I prezzi del petrolio hanno preso il volo a partire da ieri sera, dopo che il Presidente americano Donald Trump ha annunciato nuove sanzioni nei confronti della Russia colpendo in particolare le major petrolifere statali Roseneft e Lukoil. Una prospettiva che fa temere una riduzione dell’offerta e che ha rivitalizzato le quotazioni del greggio, poiché la Russia fa parte del gruppo dell’Opec+, che ha recentemente annunciato nuovi aumenti produttivi.
Le quotazioni petrolifere
Il prezzo del future scadenza dicembre sul Brent, il petrolio nordeuropeo, è balzato dopo l’annuncio delle sanzioni e quota stamattina 64,81 dollari al barile, in rialzo del 3,56% rispetto a ieri, dopo aver toccato un massimo oltre i 65 dollari. Stesso movimento per il contratto sul greggio texano, il WTI, che scambia a 60,65 dollari al barile, in aumento del 3,68% rispetto a ieri, su un massimo di 60,89 USD. Nonostante questo aumento, il greggio sta vivendo un anno difficile, caratterizzato da prospettive di eccesso di offerta e registra un ribasso cumulato di circa il 14-15%.+
Trump in pressing su Putin
Le nuove sanzioni contro la Russia sono state in un primo momento annunciate dal Presidente americano Donald Trump, che ha cancellato l’incontro con Putin a Budapest, per fare pressione sul leader russo ed indurlo a porre fine alla guerra in Ucraina.
“Ho cancellato l’incontro con Putin, non saremmo arrivati dove volevo arrivare”
ha spiegato il leader statunitense, aggiungendo
“ho pensato che fosse il momento giusto per nuove sanzioni contro la Russia”.
Di recente, Trump ha anche cercato di fare pressione sull’India per porre fine agli acquisti di petrolio russo, dal momento che Nuova Delhi è uno dei maggiori acquirenti del greggio russo.
Il Tesoro USA conferma le nuove sanzioni
L’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha confermato ieri le nuove sanzioni contro la Russia, “a causa della mancanza di un serio impegno da parte della Russia in un processo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina”.
“Le azioni odierne aumentano la pressione sul settore energetico russo e riducono la capacità del Cremlino di reperire risorse per la sua macchina bellica e sostenere la sua economia indebolita”
spiega una nota del Tesoro USA.
“Dato il rifiuto del Presidente Putin di porre fine a questa guerra insensata, il Tesoro sta sanzionando le due maggiori compagnie petrolifere russe che finanziano la macchina bellica del Cremlino”
ha spiegato il Segretario Scott Bessent, dicendosi
“pronto a intraprendere ulteriori azioni, se necessario, per sostenere gli sforzi del Presidente Trump per porre fine a un’altra guerra”.
Colpite le compagnie statali di Mosca
Le sanzioni prendono di mira le due maggiori compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil. Rosneft è una società energetica verticalmente integrata specializzata nell’esplorazione, estrazione, produzione, raffinazione, trasporto e vendita di petrolio, gas naturale e prodotti petroliferi. Lukoil è impegnata nell’esplorazione, produzione, raffinazione, commercializzazione e distribuzione di petrolio e gas in Russia e a livello internazionale.
Le due compagnie sono state colpite “per aver operato nel settore energetico della Federazione Russa”, ma il Dipartimento del Tesoro USA ha individuato anche le loro filiali con sede in Russia, controllate direttamente o indirettamente con una partecipazione di almeno il 50% del capitale , che vengono bloccate al pari delle controllanti.