“Penso che Putin sia un criminale di guerra“, ha dichiarato mercoledì 16 marzo il presidente americano Joe Biden rivolgendosi ai giornalisti. Parole queste che oggi hanno fatto il giro del mondo, soprattutto perché rappresentano la più dura condanna da parte di un funzionario politico da quando ha avuto inizio la guerra in Ucraina. La presa di posizione della Casa Bianca ha fatto seguito al discorso di Volodymyr Zelensky tenuto – in videoconferenza – di fronte al Congresso USA. Durante il suo intervento il presidente ucraino ha prima mandato in onda un video che mostrava civili e popolazione presi d’assalto nelle zone occupate dai russi, poi ha chiesto ai legislatori americani e a Biden più aiuto per difendersi, tra cui una no-fly zone e jet da combattimento.
Ma Putin, a questo punto, potrebbe davvero essere perseguito giuridicamente e arrestato per quello che sta succedendo in Ucraina?
Che cosa sono i crimini di guerra?
A seguito delle richieste di 40 Stati membri, il 2 marzo 2022, la Corte Penale Internazionale ha annunciato che avrebbe avviato un’indagine su possibili crimini di guerra commessi in Ucraina. A definire cosa sono “crimini di guerra” è lo Statuto di Roma, che qualifica anche reati come il genocidio, i crimini contro l’umanità e il crimine di aggressione internazionale, costituendo così il testo di riferimento per le azioni della CPI. Secondo le sue linee guida, prendere di mira le popolazioni civili, violare le Convenzioni di Ginevra e colpire specifici gruppi di persone sono tutte azioni che si qualificano come crimini di guerra.
La CPI, che ha sede all’Aia nei Paesi Bassi, opera in modo indipendente e può perseguire le persone per quattro reati primari: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e crimine di aggressione.
Quasi tutti i paesi del mondo – 123 in tutto – rientrano nella giurisdizione della CPI e hanno firmato lo Statuto di Roma. Ma ci sono alcune eccezioni notevoli. Circa 31 paesi, inclusi Stati Uniti, Russia e Ucraina, hanno firmato il trattato ma non lo hanno ratificato, mentre il Cremlino si è ritirato dal tribunale nel 2016 dopo il verdetto della CPI sull’occupazione russa della Crimea nel 2014.
Bisogna precisare, infine, che il tribunale giudica gli individui e non i paesi, processando principalmente alti funzionari e leader a capo delle operazioni incriminate. Pertanto, qualsiasi soggetto accusato di un crimine proveniente da un paese che ricade sotto la giurisdizione della Corte Penale Internazionale può essere processato, compreso Putin.
Putin può essere arrestato?
L’Occidente ha condannato collettivamente l’invasione da parte della Russia in Ucraina, imponendo una serie di sanzioni a Mosca, nel tentativo di costringere Putin a invertire la rotta. Imperterrito, però, il Cremlino ha continuato con gli attacchi, provocando migliaia di morti e una crisi umanitaria senza precedenti.
Nonostante la campagna di aggressiva propaganda portata avanti da Putin e i suoi funzionari (in Russia sono stati oscurati molti social network per bloccare la fuga di notizie e molte tv di stato accusano gli ucraini di inscenare finti attacchi terroristici incolpando i soldati russi), diverse immagini dimostrano oggi le forze armante di Mosca mentre prendono di mira civili e luoghi che dovrebbero essere esclusi dal conflitto (come ospedali, centri di accoglienza per rifugiati e palazzi o abitazioni privati, con famiglie e minori al loro interno).
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Secondo gli esperti, tuttavia, nonostante le prove evidenti che tutto questo stia effettivamente successo, un processo e il conseguente arresto di Putin potrebbe di fatto non realizzarsi, per tutta una serie di problemi pratici che potrebbero far cadere le accuse nei suoi confronti.
Prima di tutto, anche se ci sono prove sufficienti, i giudici della Corte Penale Internazionale dovranno emettere un mandato di arresto per portare l’imputato in giudizio, non potendo condurre un processo in contumacia. Dal momento che la Russia non è un membro della Corte, è improbabile che Putin si costituisca da solo, dunque dovrebbe essere consegnato dalle forze russe (e quindi essere tradito) o preso in custodia e catturato fuori dalla Russia.
Le accuse alla Russia e i problemi che frenano la cattura di Putin
Il presidente Zelensky, in più occasioni e durante più interventi, ha accusato i caccia russi di aprire indiscriminatamente il fuoco su obiettivi civili in Ucraina.
All’inizio di marzo il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha affermato che la Russia stava usando bombe a grappolo. E le organizzazioni per i diritti umani condannano da tempo l’uso di queste armi, proprio per via del pericolo a cui espongono i civili. L’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, considerati i potenziali rischi per l’umanità intera, è stato definito un “crimine di guerra” dagli Stati Uniti (prima ancora che Biden definisse Putin un criminale). Le truppe russe sono state accusate anche di aver colpito un ospedale, un teatro che accoglieva rifugiati e dei civili innocenti, alcuni mentre si trovavano in fila per accaparrarsi un po’ di pane.
Dunque, nonostante le smentite del Cremlino (che continua a negare gli attacchi nei confronti di popolazione e civili), è innegabile che dei crimini di guerra si stiano commettendo in Ucraina. Ma allora perché non procedere con un mandato di cattura nei confronti di chi questo attacco lo sta teoricamente guidando?
I problemi pratici sono diversi. In primo luogo, come già accennato sopra, sarebbe molto difficile trascinare Putin davanti a un tribunale. Questo potrebbe avvenire una volta concluso il conflitto, se la fine della guerra coincidesse con la sua perdita del potere. Inoltre, paradossalmente, video e foto di ospedali bombardati o civili uccisi non sono prove che possono essere usate contro il presidente russo. Siamo di fronte infatti a prove che ci indicano che sono stati commessi crimini di guerra, è vero, ma non dimostrano – contro ogni ragionevole dubbio – che sia stato Putin a commetterli o a ordinarli. Si potrebbe risalire ai soldati che hanno sparato, al comandante dell’unità che ha ordinato di sganciare la bomba, ma per arrivare al capo di stato servirebbero registrazioni, conversazioni, messaggi espliciti e attribuibili al presidente.
In vista di un eventuale processo, potrebbe fare la differenza venire in possesso di documenti incriminati, magari consegnati da membri dello staff di governo, pronti a testimoniare e a muovere precise accuse, proprio come successe a Norimberga dopo la seconda guerra mondiale (con i pubblici ministeri che avevano potuto portare avanti il processo perché a loro volta avevano avuto accesso a decine di migliaia di prove scritte e registrate).
Alle sfide logistiche, quindi, si vanno ad aggiungere giochi di potere che potrebbero non concludersi mai, portando avanti e influenzando il conflitto per molto tempo. Ad oggi, sappiamo che il ministero della difesa russo pare appoggiare Putin fermamente, incoraggiandolo a “andare fino in fondo” e a non negoziare la tregua. Il capo dell’intelligence del Cremlino, invece, sembra spingere verso la linea diplomatica. Intanto, i negoziatori di Ucraina e Russia starebbero lavorando a un “piano di pace” (qui i punti dell’accordo), mentre l’Ue ha approvato un nuovo pacchetto di sanzioni che potrebbe davvero mettere Putin in ginocchio.