Dal 24 febbraio a oggi sono quasi 14mila i cittadini russi che sono stati arrestati per avere manifestato contro l’invasione dell’Ucraina. In Russia l’opposizione alla guerra si fa sentire da San Pietroburgo a Mosca a Novosibirsk, ma ci sono anche i russi che appoggiano la scelta di Vladimir Putin e condividono il traguardo di ridare alla loro patria la passata grandezza imperiale.
Il ricercatore russo Kamil Galeev, finito in carcere durante le proteste del 2020 e oggi al Wilson Center di Washington, ha diffuso alcune immagini della Z in Russia. Si tratta di un gruppo di militanti con le bandiere russe e la maglietta nera con Z bianca, di automobili con l’adesivo Z, un furgone con due enormi Z sulle fiancate, una grande Z formata mettendo in fila le mostrine strappate ai soldati ucraini uccisi, e persino la foto presa dall’alto di bambini e adulti di un ospedale pediatrico, disposti a formare una grande Z in gloria dello sforzo bellico russo.
L’utilizzo del simbolo e la strategia di Mosca
Il Cremlino non ha tardato a comprendere il potenziale della Z, divenuta il vero e proprio simbolo della strategia di guerra. La tv Russia Today, finanziata dal governo russo e veicolo della propaganda putiniana in tutto il mondo, dal 2 marzo non può più trasmettere nell’Unione europea e negli Stati Uniti, che intanto hanno annunciato sanzioni. Sul suo sito si può comprare — al costo di 12,5 dollari, poco più di 11 euro l’una — la maglietta nera con la Z, e l’emittente promette che “l’integralità dei proventi andrà ai rifugiati del Donbass e agli eroi del progetto Children of War“.
Tra le più entusiaste sostenitrici della Z c’è Maria Butina, 33 anni, arrestata negli Stati Uniti nel 2019 con l’accusa di essere una spia russa e, tornata a Mosca, diventata nel 2021 una deputata del partito di Putin. Nel suo account Instagram ci sono i video delle sue interviste in tv con la maglietta Z, o della parata di automobili con la bandiera russa che si dispongono a forma di Z. Anche il ministero della Difesa russo ha pubblicato sul suo sito un’immagine di guerra sovrastata da un’immensa Z e la scritta “denaZification“.
Dai carri armati fino allo sport, ma c’è chi parla di strategia militare
Il simbolo dell’operazione militare voluta dal Cremlino, sostenuta anche da altri attori, è arrivato anche a Doha (capitale del Qatar), dove si sta svolgendo la Coppa del Mondo di ginnastica per nazioni. Nella giornata di domenica, l’atleta russo Ivan Kuliak ha indossato una canottiera sportiva in cui risaltava in maniera evidente sul petto la lettera Z di colore bianco. Si tratta dell’unico modo a sua disposizione per omaggiare la sua patria e la scelta di Putin, non potendo gli atleti russi in queste ultime gare indossare colori o simboli che rimandino alla propria nazionale dopo la sospensione dalle competizioni internazionali decisa dal Comitato olimpico internazionale.
Gli analisti militari però sottolineano anche un altro aspetto. Le Z e anche le meno frequenti V sulle fiancate dei blindati potrebbero essere segni di riconoscimento dei battaglioni contrapposti che avevano partecipato poche settimane prima alle esercitazioni in Bielorussia: Z per Zapad (ovest) e V per Vostok (est).
Il vero significato propagandistico della “Z” russa
Al di là dei risvolti pratici di riconoscimento militare e logistico, la “Z” riveste un significato simbolico e propagandistico. Già la scelta di utilizzare la lettera latina, non presente nell’alfabeto cirillico utilizzato nella lingue russa, sta a indicare che veicola un messaggio diretto all’Occidente.
Già a marzo, il ministero della Difesa russo aveva dichiarato che il simbolo “Z” è la lettera iniziale della frase “per la vittoria” (in russo за победу, “za pobedu”). Senza però chiudere l’interpretazione a significati alternativi, incluso il riferimento a un intervento “per la pace” (за мир, “za mir”), dove “mir” significa anche “mondo” e “terra”. O, ancora, “per la verità” (за правду, “za pravdu”). La lettera Z è inoltre presente all’interno delle parole inglesi (e latine) demilitarizzazione e denazificazione, che Putin ha affermato essere lo scopo dell’invasione dell’Ucraina, alla cui frangia nazionalista degli Anni Trenta ancora oggi non viene “perdonato” il supporto offerto all’esercito tedesco sotto Adolf Hitler.