L’Europa sta affrontando vari cambiamenti demografici, con un rapido invecchiamento della popolazione e un calo delle nascite. L’UE pone attenzione sulla migrazione legale per stimolare la crescita economica.
Si stima che entro il 2050 i pensionati rappresenteranno circa un terzo della popolazione dell’UE.
Questo avrà significative conseguenze sia a livello sociale che economico, traducendosi, per esempio, in un aumento della domanda di assistenza sanitaria e di servizi sociali, una minore produttività con conseguente aumento della spesa pubblica.
Indice
Come l’Ue incoraggia la migrazione legale
Per aiutare a fronteggiare queste sfide, l’Unione europea ha incoraggiato la migrazione legale con l’obiettivo di affrontare la carenza di manodopera, colmare il deficit di competenze e stimolare la crescita economica.
A marzo, la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha approvato le posizioni negoziali su diverse proposte di legge, in particolare sulle nuove procedure di accertamenti alle frontiere, di gestione dell’asilo e della migrazione, la risposta alle crisi, e i residenti di lungo periodo.
Il Parlamento e le presidenze di turno del Consiglio si sono impegnati a collaborare per adottare la riforma delle norme UE su migrazione e asilo prima delle elezioni UE del 2024.
La Plenaria, nei giorni scorsi, ha approvato i mandati negoziali e deciso di avviare i colloqui con gli Stati membri su diversi dossier relativi alle politiche di migrazione e asilo.
I deputati hanno approvato l’avvio dei negoziati interistituzionali su tutti i dossier legislativi sui quali hanno votato. Vediamo nel dettaglio i vari elementi della riforma.
Screening dei cittadini di Paesi terzi
La decisione di avviare i negoziati sul nuovo regolamento sullo screening è stata approvata con 419 voti favorevoli, 126 contrari e 30 astensioni.
Per quanto riguarda i negoziati sul sistema centralizzato di informazioni sulle condanne (ECRIS-TCN), il risultato della votazione è stato di 431 voti favorevoli, 121 contrari e 25 astensioni.
Queste regole si applicheranno alle frontiere dell’UE alle persone che in linea di principio non soddisfano le condizioni di ingresso di uno Stato membro dell’UE.
La procedura di screening non dovrebbe richiedere più di 5 giorni, ma potrebbe essere estesa a 10, durante le crisi.
Dovrebbe includere l’identificazione, le impronte digitali, i controlli di sicurezza e la valutazione preliminare di salute e vulnerabilità e si concluderà con un debriefing.
Le autorità saranno, quindi, in grado di scegliere la procedura appropriata per la protezione internazionale o il rimpatrio.
La proposta introduce la possibilità di procedure più rapide e semplificate per le domande di asilo subito dopo lo screening, anche per le nazionalità con bassi tassi di riconoscimento.
Questi dovrebbero essere completati in 12 settimane, compresi i ricorsi. In caso di rigetto o rigetto di una richiesta, dovrebbe essere prevista una procedura di rimpatrio della durata massima di 12 settimane.
I minori non accompagnati, i minori di 12 anni e le loro famiglie, nonché le persone con problemi di salute, dovrebbero sempre essere soggetti alla procedura di asilo regolare.
Mentre una richiesta di asilo viene valutata o le procedure di rimpatrio sono in fase di elaborazione, il richiedente deve essere accolto dagli Stati membri dell’UE con la possibilità di essere trattenuto.
I deputati, tuttavia, chiedono che sia data priorità alle alternative alla detenzione e alle misure meno rigorose.
Gli Stati membri dell’UE dovrebbero istituire meccanismi di monitoraggio indipendenti per garantire il rispetto delle norme dell’UE e internazionali in materia di rifugiati e diritti umani, compreso il non rimpatrio dei richiedenti respinti nei paesi in cui rischiano di essere perseguitati, oggetti di maltrattamenti o torture, durante la sorveglianza di frontiera, tra i valichi di frontiera ufficiali, la procedura di screening e l’applicazione delle procedure di asilo e di rimpatrio.
Tali organismi di controllo indipendenti dovrebbero, inoltre, valutare le condizioni di accoglienza e di trattenimento e avere accesso a tutti i luoghi pertinenti, compresi i centri di trattenimento, le persone e i documenti. I deputati sostengono, inoltre, il coinvolgimento delle organizzazioni non governative in tali meccanismi.
Gestione dell’asilo e della migrazione
Il mandato negoziale per l’atto legislativo centrale del pacchetto asilo e migrazione, che verte sulla gestione dell’asilo e della migrazione, è stato approvato con 413 voti favorevoli, 142 contrari e 20 astensioni.
Il regolamento stabilirà come l’UE e gli Stati membri agiranno congiuntamente per gestire l’asilo e la migrazione.
Introdurrà nuovi criteri per determinare la responsabilità dei Paesi UE nel trattamento di una domanda di asilo, i cd. Criteri di Dublino, e l’equa ripartizione delle responsabilità.
Include un meccanismo di solidarietà vincolante per assistere i Paesi che subiscono pressioni migratorie, anche a seguito di operazioni di ricerca e salvataggio in mare.
Situazione di crisi
La decisione di avviare i negoziati anche sul regolamento sulle situazioni di crisi è stata adottata con 419 voti favorevoli, 129 contrari e 30 astensioni.
Il testo si concentra sugli arrivi improvvisi e massicci di cittadini di Paesi non-UE, che determinano una situazione di crisi in un determinato Stato membro e che, sulla base di una valutazione della Commissione, comporterebbe trasferimenti obbligatori e deroghe alle procedure di screening e di asilo.
La situazione di crisi sarà confermata dalla Commissione, in consultazione con lo Stato membro interessato e le pertinenti agenzie dell’UE. Tenendo conto di una serie di indicatori legati alla migrazione, come la situazione geopolitica nei paesi terzi che incide sui flussi migratori, la Commissione individuerà le misure di sostegno necessarie. Queste comprendono capacità aggiuntive, ma anche delocalizzazioni obbligatorie. Sarà data priorità alle persone vulnerabili.
Le norme prevedono anche la concessione di protezione internazionale prima facies, senza analisi esaustiva, a persone provenienti da specifici paesi di origine.
Infine, in situazioni di crisi, le procedure di asilo frontaliero e di rimpatrio possono essere prorogate per altre quattro settimane, oltre alle 12 settimane giaà previste.
Residenti di lungo periodo
Con 391 voti favorevoli, 140 contrari e 25 astensioni, i deputati hanno approvato il mandato negoziale per le modifiche all’attuale direttiva sui residenti di lungo periodo. Il testo prevede misure per l’accelerazione della concessione dei permessi di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.
Secondo le nuove regole, i titolari dello status di soggiornante di lungo periodo dell’UE potranno trasferirsi in un secondo Stato membro per motivi di lavoro o di studio senza ulteriori requisiti, come i controlli sul mercato del lavoro o i requisiti di integrazione.
I deputati vogliono ridurre a tre anni, invece dei cinque proposti, il periodo di residenza legale in uno Stato membro per acquisire lo status di cittadino dell’Unione europea a lungo termine.
Essi sostengono compresi i periodi di residenza legale in diversi Stati membri, così come il tempo trascorso sotto protezione temporanea, lavoro stagionale, periodi di studio o formazione professionale nel calcolo del soggiorno legale.
Una decisione su una domanda di soggiorno di lungo periodo non dovrebbe richiedere più di 60 giorni dal giorno di presentazione.
Il progetto di regolamento semplifica e chiarisce i criteri relativi alle risorse adeguate e all’assicurazione sanitaria.
Gli Stati membri possono richiedere di parlare una lingua fino al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per le competenze linguistiche. In questi casi dovrebbero fornire corsi di lingua gratuiti.
I deputati desiderano escludere coloro che sono titolari di un permesso di soggiorno unicamente sulla base di un programma di investimenti dalla possibilità di richiedere un permesso di lunga durata dell’UE.
I deputati sostengono la concessione dello status di residenza automatica di lungo periodo per i figli a carico di persone già in possesso di tale permesso, indipendentemente dal luogo di nascita, e condizioni favorevoli per i familiari.
La Carta blu
La Carta blu è un permesso di lavoro e di soggiorno che consente ai cittadini di paesi terzi di lavorare a risiedere in un paese dell’UE, a patto di essere in possesso di un diploma o di un titolo equivalente e un’offerta di lavoro che comprenda una soglia salariale minima.
L’aggiornamento normativo, che entrerà in vigore alla fine del 2023, fissa il periodo dell’offerta lavorativa a un minimo di sei mesi, allineando la soglia salariale almeno al 100 % della retribuzione media annua lorda del paese di occupazione.
La Carta blu può avere valida fino a quattro anni e può essere rinnovata. I titolari della carta possono portare i loro familiari a vivere con loro nell’UE.
Viene riconosciuta in tutti i paesi dell’UE, ad eccezione di Danimarca e Irlanda.
Permesso unico
Il permesso unico può essere un’opzione per coloro che non dispongono dei requisiti per richiedere la Carta blu europea.
Tale permesso può essere rilasciato dal paese dell’UE dove il cittadino del paese terzo lavorerà e andrà a vivere. Il documento può avere fino a due anni di validità.
La Direttiva del 2011 sul permesso unico è attualmente in corso di revisione. Per rendere l’UE una prospettiva più attraente, si propone di ridurre la procedura di candidatura dagli attuali 4 mesi a 90 giorni. Inoltre, la procedura potrebbe venire ridotta a 45 giorni, per i richiedenti in possesso di un permesso o selezionati attraverso il partenariato dei talenti dell’UE.
Il permesso non sarà più legato a un singolo datore di lavoro, per consentire ai lavoratori di poter cambiare impego, snellendo le procedure di assunzione e riducendo il rischio di esposizione allo sfruttamento. I lavoratori saranno, inoltre, autorizzati a mantenere il permesso unico durante la disoccupazione per un periodo fino a nove mesi.
La versione aggiornata del Permesso unico può applicarsi a quasi tutti i lavoratori di paesi terzi e alle loro famiglie, agli studenti lavoratori, ai lavoratori stagionali e ai rifugiati. Tuttavia, non possono farne richiesta tutti coloro che sono in attesa di risposta per una domanda di asilo. Il Permesso unico non copre i lavoratori autonomi.
Riconoscimento delle qualifiche dei migranti nell’UE
I deputati chiedono, inoltre, che le norme dell’UE riconoscano le qualifiche dei lavoratori migranti. Vogliono che le qualifiche professionali, le abilità e le competenze acquisite da un cittadino di paesi terzi in un altro paese dell’UE, vengano riconosciute allo stesso modo di quelle dei cittadini dell’UE. La scelta in merito al riconoscimento delle qualifiche acquisite al di fuori del territorio dell’UE è di competenza dei singoli paesi dell’UE.
Nel 2019, circa il 48% dei migranti altamente qualificati lavorava in posti di lavoro con qualifiche medie o basse. La forma di occupazione più comune è stata quella di addetto alle pulizie o di assistente domestico. A segnalare carenze di manodopera, sono state, invece, il 62% delle aziende di programmazione informatica e il 43% delle aziende di costruzioni.
I paesi dell’UE possono richiedere un livello di conoscenza linguistica prima di concedere il soggiorno di lungo periodo, fornendo corsi gratuiti.
Dopo l’approvazione della posizione negoziale da parte del Parlamento europeo ad Aprile, adesso inizieranno le discussioni con il Consiglio riguardo alla versione finale del provvedimento.