Come annunciato in occasione dell’ultimo rialzo, la BCE alzerà di altri 50 punti base i tassi d’interesse a marzo “per poi valutare la successiva evoluzione della sua politica monetaria”.
Obiettivo inflazione giù
Ovviamente l’obiettivo è sempre quello di far calare l’inflazione, salita alle stelle. In particolare, la BCE ha riaffermato che “continuerà ad aumentare i tassi di interesse in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2 per cento nel medio termine”.
Questo inasprimento – spiega l’istituzione – “ponendo un freno alla domanda farà diminuire nel corso del tempo l’inflazione e metterà inoltre al riparo dal rischio di un duraturo spostamento verso l’alto delle aspettative di inflazione“. “In ogni caso, anche in futuro le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento saranno dipendenti dai dati – prosegue – e rifletteranno un approccio in base al quale tali decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”. Nell’eurozona l’inflazione ha iniziato a segnare moderazione, portandosi all’8,5% anno a gennaio.
Rischi più “equilibrati”
Il Bollettino ha comunque evidenziato che l’insieme di rischi, positivi e negativi, appare ora “più equilibrato”, sia per la crescita economica, sia per l’inflazione nell’eurozona. La guerra in Ucraina – prosegue il documento – “continua a rappresentare un significativo rischio al ribasso per l’economia e potrebbe nuovamente sospingere al rialzo i costi dei beni energetici e alimentari. Un ulteriore freno alla crescita nell’area dell’euro potrebbe inoltre derivare da un eventuale indebolimento dell’economia mondiale più brusco rispetto alle attese”. “In aggiunta, se la pandemia dovesse tornare a intensificarsi e causare nuovamente turbative dal lato dell’offerta, la ripresa ne risulterebbe ostacolata”, avverte la BCE che però sembra ottimista sui prezzi dell’energia segnalando che “lo shock energetico potrebbe esaurirsi più rapidamente di quanto anticipato e le imprese dell’area dell’euro potrebbero adeguarsi più velocemente al difficile contesto internazionale”.
I timori di Panetta
Alla BCE dopo l’inasprimento monetaria già operato “dobbiamo rivalutare attentamente le prospettive di medio termine sull’inflazione, il contesto economico sta cambiando”, ha affermato Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo durante un intervento al Centre for European Roforme a Londra. “Non dobbiamo vincolarci a mosse future in maniera incondizionata, ma restare legati ai dati – ha aggiunto – e pronti ad aggiustare la linea”. Per Panetta, infatti, la BCE deve ora prendere maggiormente in considerazione il rischio di spingersi eccessivamente sulla manovra di stretta monetaria, in modo da “evitare costi eccessivi per l’economia reale”.
Nell’attuale contesto più equilibrato – ha dichiarato – “non è più necessario porre enfasi unicamente sui rischi inflazionistici al fine di evitare gli scenari peggiori. Occorre invece considerare il rischio che la stretta monetaria risulti eccessiva, oltre all’eventualità che la nostra azione possa rivelarsi insufficiente”.
I rischi sui mutui
Se l’inflazione darà ossigeno ai cittadini si vedrà. Di certo il rischio più immediato è quello di vedere alzarsi ulteriormente i tassi sui mutui variabili.
Un report di Facile.it segnala che, alla luce dell’incremento dei tassi di 50 punti base, la rata di un mutuo medio a tasso variabile sottoscritto a inizio dello scorso anno potrebbe salire nei prossimi mesi di quasi 35 euro rispetto ad oggi. In poco più di dodici mesi, quindi, il mutuatario si troverebbe a pagare una rata mensile più pesante di 197 euro, vale a dire circa il 43% in più rispetto a quella iniziale.
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La corsa dei tassi potrebbe non fermarsi, però, con l’annuncio di febbraio: guardando alle aspettative di mercato (Futures sugli Euribor), gli esperti prevedono che l’Euribor a 3 mesi cresca ancora arrivando a giugno 2023 intorno a 3,4%: se le previsioni fossero corrette, la rata del mutuatario preso in esame arriverebbe a ben 711 euro, 255 euro in più rispetto a quella sottoscritta a gennaio 2022.