Il governo Meloni ammette: senza migranti l’economia è a rischio

La relazione al decreto Flussi stima 497mila ingressi regolari in tre anni per sostenere il ricambio della forza lavoro e la crescita economica

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Giorgia Meloni deve ammettere che senza migranti l’economia italiana non funzionerebbe. A dirlo è il governo Meloni stesso, attraverso un passaggio nella relazione tecnica al decreto Flussi del sottosegretario Alfredo Mantovano. I motivi paiono essere due: non ci sono abbastanza lavoratori nei settori che fanno utilizzo delle quote di migranti ogni anno; non c’è ricambio della forza lavoro.

Per una volta non è l’altra faccia del Paese quella che dichiara l’importanza dei cittadini migranti (anche momentanei e stagionali come nel caso del decreto Flussi), ma la maggioranza stessa.

L’economia va bene anche per merito dei migranti

La relazione firmata il 1° agosto dal sottosegretario Alfredo Mantovano definisce l’importanza strategica del ricambio della forza lavoro nel nostro Paese a fronte di un calo di nuovi lavoratori. Il decreto Flussi, per l’ingresso di 497mila migranti regolari nel triennio 2026-2028, è accompagnato dalla relazione tecnica.

Questa presenza, oltre ai numeri dei nuovi ingressi necessari, settore per settore e regione per regione, indica anche quale sia l’apporto positivo dei migranti all’economia italiana. A pagina 31 della relazione, come riporta il Fatto Quotidiano, Mantovano spiega gli obiettivi del decreto Flussi:

Le dinamiche positive dal lato dell’andamento generale dell’economia e dell’occupazione possono essere sostenute, nell’orizzonte del prossimo triennio, solo con una politica migratoria che consenta l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e di difficile reperimento nel nostro Paese.

In altre parole, solo l’ingresso regolare di migranti (quasi 500 mila) può far crescere il sistema economico italiano. Una realtà che anche il governo Meloni deve riconoscere, mettendo per esempio fine al sistema di click day che ha regolato fino a oggi tale tipologia di ingressi.

Aumentano gli ingressi regolari

Aumentare l’ingresso dei migranti regolari, per il governo, non è solo una soluzione all’economia. I numeri più alti descritti nel decreto Flussi permettono infatti, in maniera indiretta, di diminuire la migrazione considerata irregolare.

Nella relazione tecnica viene raccontato anche questo passaggio. Mantovano spiega che gli ingressi legali sono un altro fattore fondamentale per dialogare con i Paesi di origine dei flussi migratori e nel contrasto a fenomeni di irregolarità. In particolare, fungono da sistema di controllo sulla permanenza nel Paese e contro il lavoro nero, quello sommerso e che sfrutta proprio i cosiddetti “irregolari” giunti in Italia attraverso canali non legali.

La strategia di contrasto, oltre ai discorsi di eterna campagna elettorale, è sempre la stessa: per ridurre l’immigrazione irregolare si possono aprire canali regolari, come quelli per motivi di lavoro. Così il decreto Flussi passerà dai 69.700 permessi del 2021 ai 164.850 del 2026.

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