Crolla la produzione industriale in Italia: ad aprile l’Istat certifica un calo di 1,9 punti percentuali sul mese precedente. Si tratta di un trend costante dal momento che a marzo, febbraio e gennaio si era registrato, rispettivamente, -0,6%, -0,2% e -0,7%. Il dato è una doccia fredda per chi aveva acceso i suoi entusiasmi considerando esclusivamente la crescita italiana in rapporto alla media europea.
L’economia italiana dopo il Covid-19
La realtà è che il tessuto economico italiano è uscito ammaccato dalle recenti restrizioni della pandemia. E gli effetti delle sanzioni contro la Russia stanno manifestando contraccolpi anche sull’economia del Bel Paese.
L’aumento verticale delle bollette ha sensibilmente ridotto la capacità di spesa delle famiglie italiane. Fatto che, come in un effetto domino, ha spinto al ribasso la domanda di beni e servizi colpendo le aziende e i professionisti. E l’inflazione al galoppo ha prodotto un taglio generalizzato al valore del denaro nelle tasche degli italiani.
Ma l’aumento del costo dell’energia ha colpito direttamente le aziende, mandandone molte fuori mercato e costringendone altre a rivedere al ribasso le proprie stime.
Produzione industriale: crollo ad aprile 2023
Quella di aprile è la flessione più pesante registrata dal luglio 2020, cioè da quando i lockdown hanno affossato l’economia. L’indice destagionalizzato mensile segna diminuzioni congiunturali in tutti i comparti:
- beni intermedi (quelli utilizzati per produrre altri beni): -2,6%
- beni strumentali (quelli utilizzati da aziende e professionisti per svolgere la propria attività): -2,1%
- beni di consumo (quelli acquistati direttamente dai cittadini): -0,4%
- energia: -0,3%
La situazione appare in tutta la sua gravità se si osserva l’indice complessivo:
- beni intermedi: -11,0%
- beni strumentali: -0,2%
- beni di consumo: -7,3%
- energia: -12,6%
Lo stato dell’industria italiana oggi
L’indice generale nel comparto manifatturiero vede un calo del 7,2%. Andando a vedere voce per voce si scopre che mentre crescono alcuni settori produttivi, ce ne sono altri che sprofondano. Crescono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%), la fabbricazione di coke (una tipologia di carbone artificiale) e prodotti petroliferi raffinati (+2,1%) e la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+0,6%).
Calo per tutta una serie di comparti produttivi, che nei casi più gravi si traduce in un vero e proprio tracollo:
- industria del legno, della carta e della stampa: -17,2%
- fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria: -13,6%
- metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo -10,9%
- prodotti chimici: -10,9%
- apparecchiature elettriche e non: -9,7%
- attività estrattive: -9,7%
- articoli in gomma, materie plastiche, minerali non metalliferi: -8,9%
- industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori: -8,6%
- attività manifatturiere: -6,7%
- industrie alimentari, bevande e tabacco: -5,6%
- altre industrie: -4,2%
- computer ed elettronica: -2,9%
- fabbricazione macchinari e attrezzature n.c.a. -1,6%
Per approfondire si rimanda al report Istat sulla Produzione industriale ad aprile 2023 e relativi allegati.
Ma se il settore della produzione manifatturiera piange, il settore del commercio non ride: nelle vendite al dettaglio le stime preliminari Istat di aprile indicano un aumento del +0,2% in valore e un calo del -0,2% in volume rispetto al mese precedente, mentre su base annua c’è una diminuzione del -3,2% in valore e del -4,8% in volume. Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio “la debolezza dei consumi testimonia i molti problemi dello scenario economico”.