L’Associazione nazionale dei comuni ha fatto emergere alcuni dati sulla spesa dei fondi del Pnrr che al momento le istituzioni italiane sono riuscite ad attuare. Si tratta di meno di 50 miliardi di euro, il 25% di quelli elargiti dall’Ue. Un problema serio, dato che se i progetti non saranno completati entro meno di due anni, i fondi andranno restituiti all’Ue.
Tra gli enti più efficienti ci sono proprio i comuni. La spesa dei municipi per le opere legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza supera la media nazionale. Il resto dei fondi spesi è però quasi interamente legato a crediti d’imposta automatici per le aziende o per i bonus edilizi. Arrancano ancora le grandi opere pubbliche.
La spesa del Pnrr va a rilento: meno di 20 miliardi dalle istituzioni
Gli ultimi dati sui fondi del Pnrr effettivamente spesi dalle istituzioni italiane a cui sono stati assegnati rivelano una situazione critica. Durante un evento dell’Associazione nazionale dei comuni (Anci), è stato rivelato che soltanto 49,5 miliardi sono stati effettivamente impiegati, mentre gli altri rimangono ancora in attesa. Si tratta del 25% dei fondi ricevuti dall’Italia fino ad ora.
Se si guarda alle singole spese la situazione si aggrava ulteriormente. Dei 49,5 miliardi impiegati ben 30 riguardano i crediti di imposta, principalmente per i bonus edilizi e le imprese. Soldi che vengono quindi spesi in automatico e non vanno assegnati tramite progetti. Secondo questi calcoli quindi, le istituzioni hanno effettivamente speso meno di 20 miliardi di euro.
Il problema principale riguarda le scadenze. Se un progetto approvato non avrà speso tutti i fondi europei entro il 30 giugno 2026, questi andranno restituiti all’Ue. Una prospettiva che spaventa soprattutto le istituzioni centrali, dato che i comuni sono tra gli enti più efficienti nella spesa. Buona parte dei progetti coordinati dai municipi stanno infatti rispettando la tabella di marcia, come sottolineato dal presidente dell’Anci Antonio Decaro.
I progetti del ministero per aumentare la spesa
Su queste cifre è intervenuto il ministro per l’Applicazione del Pnrr Raffaele Fitto, tra i candidati italiani per diventare Commissario nel nuovo esecutivo Ue: “È scontato che problemi di attuazione continueranno a esserci; vivendo in Italia e non sulla Luna, dovremmo ricordarci sempre del 34% di spesa dei fondi della programmazione della coesione 2020-2026” ha affermato il ministro, che ha anche confermato il giudizio positivo sull’iniziativa.
“L’Unione europea dovrà costruire dinamiche analoghe al Next Generation Eu per affrontare la transizione verde e digitale” ha dichiarato Fitto, che starebbe lavorando anche a un’accelerazione nella spesa dei fondi del Pnrr, fondamentale per convincere l’Ue della bontà del progetto italiano.
Tra le misure previste dal governo Meloni per garantire che la scadenza del 30 giugno 2026 venga rispettata anche una verifica intermedia a scadenza breve. Entro il 23 luglio, tra poco più di due settimane, tutti gli attuatori di progetti finanziati con il Pnrr dovranno presentare un rapporto sullo stato di avanzamento dei lavori. Se non lo faranno o se quanto presentato verrà ritenuto insufficiente per rispettare le scadente previste dall’Unione europea, il governo minaccia di commissariare i progetti in modo da non perdere i fondi ad essi assegnati.