Corsa ai mini reattori nucleari in Italia, Enel e Ansaldo insieme per ridurre il costo

Enel e Ansaldo avviano studi per l'adozione di mini reattori nucleari in Italia. Ottime le prospettive occupazionali e i guadagni della nuova tecnologia

Pubblicato: 6 Novembre 2024 15:26

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

L’Italia torna a guardare al nucleare e lo fa con i “mini” reattori. Enel, Ansaldo e Leonardo hanno dato il via allo studio della tecnologia nucleare di terza generazione avanzata SMR. Lo studio vuole verificare la fattibilità e il costo dei”mini, per modo di dire, reattori nucleari.

Lo sviluppo della nuova “mini” tecnologia nucleare

Enel, in sinergia con il gruppo Ansaldo, sta per avviare una fase di studio cruciale per l’adozione della tecnologia dei mini reattori nucleari, conosciuti come SMR (Small Modular Reactor), per la generazione di energia elettrica in Italia. Il progetto si propone di valutare la fattibilità dell’implementazione di reattori di terza generazione avanzata, considerati all’avanguardia nella sicurezza e nell’efficienza energetica.

La creazione di una nuova società, la cui costituzione è prevista entro la fine dell’anno, si concentrerà sull’analisi dei tempi e dei costi necessari per avviare la produzione di questi reattori, nonché sulla possibilità di sviluppare una filiera produttiva nazionale. La partecipazione di Enel, con una quota superiore al 51%, Ansaldo e Leonardo, contribuisce a consolidare l’idea di un progetto che potrebbe rilanciare una tecnologia nucleare a lungo trascurata in Italia, in particolar modo dopo i referendum del 1987 e del 2011 che avevano messo al bando l’energia nucleare.

L’interesse per gli SMR è crescente anche a livello internazionale: paesi come la Svizzera, che aveva introdotto un divieto costituzionale per il nucleare, stanno riconsiderando la loro posizione. In Inghilterra, mentre i costi della centrale nucleare di Hinkley Point continuano a lievitare, sono stati avviati accordi per lo sviluppo degli SMR con Westinghouse. A livello globale, circa 80 progetti di SMR sono attualmente in fase di studio, con sviluppatori di punta che includono aziende statunitensi come GE Hitachi, NuScale Power e Westinghouse.

Il ritorno del nucleare dopo il referendum: SMR più sicuri

Gli SMR vengono ritenuti più sicuri rispetto ai reattori nucleari tradizionali per vari motivi. In particolare, la loro progettazione prevede sistemi di raffreddamento passivi che possono gestire il calore generato anche in assenza di alimentazione elettrica, riducendo il rischio di incidenti catastrofici.

Le singole unità di potenza inoltre sono immerse in piscine d’acqua, fornendo una protezione aggiuntiva contro il surriscaldamento. La scelta di Enel e Ansaldo di investire in questa tecnologia è motivata dalla possibilità di costruire impianti di dimensioni ridotte, simili a quelli di una fabbrica, all’interno di contesti industriali già esistenti.

Inoltre, il potenziale di generazione energetica degli SMR è notevole: in media, un singolo reattore può produrre circa 300 megawatt. Con un costo di realizzazione stimato di circa 3,5 milioni di euro per megawatt, gli investimenti necessari per la realizzazione di un impianto si aggirano attorno a un miliardo di euro. Un simile modello potrebbe garantire una produzione continua di energia per 8.760 ore all’anno, rispetto alle circa 1.500 ore di produzione garantite dagli impianti fotovoltaici. Gli SMR, non a caso, sono considerati un’opzione competitiva sul mercato energetico.

I benefici del nuovo nucleare: fatturato e posti di lavoro

L’adozione dei mini reattori nucleari – italiano quello che sarò usato nelle missioni lunari – non si limita a vantaggi in termini di produzione energetica, ma comporta anche significativi benefici economici. Le aziende italiane operanti nel settore nucleare, circa 70, hanno generato nel 2022 un fatturato di circa 4 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 1,3 miliardi. Di questi, 457 milioni di euro e 161 milioni di euro di valore aggiunto sono attribuibili specificamente al nucleare.

L’analisi di Thea stima che l’espansione del nucleare in Europa, con un obiettivo di raggiungere il 25% di energia elettrica da fonti nucleari, potrebbe creare un mercato potenziale per le aziende italiane fino a 25 miliardi di euro, con ulteriori 21 miliardi che porterebbero il totale a 46 miliardi di euro.

Entro il 2050, un’eventuale riapertura al nucleare in Italia, come delineato nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), potrebbe attivare un impatto economico superiore a 50 miliardi di euro, equivalenti al 2,5% del PIL italiano del 2023. Inoltre, si prevede la creazione di fino a 117.000 nuovi posti di lavoro, per un contributo non secondario alla ripresa del Paese e all’occupazione, anche giovanile.

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