Tassi, Bce colomba, Fed falco a metà. Le possibili mosse

Riflettori di nuovo puntati sulla Bce in vista della riunione del 18 luglio. Come si muoveranno le Banche centrali? Ecco cosa aspettarsi e perché: l'outlook di Anima per il secondo semestre dell'anno

Pubblicato: 16 Luglio 2024 09:21

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Redazione

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Mentre si rafforzano le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed già a settembre in scia alle dichiarazioni di Powell, complice il buon dato sull’inflazione, riflettori di nuovo puntati sulla Bce in vista della riunione del 18 luglio. Come si muoveranno le Banche centrali? E’ l’interrogativo al quale risponde Fabio Fois, Head of Investment Research & Advisory nell’outlook di Anima per il secondo semestre dell’anno.

Bce colomba

“L’evoluzione dello scenario macroeconomico nella prima metà del 2024 ha posto le condizioni per l’avvio del ciclo di tagli dei tassi su entrambe le sponde dell’Atlantico“, scrive Fois sottolineando che in Area Euro, in particolare, le condizioni per permettere alla Banca Centrale Europea (BCE) di allentare la stretta monetaria si sono già materializzate: nonostante i dati sulla crescita nel primo semestre siano stati migliori del previsto, il momentum economico è rimasto, nel complesso, ben al di sotto del potenziale, con il comparto manifatturiero che solo recentemente ha mostrato segni di moderata ripresa. Le prospettive per i consumi sono costruttive, ma non ci sarà un surriscaldamento: le famiglie europee continueranno ad approfittare del graduale aumento del potere d’acquisto derivante dal rallentamento dell’inflazione e il tasso di risparmio si normalizzerà, stante la ricostituzione della ricchezza reale e l’allentamento monetario. Sul fronte della dinamica dei prezzi, l’inflazione sta perdendo slancio in linea con le stime della Bce, al netto di una persistente vischiosità nella componente dei prezzi dei servizi, che dovrebbe esaurirsi dopo l’estate. Questo ha consentito alla banca centrale di iniziare a tagliare i tassi: ci aspettiamo che il copione si ripeta nella seconda parte dell’anno, al ritmo di un taglio al trimestre.

Fed falco (a metà)

Negli Stati Uniti, le condizioni per allentare la stretta “stanno maturando, ma a una velocità inferiore. La crescita americana ha continuato a mostrarsi decisamente resiliente nella prima metà del 2024, ma restiamo convinti che sia incamminata su un percorso di graduale rallentamento, come mostrano i dati trimestrali del Prodotto Interno Lordo che, per quanto ancora sopra potenziale, trimestre dopo trimestre stanno perdendo slancio. Da un lato, il mercato del lavoro, pur resiliente, continua a riequilibrarsi, come ha riconosciuto lo stesso Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve (Fed). Dall’altro, i consumi delle famiglie, seppur ancora robusti in termini di livelli, mostrano un deterioramento della “qualità” della spesa. Sul fronte dei prezzi, i progressi nel processo di disinflazione sono stati insoddisfacenti nella prima metà dell’anno, a causa di una riaccelerazione dei prezzi dei servizi e di una ripresa dei prezzi dei beni di base, che ha costretto la Fed a tenere i tassi fermi e attendere maggiori conferme sulla sostenibilità del trend disinflazionistico”.

Restiamo ottimisti su questo punto, per diversi motivi:

Cina, boom dell’export

In Cina, infine, lo scenario centrale è invariato: “Restiamo convinti che l’economia cinese sia entrata in una fase strutturale di transizione, in cui solo uno dei due motori che muovevano la crescita prima del Covid (export e settore edilizio) è ancora acceso (l’export), mentre il comparto edilizio sta attraversando un processo di trasformazione che non gli permetterà più di offrire un contributo alla crescita paragonabile a quelli registrati in passato. Come già accaduto nel 2023, anche nel 2024 il Pil cinese si espanderà a un ritmo prossimo al “nuovo” potenziale del 5%, sostenuto dall’export, ma frenato dalla transizione della domanda interna: i consumi privati non sono ancora pronti a prendere il posto dell’edilizia”.

In questo contesto, “il nostro scenario centrale per il 2024 rimane ampiamente allineato a quello descritto a fine 2023, anche per quanto riguarda i rischi. Rimangono cruciali gli sviluppi lato crescita e inflazione, specialmente negli Stati Uniti, dove la svolta sta maturando ma non è ancora arrivata. Se per qualunque ragione i progressi sul fronte dell’inflazione non dovessero manifestarsi o la crescita non dovesse proseguire nel processo di indebolimento, la Fed potrebbe restare riluttante a tagliare i tassi per tutta la seconda metà dell’anno, e la svolta verrebbe posticipata per il secondo anno di fila.”.

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