva però anche un requisito molto restrittivo sui cittadini non Ue.

È esattamente questa parte della legge che è stata giudicata discriminatoria dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Il problema principale sarebbe la richiesta di residenza sul territorio nazionale. Per i cittadini non europei infatti, per ottenere il sussidio era necessario risiedere da 10 anni in Italia, di cui almeno 2 consecutivi. Le norme europee prevedono però che il requisito di residenza per l’accesso ai sussidi dei cittadini esteri non possa superare i 5 anni.

Il caso era stato sollevato davanti alla Corte di Giustizia europea dal tribunale di Napoli, che sta esaminando il caso di due donne accusate di aver falsificato proprio il requisito di residenza per ottenere il reddito di cittadinanza. Per assicurarsi che la legge fosse omologata a quelle europee, i giudici di Napoli hanno quindi chiesto il parere della Corte, che è stato negativo.

Cosa dicono i nuovi sussidi riguardo alle persone extracomunitarie in Italia

Le ripercussioni di questa sentenza potrebbero essere però limitate. Molto difficile che lo stato debba rimborsare rate di reddito di cittadinanza non versate. Più probabile invece che il processo in corso si concluda con un nulla di fatto, dato il parere della Corte di Giustizia dell’Unione europea riguardo il requisito di residenza del reddito di cittadinanza.

Il sussidio peraltro è completamente scomparso, tranne che per rarissime eccezioni, dal sistema normativo italiano. Il governo di Giorgia Meloni lo ha infatti progressivamente abolito durante il 2023, sostituendolo con due sussidi diversi. Da una parte il Supporto per la formazione e il lavoro e dall’altra l’Assegno di inclusione. Queste norme sono peraltro regolari per quanto riguarda il requisito di residenza, che è di 5 anni come previsto dall’Ue.

Il reddito di cittadinanza era costato allo Stato, secondo alcune stime, oltre 31 miliardi di euro nei 4 anni in cui è stato in vigore. Il sussidio era stato criticato proprio per il requisito di residenza molto difficile da soddisfare, che escludeva una larga fetta della popolazione italiana che spesso si trova in stato di povertà.

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