La Cina punta alle elettriche e svende all’estero 6,5 milioni di auto a benzina

La Cina affronta il surplus di veicoli termici ampliando le esportazioni verso nuovi mercati. La strategia funziona: 6,5 milioni all'estero

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

La Cina ha puntato moltissimo sulle auto elettriche, saturando ben presto il proprio mercato interno. Il problema della produzione interna si affianca a quello delle auto a combustione da smaltire. I veicoli elettrici hanno conquistato facilmente oltre la metà del mercato interno e molti grandi costruttori cinesi non hanno più la necessità di produrre auto a benzina, perché c’è un numero alto di veicoli non venduti. Calcolando che la produttività inutilizzata è di circa 20 milioni di auto termiche all’anno, da una parte c’è qualcosa da smaltire e dall’altra c’è qualcosa da continuare a produrre per non fermare le industrie.

Da qui la strategia: guardare all’estero. Per rilanciare la produzione, le aziende si sono concentrate sulle esportazioni in tutto il mondo. Nel 2025 queste sono salite da circa 1 milione a oltre 6,5 milioni di vetture. I mercati pronti a ricevere auto a basso costo sono diversi, anche se non comprendono l’Europa occidentale o gli Stati Uniti, che invece respingono simili vetture.

La Cina punta tutto sulle auto elettriche

I fenomeni da controllare sono due: da una parte la sovrapproduzione di veicoli elettrici e la diminuzione degli incentivi per cambiare il veicolo e, dall’altra, la produzione che non può fermarsi e guarda alle esportazioni fuori dal Paese. Così la Cina cerca di risolvere il problema: non ferma le industrie e allo stesso tempo si impegna a essere uno dei Paesi con il parco auto più sostenibile al mondo.

Negli ultimi anni la Cina ha puntato molto sulla transizione ecologica e sui veicoli elettrici in particolare. In poco tempo le auto elettriche hanno conquistato oltre metà del mercato interno, portandolo alla saturazione. Dall’altro lato, i grandi produttori di auto cinesi, quelli che hanno ancora una capacità produttiva di oltre 20 milioni di auto termiche all’anno, hanno iniziato a guardare ad altri mercati.

La causa scatenante è stata una volontà politica che ha spinto sulla produzione di veicoli elettrici, anche con investimenti dall’alto, generando una corsa all’elettrico che ha reso poco redditizio il mercato dell’auto tradizionale.

Aumentano le esportazioni cinesi

Secondo le analisi di esperti del settore, questa strategia ha portato a un abbassamento del costo dei veicoli non elettrici, ma anche a una produzione che non viene più acquistata. Si è così generato un surplus economico che le industrie stanno smaltendo all’estero.

C’è chi parla di un’ondata di auto cinesi nel resto del mondo, ma i mercati che le stanno accogliendo non sono tutti. Stati Uniti ed Europa occidentale, per esempio, ostacolano fortemente l’ingresso di auto cinesi con limiti. Dall’altra parte, invece, Sudamerica, Africa, Sud-Est asiatico ed Europa orientale vedono crescere sempre di più il numero di auto a benzina cinesi, complice anche il prezzo contenuto.

Un’ondata di export che è stata quantificata: nel 2025 le esportazioni sono salite da 1 milione l’anno fino a oltre 6,5 milioni. Ma il dato è destinato a crescere.

Si tratta di una strategia redditizia che, entro il 2030, potrebbe portare le vendite cinesi all’estero oltre i 10 milioni. Con questi numeri la Cina potrebbe arrivare a controllare circa il 30% del mercato globale dell’auto.

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