La Legge di Bilancio è ancora in fase di costruzione, ma il centrodestra si trova già davanti a un bivio. Da un lato, l’approvazione rapida e indolore prima di Natale, dall’altro, il rischio di arrivare a un sì finale proprio a ridosso del 31 dicembre. Due scenari possibili, con tempistiche che sembrano decise più dal calendario che dalla volontà politica.
A confermarlo è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che in conferenza stampa, subito dopo il Consiglio dei ministri, ha indicato come data di presentazione in Parlamento lunedì 21 ottobre. “La legge di bilancio sarà presentata in Parlamento nei termini previsti per legge, il 20 è domenica, penso lunedì 21”, ha detto Giorgetti.
Il rischio di un’approvazione a ridosso del 31 dicembre
L’obiettivo è quello di ottenere il sì definitivo del Parlamento entro il 23 dicembre, ma con il Natale di mezzo, potrebbe esserci il rischio di arrivare a discutere la manovra proprio in zona Cesarini, a pochi giorni dalla fine dell’anno. Nessuno, comunque, vuole immaginare l’ipotesi di dover ricorrere a un esercizio provvisorio. Molto dipenderà dal numero e dalla gestione degli emendamenti: i gruppi parlamentari sperano in maggiori possibilità di intervento rispetto allo scorso anno, anche se il margine resta limitato.
Scontro sui numeri della sanità
La Manovra non è ancora arrivata in Parlamento, ma lo scontro tra governo e opposizione è già esploso, e il campo di battaglia è la sanità. Giorgia Meloni, da Bruxelles, non si è trattenuta e ha parlato di “mistificazioni” a proposito delle critiche, difendendo i numeri come un “record storico”: nel 2025 il Fondo sanitario nazionale dovrebbe salire a 136,48 miliardi e a 140,6 miliardi l’anno successivo. Una vittoria, almeno secondo la premier.
Ma Elly Schlein non è rimasta a guardare e ha lanciato il contrattacco: il vero problema non sono i numeri assoluti, ma la percentuale sul Pil, che è scesa di mezzo punto rispetto al 2010. “La percentuale più bassa degli ultimi 15 anni”, ha detto la segretaria del Pd, in un post su Instagram, dove ha pubblicato le statistiche.
Difese e attacchi al Senato
Nel frattempo, Giancarlo Giorgetti è intervenuto al Senato durante il question time per difendere le scelte dell’esecutivo. “A questa manovra si può contestare qualsiasi cosa, ma non che vada contro i poveri Cristi”, ha detto il ministro dell’Economia, facendo un chiaro riferimento anche al contributo richiesto a banche e assicurazioni. “Va bene così, guardate lo spread”, ha aggiunto Giorgetti, in vista delle valutazioni delle agenzie di rating previste a breve. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha definito il contributo un “sacrificio sopportabile”, riferendosi al rinvio dei crediti di imposta.
La partita delle opposizioni
Le opposizioni, però, non ci stanno. Nicola Fratoianni ha parlato di una semplice operazione di prestito alle banche, mentre Silvia Fregolent di Italia Viva ha sottolineato che “la prossima manovra non la pagheranno le banche, ma i cittadini che già pagano le tasse, saranno i single, i nonni, le famiglie con figli adulti”. Con l’arrivo della Manovra in Parlamento, il confronto si farà ancora più acceso, e le proposte di modifica non mancheranno. Il Pd, ad esempio, spinge per un congedo parentale esteso a cinque mesi e non a 3, come paventato dalla Legge di Bilancio.
I punti chiave della Manovra
La legge di bilancio si concentra su alcuni punti chiave, come emerge dal comunicato del Consiglio dei ministri. Il governo punta a ridurre la pressione fiscale e a sostenere i redditi medio-bassi di lavoratori e pensionati. Sono previste risorse per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e incentivi per le famiglie numerose e la natalità.
Giancarlo Giorgetti ha assicurato che il taglio del cuneo fiscale e contributivo sarà confermato e che “ci sarà anche qualche beneficio sicuramente per redditi oltre 35mila fino a 40mila euro”. Inoltre, “ci saranno anche altre classi di reddito che ne beneficeranno”. Sulle pensioni, si lavora a un nuovo meccanismo per incentivare chi ha raggiunto l’età pensionabile a continuare a lavorare, sia nel settore pubblico che in quello privato.