Sembra proprio che le “bandiere” sventolate durante la campagna elettorale siano destinate a diventare bandierine. Man mano che la Legge di Bilancio prende forma, infatti, cresce anche la consapevolezza che sarà un’impresa decisamente ardua mantenere gran parte delle promesse che hanno convinto una bella fetta di italiani a dare piena fiducia al Governo Meloni.
Manovra, caro bollette “pigliatutto”
A complicare la strada dell’esecutivo ci ha pensato il caro bollette che assorbirà la maggior parte delle risorse disponibili per la prossima Manovra. Per le altre misure bisognerà attendere o comunque accontentarsi di una versione “light”. Il Governo può contare su un tesoretto di circa 30 miliardi dei quali 21 in arrivo dal rialzo del deficit al 4,5% ed il resto da equivalenti tagli di spesa. Calcolando crediti d’imposta, rateizzazioni e taglio delle accise, due terzi delle risorse sono destinati alle misure a sostegno di imprese e famiglie per arginare i rialzi dei prezzi dell’energia
E le altre misure?
Poco resterebbe per le altre misure, molte delle quali care al Carroccio: non a caso, a breve, Matteo Salvini dovrebbe bussare alla posta del Ministro dell’Economia Giorgetti per fare il punto su alcuni interventi ritenuti prioritari, flat tax su tutto, che dovrebbe trovare spazio in due versioni: estensione per autonomi e partite Iva con ricavi fino a 85mila euro (prima 65mila) e flat tax incrementale per chi non aderisce al regime forfettario che si vedrebbe applicare l’aliquota al 15% sull’incremento di reddito nel 2022 rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti.
C’è da superare il solito “scoglio” risorse con l’esecutivo che dovrebbe attingere dai risparmi del superbonus oltre che da un possibile riordino delle deduzioni/detrazioni. In quest’ottica, il piano sarebbe quello di abbassare a 60mila euro (rispetto agli attuali 120mila) la soglia di reddito dopo la quale scatta il decalage fino all’azzeramento della detrazione piena del 19%.
Da flat tax a Quota 41, la strategia
Il Governo lavora anche ad un nuovo schema di anticipo pensionistico, Quota 41 che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e almeno 62 anni. Anche in questo caso, si tratta di una soluzione “tampone” in attesa di un intervento più strutturale. le risorse che potrebbero essere stanziate nella manovra dovrebbero essere intorno a 700 milioni per una platea totale di 45-50mila persone.E’ probabile che le uscite reali si fermino alla metà della platea – meno di 25mila persone quindi – soprattutto se si deciderà per il divieto di cumulo con il lavoro come è stato previsto per Quota 100. In quel caso a fronte di una platea di un milione di persone con i requisiti nel triennio 2019-2021 ne sono uscite circa 380mila.
Oltre che introdurre Quota 41, il governo potrebbe rinnovare strumenti ormai collaudati come Opzione donna e Ape social.