Finisce nel caos l’esame delle modifiche al dl Milleproroghe nelle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera che diventa l’ennesimo campo di battaglia per la maggioranza, scatenando l’ira del Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Dl Milleproroghe, furia Draghi
O mi garantite i voti o così il governo non può andare avanti”, avrebbe detto il Premier nella riunione a palazzo Chigi. Una strigliata che sa di ultimatum. Un segnale preoccupante soprattutto alla vigilia dell’attesissimo Consiglio dei ministri che oggi dovrebbe varare il decreto per contrastare il caro bollette e probabilmente anche il ripristino della cessione del credito per il superbonus.
Maggioranza più volte spaccata e Governo che va sotto ben quattro volte. Il tetto al contante viene riportato, in un attimo, a 2000 euro con Lega e FI che votano con l’opposizione rappresentata da Fratelli d’Italia. Altro scossone sull’Ilva: la norma originaria cambiava la destinazione di parte dei fondi Riva che ora tornano a poter essere utilizzati per le bonifiche. Sulle graduatorie per l’Istruzione il governo aveva dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni. Esecutivo sotto anche sulla norma che prorogava la sperimentazione animale per soli sei mesi. Duro scontro anche sul tema della giustizia fra il Pd e la Lega.
La preoccupazione del Quirinale
Un “incidente” che viene letto nelle sue proporzioni anche al Quirinale. Mario Draghi così non perde tempo e non appena atterrato proveniente dal Consiglio europeo di Bruxelles sale al Colle – richiamato dal presidente, sottolineano fonti parlamentari – per riferire della crisi ucraina ma anche per fare il punto con il capo dello Stato che fonti di governo definiscono preoccupato per quanto avvenuto nella notte in Parlamento.
Serve un chiarimento
Ne esce un richiamo ai partiti di maggioranza che il Premier esplicita nella riunione chiedendo “un immediato chiarimento” perchè non si tratta di normali dinamiche parlamentari ma di un problema squisitamente politico.
Draghi non ha mancato di ricordare il motivo per cui è stato portato a Chigi dal presidente della Repubblica sottolineando che lui ha accettato “per fare le cose”.
Dal Colle, nessuna indiscrezione sul “tete a tete” tra Mattarella e Draghi. Un silenzio che conferma la delicatezza della situazione internazionale e la fragilità delle dinamiche interne.