“Gli Stati Uniti, inizialmente in notevole vantaggio nella lotta all’inflazione, si trovano ora in seconda posizione rispetto all’Europa che, con un’inflazione al 2,4%, è la più vicina al target del 2% stabilito dalle banche centrali.
Inflazione in ritirata
E’ quanto si legge nell’analisi di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm sottolineando che chiudono la classifica ill Regno Unito, con il livello dei prezzi al 4,6% in ottobre. I prossimi dieci giorni saranno densi di appuntamenti macro, con le riunioni di politica monetaria di Fed, BoE e BCE, seguite dalle letture sull’inflazione di Eurozona e Regno Unito la prossima settimana.
L’inflazione complessiva negli Stati Uniti – scrive Flax – è, infatti, passata dal 3,2% su base annua di ottobre al 3,1% di novembre, mentre l’inflazione core è rimasta stabile al 4%: entrambi i dati pubblicati oggi si sono rivelati in linea con le attese del mercato. Il leggero calo dell’inflazione è da ricondurre soprattutto all’allentamento delle pressioni sui prezzi dell’energia, scesi del 5,4% su base annua”.
I numeri
Per Flax, “le rilevazioni di oggi non dovrebbero influenzare sensibilmente la percezione dei mercati sulle prossime mosse di politica monetaria della Fed, che si prevede manterrà ancora invariati i tassi d’interesse nel corso della riunione di oggi. In particolare, con l’inflazione core al 4%, a oggi non sussistono i presupposti per un taglio anticipato dei tassi da parte della banca centrale statunitense”.
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Occhi puntati sulle Banche centrali
Intanto, il dato Usa ha spinto la segretaria del Tesoro, Janet Yellen, a parlare di “un atterraggio morbido”, intendendo che “l’economia continua a crescere, il mercato del lavoro rimane forte e l’inflazione scende”. Secondo Yellen – che ha parlato al Wall Street Journal CEO Council Summit a Washington, sottolineando che l’inflazione è “certamente in diminuzione significativa” – non ci saranno particolari difficoltà nel “percorrere l’ultimo miglio” per riportare l’inflazione al 2% dell’obiettivo del Federal Reserve. Si prevede quindi che la Fed mantenga i tassi invariati per la terza riunione consecutiva.
Attesa anche per la mossa della BCE – Grande attesa anche per l’ultima riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower dell’anno, in calendario domani, giovedì 14 dicembre. Anche in questo caso, l’aria sembra essere cambiata: la frenata dell’inflazione e il raffreddamento dell’economia rendono “molto improbabile” anche per i falchi un altro rialzo dei tassi mentre si inizia a discutere sui tempi per i tagli in vista del nuovo anno.