Italia, S&P conferma il rating BBB+ ma l’industria resta debole

S&P conferma il rating BBB+ per l’Italia con outlook stabile, ma la produzione industriale ad agosto cala del 2,4%

Pubblicato:

Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha confermato per l’Italia la valutazione BBB+ con outlook stabile. Una decisione che riflette la percezione di stabilità politica e il miglioramento dei conti pubblici. Secondo le ultime stime del Documento di programmazione finanziaria e di bilancio (Dpfp), il deficit tornerà a collocarsi attorno al 3% del PIL nel 2025, segnale di una gestione più equilibrata dei conti. Sul fronte dei mercati finanziari, anche lo spread tra BTP e Bund tedeschi resta contenuto. Nella giornata di chiusura, il differenziale si è attestato a 81,7 punti base, in leggero rialzo rispetto agli 80,5 del giorno precedente, ma su livelli comunque considerati stabili. Il rendimento dei titoli italiani è in calo, sebbene la riduzione sia risultata meno marcata rispetto a quella registrata dai titoli tedeschi. Un andamento che conferma la fiducia degli investitori internazionali sulla solidità del debito italiano. Dopo la conferma di S&P, l’attenzione si sposta ora su Moody’s, che a maggio aveva mantenuto il rating italiano a Baa3, un gradino sopra la soglia “junk”, migliorando tuttavia l’outlook da stabile a positivo. La prossima revisione è prevista per il 21 novembre e rappresenterà un momento chiave per la valutazione complessiva della sostenibilità economica e finanziaria del Paese.

I segnali di debolezza del settore industriale

Nonostante la fiducia dei mercati, non tutti gli indicatori macroeconomici mostrano lo stesso andamento. Il settore manifatturiero continua a evidenziare difficoltà. Secondo i dati Istat, la produzione industriale è tornata a scendere nel mese di agosto, registrando un calo del 2,4% rispetto a luglio e del 2,7% su base annua. Si tratta del terzo mese consecutivo di contrazione nell’ultimo anno, interrotto solo da lievi recuperi ad aprile e luglio. La debolezza di agosto, un mese tradizionalmente influenzato dalle chiusure estive, riflette un trend più ampio. Nella media del periodo giugno-agosto, la produzione industriale è diminuita dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti, segnalando una fase di stallo del comparto produttivo.

I settori in crescita e quelli in calo

L’analisi per comparti mostra un rallentamento generalizzato. I beni di consumo hanno segnato un calo dell’1,2% su base mensile e del 2,3% su base annua, mentre il comparto energetico ha registrato una flessione dello 0,6% mensile e dell’8,6% annuale. La contrazione più rilevante riguarda la fornitura di energia elettrica, gas e vapore, in diminuzione del 13,5% rispetto allo scorso anno. Altri settori in difficoltà includono le industrie manifatturiere legate alla riparazione e installazione di macchinari (-6,4%) e l’industria del legno, della carta e della stampa (-2,5%).

In controtendenza, alcuni comparti mostrano segnali di crescita. La produzione di prodotti farmaceutici segna un aumento del 16,1% su base annua, mentre la fabbricazione di mezzi di trasporto cresce del 9,9%. Positivo anche l’andamento della produzione di coke e derivati petroliferi, in aumento del 7,1%. Questi settori contribuiscono a bilanciare, almeno in parte, la flessione generale dell’industria italiana.

Le reazioni delle associazioni e le prospettive

Le associazioni di categoria hanno espresso preoccupazione per l’andamento della produzione. Confcommercio invita a non sottovalutare il dato di agosto, pur riconoscendo la stagionalità del mese, e lo interpreta come un segnale delle difficoltà strutturali nel rilanciare la crescita. La Cgil parla di una “crisi produttiva senza precedenti dal dopoguerra” e accusa il governo di non aver ancora definito una strategia industriale efficace. Anche il Codacons definisce i dati “un tracollo”, sottolineando il rischio che la debolezza industriale si rifletta sui consumi delle famiglie. A pesare sulle prospettive per il 2025 potrebbero inoltre essere i nuovi dazi statunitensi, che rischiano di aggravare la posizione dell’export italiano, uno dei motori principali dell’economia nazionale.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963