Iniziano oggi, 15 aprile 2024, le celebrazioni della prima Giornata Nazionale del Made in Italy, un evento promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’obiettivo di valorizzare la creatività e l’alta qualità dei prodotti italiani. La scelta di questa data non è casuale, poiché coincide con l’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci, considerato un’icona dell’arte e della manifattura italiane. La giornata per celebrare il Made in Italy è fissata per oggi ma i festeggiamenti dureranno fino al 21 aprile, con una serie di eventi in tutta Italia per sostenere e promuovere, sia a livello nazionale che internazionale, le eccellenze produttive e il patrimonio culturale del nostro Paese.
Ma quanto vale il Made in Italy, e qual è la percezione del marchio Italia nel mondo?
Quanto vale il Made in Italy
Se si guarda al valore del marchio, l’Italia è nona al mondo con un valore di 2,326 miliardi di dollari, pari a 2,18 miliardi di euro. Lo attesta il National Brand 193 2024 Ranking ed è una posizione di grande rilievo considerando che ci sono oltre 193 nazioni nel mondo nella classifica. Il valore del marchio è una risorsa di enorme importanza, che si riflette in numerose industrie e filiere che godono di una credibilità consolidata sia a livello nazionale che internazionale. Basti pensare alla moda, al design, al turismo e, non da ultimo, all’importanza del settore alimentare.
Questo prestigio contribuisce non solo alla promozione dei prodotti e dei servizi italiani sul mercato globale, ma anche a consolidare l’immagine del Paese nel suo complesso, favorendo la crescita economica e la valorizzazione della cultura e dell’identità italiana nel mondo.
Il cibo in Italia: un settore da 580 miliardi di euro, aumenta l’export
Che il cibo sia una delle ricchezze più importanti per l’Italia è ormai cosa nota: nonostante le sfide imposte dalla crisi energetica derivante dal conflitto in Ucraina, secondo un’analisi condotta da Coldiretti nella prima metà del 2023 il settore alimentare italiano era la prima ricchezza del Paese nel 2022, raggiungendo un valore di 580 miliardi di euro.
Il Made in Italy a tavola costituisce quasi un quarto del Pil nazionale, coinvolgendo un vasto network che si estende dal campo alla tavola, con circa 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Questa rete diffusa su tutto il territorio italiano garantisce quotidianamente l’approvvigionamento dei consumatori nazionali, che non hanno mai risentito della mancanza di prodotti alimentari di qualità, nonostante le avversità causate dalla pandemia e dalla guerra.
Nel 2023, secondo i dati Istat sul commercio estero elaborati da Unionfood e presentati nei giorni scorsi, le esportazioni italiane nel settore hanno superato i 21 miliardi di euro, registrando un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. Le tavole straniere sono state impreziosite soprattutto dalla presenza di prodotti italiani di alta qualità, come la pasta, che ha raggiunto la cifra corrispondente a circa 3 miliardi di piatti serviti, oltre a 55 miliardi di tazzine di caffè, 500 milioni di gelati tra coni, coppette e stecco, e quasi 1 miliardo di chilogrammi di altri dolci, tra cui biscotti, fette biscottate, crackers, pandori, panettoni e colombe.
Tra i settori di Unionfood che hanno registrato una maggiore crescita dell’export spiccano patatine e snacks (+22,4%), brodi, minestre, salse e sughi (+20,7%) e prodotti da forno (+13,2%). Ma tutte le categorie rappresentate dall’associazione hanno registrato performance positive. Dati che confermano quanto il comparto alimentare sia strategico per il Paese.
I brand più famosi all’estero
Ma non c’è solo il cibo a rendere famosa l’Italia nel mondo: la classifica BrandZ Most Valuable Italian Brands, redatta da Kantar, leader mondiale nell’insights, consulenza e data management, misura il Made in Italy calcolando il valore di mercato dei brand italiani più importanti.
E secondo la classifica del 2024 è Gucci a raggiungere il primo posto tra i marchi italiani, con un valore di 26 miliardi di dollari, pari a 24 miliardi di euro. Seconda è Enel con 12 miliardi di euro (in crescita del 37%) e Ferrari con 9, con un aumento del valore del marchio del 30%. Il valore totale dei primi 40 marchi italiani di maggior valore è aumentato dell’11%, raggiungendo quasi 123 miliardi di dollari, pari a 115 miliardi di euro.
- Gucci: €24,330 miliardi
- Enel: €12,334 miliardi
- Ferrari: €9,474 miliardi
- Kinder: €8,212 miliardi
- TIM: €7,159 miliardi
- Prada: €4,865 miliardi
- Fendi: €4,756 miliardi
- Nutella: €3,414 miliardi
- Generali: €3,101 miliardi
- Ferrero Rocher: €2,808 miliardi
La ripresa economica post-pandemia ha portato 28 marchi nella classifica a registrare una crescita, il che rispecchia la crescita della fiducia dei consumatori.
Quale sarà il futuro del Made in Italy nel mondo?
Secondo le ultime previsioni del gruppo assicurativo Sace, le esportazioni totali di merci dell’Italia potrebbero raggiungere i 652 miliardi di euro entro la fine del 2024, trainate da una ripresa del commercio internazionale stimata poco al di sotto del 2% dopo la stagnazione registrata nel 2023.
Nel settore agroalimentare le esportazioni dovrebbero continuare a crescere, migliorando il livello record di 64 miliardi di euro raggiunto nel 2023 con un aumento del 5,7% rispetto all’anno precedente. Il divario rispetto alla Spagna si è ridotto a sei miliardi di euro. Le esportazioni delle industrie alimentari hanno anch’esse toccato il massimo storico di 52 miliardi di euro nel 2023, quasi raddoppiando nel corso degli ultimi dieci anni. Nel 2023, ad esempio, le esportazioni di formaggi sono aumentate di quasi sei punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre l’export di prodotti ortofrutticoli freschi è cresciuto in valore di oltre il 9%.
È vero che il “Made in Italy” agroalimentare sta guadagnando sempre più attenzione a livello mondiale, ma non possiamo ignorare alcune situazioni critiche. Dall’andamento economico incerto della Germania, che rappresenta il primo mercato di sbocco per i prodotti italiani, all’instabilità dell’economia cinese e alle tensioni geopolitiche globali, ci sono diversi fattori che possono influenzare le esportazioni italiane.
Inoltre, l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti a novembre potrebbe portare a politiche protezionistiche, con un possibile aumento delle tariffe doganali che potrebbero colpire le esportazioni italiane.
Un’altra sfida è rappresentata dalle difficoltà emerse nelle vendite all’estero di vino. Contrariamente alla tendenza generale, le esportazioni verso i principali mercati di sbocco hanno registrato una diminuzione nel 2023, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Unione Italiani Vini. Questo calo ha interessato tutti i principali paesi produttori di vino.
Per affrontare queste sfide, è importante aprire nuovi mercati e promuovere attivamente i prodotti italiani. La promozione gioca un ruolo fondamentale nell’espansione verso nuovi mercati e nel mantenere la competitività dei prodotti italiani all’estero.