L’inflazione in Italia a maggio è rimasta stabile secondo gli ultimi dati diffusi da Istat. Il dato annuale è dello 0,8%, con un aumento di due decimi di punto percentuale rispetto a aprile Le stime dell’istituto di statistica ora concordano con quelle dell’indice europeo Ipca, che però registra un calo rispetto allo 0,9% del mese scorso.
L’Italia rimane tra i Paesi europei con l’inflazione più bassa in assoluto, al pari della Lituania e con un dato più alto solo di quello di Finlandia e Lettonia. Una situazione positiva ma che suggerisce alcune difficoltà, rivelate dai dati sulla crescita che continuano a segnalare un’economia quasi stagnante.
L’inflazione in Italia e il confronto con l’Europa
L’Istat ha diffuso le prime stime sull’inflazione in Italia per il mese di maggio. I dati rivelano un aumento dei prezzi dello 0,8% in confronto a un anno fa, due decimi di punto percentuale in più rispetto ad aprile. Il parametro è stato armonizzato con quelli Ue, tramite l’indice Ipca. Ora quindi le rilevazioni europee e italiane sono concordi, anche se quelle comunitarie segnalano un calo della variazione dallo 0,9% registrato ad aprile all’attuale 0,8%.
L’inflazione nel nostro Paese è quindi tornata interamente sotto controllo, dopo il picco del 2022 e del 2023 dovuto sia all’emergenza energetica, che aveva colpito l’Europa dopo la crisi dei rapporti diplomatici con la Russia, sia al blocco dei commerci globali che aveva reso più complicato l’approvvigionamento di diversi beni, facendone di conseguenza aumentare i prezzi.
Il dato italiano sull’aumento dei costi dei beni e dei servizi è tra i più bassi in Europa. Soltanto la Lettonia con un +0,2% e la Finlandia con un +0,5% hanno un’inflazione più bassa, mentre la Lituania presenta lo stesso andamento del nostro Paese. In media, l’Ue ha un’inflazione attorno al 2,6%, in risalita rispetto ad aprile: dato alto ma comunque sotto controllo.
I prezzi in Italia crescono troppo poco?
Il dato europeo sull‘inflazione si avvicina alla soglia che buona parte degli economisti ritiene sintomo di un’economia in crescita sana. Il 2% di aumento dei prezzi, quando deriva principalmente dalla domanda di beni e servizi, è auspicabile e ogni cifra al di sotto segnala spesso problemi di domanda e quindi ulteriori questioni da risolvere nel sistema produttivo del Paese preso in considerazione.
L’Italia ha quindi un’inflazione troppo bassa, ma questo non toglie che, senza una sostenuta crescita economica, non sia auspicabile che questo dato riprenda a salire. Quando si ha un’inflazione alta ma nessuna crescita economica si parla di stagflazione, una situazione spesso difficile da risolvere e in cui il potere di acquisto dei consumatori viene eroso molto velocemente dalla combinazione di crescita dei prezzi e stagnazione economica.
In Italia il Pil è tornato sulle traiettorie di crescita minima precedenti alla pandemia. Nel primo trimestre l’Istat ha rilevato un aumento del prodotto interno lordo dello 0,3%, insufficiente a sostenere un’inflazione più alta di quella attuale. Le stime dell’istituto di statistica sono inoltre più basse di quelle del Governo per quanto riguarda la crescita tendenziale annuale. I salari restano inoltre bassi e senza una crescita significativa, altro elemento che limita le possibilità di spesa.