Inflazione accelera a gennaio: ecco perchè è “un pessimo segnale”

Le associazioni tornano a chiedere un tempestivo intervento da parte del Governo: i commenti .

Pubblicato: 1 Febbraio 2024 17:47

QuiFinanza

Redazione

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Cattive notizie per i consumatori: a gennaio torna a salire l’inflazione, Secondo le stime preliminari dell’Istat diffuse oggi, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta a gennaio dello 0,3% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +0,6% del mese precedente). Mentre l'”inflazione di fondo“, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +3,1% a +2,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,4% a +3,1%.

Inflazione accelera a gennaio

In leggera salita anche i beni del cosiddetto “carrello della spesa”. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano infatti lievemente su base tendenziale da +5,3% a +5,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano (da +4,4% di dicembre a +3,6%). All’accelerazione dell’inflazione contribuiscono “il permanere di tensioni sui prezzi dei beni alimentari non lavorati” come anche “l’andamento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, la cui flessione su base tendenziale risulta, a gennaio, attenuata a causa dell’effetto statistico dovuto allo sfavorevole confronto con gennaio 2023″.

Il rialzo dell’inflazione annua (+0,8% a gennaio) al pari dei cali dei mesi precedenti, è fuorviante poiché, come sostiene anche l’Istat, è dovuto prevalentemente a un effetto statistico, ossia al crollo dei prezzi di luce e gas che si era registrato nel gennaio 2023 dopo i picchi del quarto trimestre 2022. Quello che invece deve allarmare è l’aumento su base mensile dello 0,3% superiore sia al +0,2% di dicembre e opposto rispetto al calo di novembre dello 0,5%”, afferma in una nota Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “In particolare – aggiunge – è preoccupante il balzo mensile dello 0,9% dei Prodotti alimentari e le bevande analcoliche, tre volte tanto il +0,3% di dicembre”. “Per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione dei prodotti alimentari, considerando il dato tendenziale pari al 5,9%, significa dover spendere 474 euro in più su base annua per mangiare e bere, cifra pari a 430 euro per una coppia con un figlio e che sale a 563 euro per una coppia con 3 figli. Per questo – conclude Dona – il Governo dovrebbe intervenire con accordi di filiera per tutti quei prodotti che stanno registrando rincari anomali e ingiustificati”.

“Pessimo segnale”

Sulla stessa linea anche il Codacons. I dati Istat sull’inflazione confermano purtroppo gli allarmi sull’andamento dei prezzi al dettaglio, e devono portare il Governo a intervenire per limitare gli effetti dei rincari e combattere le speculazioni sui listini, si legge nella nota a commento del dato prelimiare diffuso oggi dall’Istituto di statistica. “In un solo mese i prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche sono aumentati del +0,9%, un segnale estremamente preoccupante trattandosi di beni primari di cui le famiglie non possono fare a meno – spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Forti aumenti su base annua si registrano anche per servizi ricettivi e di ristorazione (+4,1%), mentre il carrello della spesa accelera al +5,4%. Rincari che vanno ad aggiungersi a due anni di pesante inflazione che ha ridotto la capacità di acquisto dei cittadini e modificato fortemente i consumi delle famiglie”. “Per questo chiediamo al Governo di mettere i prezzi al centro della sua agenda – conclude Rienzi – adottando misure realmente capaci di ridurre l’inflazione e combattere le speculazioni che spesso sono alla base dei rincari”.

Toni meno allarmanti dall’Ufficio studi di Confcommercio : “Come atteso l’inflazione ha mostrato a gennaio un piccolo rimbalzo passando, secondo le stime provvisorie, dallo 0,6% di dicembre allo 0,8% (nostra stima +0,7%). Il dato conferma l’Italia, anche sulla base dell’indice armonizzato, come il Paese che, tra i grandi dell’eurozona, ha compiuto i maggiori progressi in termini di rientro delle dinamiche inflazionistiche. Il quadro attuale rimane piuttosto rassicurante, nonostante la presenza di moderati elementi di tensione su alcuni beni energetici e sull’alimentare, nella componente non lavorata”. “In Europa, l’indice armonizzato, anche grazie alla stagione dei saldi in alcuni paesi, è diffusamente in riduzione. La core inflation è in frenata. Ci sono le premesse, dunque, per una politica monetaria meno restrittiva da parte della BCE. L’insieme di questi fattori – inflazione sotto controllo e riduzione dei tassi guida – potrebbe dare un po’ di slancio a consumi e investimenti, snodo cruciale in un contesto di debolezza internazionale, rendendo meno dolorosa l’eventuale correzione di bilancio che sarà probabilmente necessaria in Italia”,

I commenti

Così come cauto è il commento di Confesercenti. L’inflazione torna a rialzare la testa, anche per via delle tensioni internazionali che stanno iniziando ad avere un impatto sulle catene di approvvigionamento. La risalita registrata da Istat a gennaio, però, non pregiudica il processo di rientro dei prezzi in atto. “Come avevamo anticipato nei mesi precedenti, il clima di incertezza non poteva non avere un effetto anche sulla dinamica inflazionistica. Anche perché il processo disinflattivo in corso nella seconda metà del 2023 era senz’altro positivo, ma frutto in gran parte sia di un effetto statistico che derivava dal confronto con i mesi del 2022 di forte impennata dei prezzi, sia di un processo di rallentamento del prezzo delle commodities e, in particolare, degli energetici” si legge nella nota. “Nonostante la risalita di inizio anno, però, la rilevazione odierna è ancora in linea con un robusto rientro della dinamica inflazionistica, anche se difficilmente si raggiungerà il fatidico livello del 2% nel 2024, collocando invece più plausibilmente il valore intorno al 2,5%, oltretutto in uno scenario caratterizzato dal perdurare di forti tensioni sui mercati mondiali dovute soprattutto a eventi extraeconomici”.

“Per questo, auspichiamo che non sia qualche decimale a far invertire una rotta – peraltro ancora non chiaramente tracciata – di allentamento delle condizioni monetarie, con il rischio di avvitamento di una situazione ancora non risolta: occorre iniziare a ridurre il costo del denaro, che è il vero fardello che incide negativamente su famiglie e imprese, per ridare una boccata di ossigeno all’economia” afferma l’associazione di categoria.

Sostenere consumi e imprese

Per Federdistribuzione “i dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di gennaio evidenziano, rispetto al mese precedente, un indice generale di inflazione in lieve crescita con un +0,8% su base annua, mentre il carrello della spesa segna un leggero aumento con un +5,4% su base tendenziale”

“L’inflazione, in leggera risalita, al momento non risente eccessivamente delle recenti criticità geopolitiche di cui occorrerà monitorare l’evoluzione nel tempo, ma di fattori relativi ai beni energetici regolamentati e, per il carrello della spesa, del permanere di tensioni sui beni alimentari non lavorati. Ad ogni modo, restiamo in un contesto caratterizzato da consumi deboli e da sensibili cambiamenti nelle abitudini d’acquisto delle famiglie per affrontare gli effetti inflattivi, e le imprese della Distribuzione Moderna, dopo aver supportato con senso di responsabilità l’iniziativa del ‘Trimestre anti-inflazione’, continueranno l’impegno nel difendere il potere d’acquisto degli italiani. In questi mesi, grazie a un’offerta contraddistinta da qualità e convenienza, i prodotti a Marca del Distributore (MDD) si sono confermati, da un lato, un valido strumento a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie, dall’altro, un partner per lo sviluppo e la tenuta economica delle filiere produttive del Made in Italy. In questo scenario economico ancora complesso, rimane fondamentale sostenere le nostre imprese, auspicando in particolare l’avvio di un processo di riduzione dei tassi d’interesse e un’estensione al settore della Distribuzione Moderna del piano ‘Industria 5.0’, per agevolare gli investimenti delle aziende sia in ambito digitale sia in chiave di efficientamento energetico”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione.

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