Il capo del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini ha chiesto al Governo, durante un’audizione sul Documento programmatico di finanza pubblica, di trovare coperture certe per le misure che l’Esecutivo vuole introdurre all’interno della Manovra finanziaria.
Bankitalia ha sottolineato che le sue previsioni, più che quelle del Governo, si sono rivelate accurate, soprattutto per quanto riguarda la crescita economica per il 2025, molto limitata.
Infine, ha chiesto all’Esecutivo di non approvare norme transitorie ma soltanto strutturali, in modo da evitare inutili picchi di debito in cambio della creazione di una domanda interna transitoria.
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La Banca d’Italia frena il Governo sulla Manovra
Il primo punto sottolineato da Brandolini nella sua audizione sul Dpfp è stato la carenza di dati.
Il documento, che ha sostituito la NaDef, non contiene abbastanza dati per dedurre cosa esattamente il Governo abbia intenzione di fare con la Manovra finanziaria per il 2026.
Il capo del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia ha sottolineato:
Il Documento programmatico di finanza pubblica non include informazioni sufficienti per avanzare valutazioni sulle singole misure della prossima manovra.
Durante la sua audizione, Brandolini ha comunque tenuto a ricordare al Governo che le misure previste dovrebbero avere coperture certe.
Un monito che si aggiunge alle previsioni dell’Esecutivo stesso sulla Manovra, tra le più modeste degli ultimi anni, con una portata di soli 16 miliardi di euro, mentre quelle degli scorsi anni avevano ripetutamente sfiorato i 30 miliardi.
Stop alle misure transitorie
Il commento più duro di Brandolini è però quello sulle misure transitorie. La Banca d’Italia ha invitato il Governo a limitarle il più possibile, se non a evitarle del tutto.
Ha detto il dirigente di Bankitalia durante l’audizione:
Sarebbe opportuno limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea: hanno effetti solo transitori sulla domanda, aumentano il livello del debito e risultano spesso difficili da rimuovere.
Brandolini ha descritto una dinamica che negli scorsi anni ha messo lo stesso Governo Meloni in difficoltà. Per evitare di mettere a bilancio spese anche per le manovre future, spesso nella finanziaria sono state introdotte norme con scadenza a un anno.
Un esempio era il taglio dell’Irpef per il primo scaglione, introdotta come norma annuale alla fine del 2023 e poi resa strutturale a fatica e con molte variazioni nel 2024.
Brandolini ha caratterizzato queste misure come “difficili da rimuovere” perché si tratta spesso di norme che danno ai cittadini un vantaggio economico.
Portarle a scadenza senza rinnovarle o renderle strutturali significa, di fatto, aumentare le tasse o l’età pensionabile, oppure rimuovere dei bonus ai cittadini. Tutte operazioni politicamente molto sconvenienti.
Le previsioni di crescita
Infine, Bankitalia ha sottolineato come le previsioni di crescita del Dpfp, leggermente inferiori a quelle più ottimiste del Governo, siano di fatto in linea invece con quelle della Banca d’Italia stessa.
La ragione dell’aumento modesto del Pil, solo +0,5% nel 2025, è principalmente la debolezza della domanda estera, una conseguenza dei dazi e delle tensioni internazionali.
Ha concluso Brandolini:
Le informazioni più recenti confermano, in sostanza, le nostre proiezioni di giugno, che indicavano una crescita modesta sia quest’anno sia nei prossimi, dovuta principalmente alla debolezza della domanda estera e al persistere di un’elevata incertezza.