La maggior parte dei listini azionari globali hanno chiuso la settimana in calo, mentre il FTSE MIB – il principale indice di Piazza Affari – è sceso meno di altri, nonostante un’ultima seduta di ottava in calo dell’1%. È stata proprio la seduta odierna a essere quella più caotica, a causa di importanti interruzioni dei servizi informatici partiti dall’azienda di cybersecurity CrowdStrike e che hanno interessato diversi settori in tutto il mondo, dalle compagnie aeree alle banche e ai media.
Per diverse ore il FTSE MIB non è stato aggiornato, rendendo difficile capire in che direzione stesse andando il mercato, nonostante le negoziazioni continuassero regolarmente.
“Trump trade” negli USA
Interessante quello che è successo oltreoceano nelle ultime sedute, con gli esperti che hanno parlato di “Trump trade”. Le crescenti aspettative che l’ex presidente Donald Trump riconquisti la Casa Bianca a novembre stanno spingendo gli investitori a posizionarsi verso quegli angoli del mercato azionario statunitense che potrebbero trarre vantaggio dalle politiche proposte dal politico repubblicano, comprese le small cap e le azioni energetiche. Ciò ha portato a una rotazione dai grandi titoli tecnologici, con l’indice Nasdaq in calo di circa il 3% su base settimanale e il Dow (che comprende maggiormente titoli industriali) in crescita di oltre l’1%.
Le preoccupazioni sui chip
A metà settimana c’è stato inoltre un vero e proprio terremoto sui titoli dei chip, dopo che indiscrezioni della stampa americana hanno riferito che gli Stati Uniti stavano prendendo in considerazione restrizioni più severe sulle esportazioni di tecnologia avanzata di chip in Cina. Bloomberg News ha detto che l’amministrazione USA di Joe Biden sta valutando una misura denominata “foreign direct product rule” che consentirebbe agli Stati Uniti di bloccare la vendita di un prodotto realizzato con tecnologia americana.
Queste notizie si sono abbattute anche sul colosso europeo ASML, nonostante i risultati sopra le attese. A risollevare il mood del settore sono però state le performance della taiwanese TSMC – il più grande produttore di chip a contratto del mondo – che ha alzato le previsioni di ricavi per l’intero anno, vista l’impennata della domanda di chip utilizzati per l’intelligenza artificiale.
Nessuna novità dalla BCE
Nella giornata di giovedì, la Banca centrale europea (BCE) ha lasciato invariati i tassi ufficiali dell’Eurozona. Oltre a lasciare i tassi invariati, il consiglio direttivo ha evitato di indicare ai mercati se a settembre è probabile o no un nuovo taglio dei tassi. L’approccio delle decisioni prese riunione per riunione sulla base dei dati è stato applicato rigorosamente nel comunicato e poi nella conferenza stampa della presidente Christine Lagarde. Gli elementi che orienteranno la decisione sono fondamentalmente ancora gli stessi: l’andamento osservato dell’inflazione sottostante, l’evoluzione dei dati che influenzano le proiezioni future sull’inflazione e l’intensità della trasmissione della politica monetaria.
La Cina rallenta
A inizio settimana sono invece arrivate indicazioni importante dalla Cina, dove la crescita del PIL è nettamente decelerata in termini sia congiunturali (da 1,5% t/t nel 1° trimestre a 0,7% t/t nel 2° trimestre) sia tendenziali (da 5,3% a/a nel 1° trimestre a 4,7% a/a in 2° trimestre), frenata dalla moderazione sia dell’industria sia dei servizi. La domanda per consumi continua a decelerare, frenata dalla bassa fiducia dei consumatori, rendendo necessarie nuove misure di supporto che, insieme a quelle già varate, dovrebbero favorire un recupero della crescita nella seconda metà dell’anno.
Focus sulle trimestrali
La settimana è stata contraddistinta dall’entrata nel vivo della stagione delle trimestrali, dopo l’avvio venerdì scorso con le prime banche. Negli scorsi giorni è emerso che Goldman Sachs ha più che raddoppiato il suo utile nel secondo trimestre, grazie all’aumento delle commissioni di sottoscrizione del debito e alla forte performance dell’attività di trading, mentre gli utili di Morgan Stanley sono aumentati grazie alla ripresa dell’attività di investment banking. Ora l’attesa è per i colossi tecnologici, mentre Netflix ha aggiunto 8,05 milioni di clienti nel secondo trimestre e aumentato le stime sulle vendite annuali e sui margini di profitto.