L’era di Forza Italia post-Berlusconi comincia con l’addio eccellente del tesoriere e depositario del simbolo del partito, Alfredo Messina. Lo si evince dall’ordine del giorno del tanto atteso Comitato di presidenza in programma per giovedì 22 giugno, nel quale si decideranno i termini della fase congressuale e anche, appunto, “la sostituzione del commissario dell’amministrazione nazionale”. Dopo 30 anni a fianco del Cavaliere, l’ex senatore, manager di Fininvest e di altre società della galassia, oltre che figura di raccordo con la famiglia, lascerà il suo ruolo di controllore dei conti con una decisione che ha stupito molti, soprattutto all’interno dello stesso partito.
L’addio a sorpresa di Alfredo Messina
Oltre per il peso della figura storica, la sorpresa dell’addio di Messina deriva anche dal fatto che in teoria dovrebbe essere il Congresso nazionale ad occuparsi di una nomina così delicata.
La delicatezza del ruolo dell’ex senatore è avvalorata dal debito di 100 milioni di euro che Forza Italia aveva nei confronti di Berlusconi e che, insieme a tutto il resto, erediteranno i figli (qui abbiamo spiegato quanto vale e a chi va la sua eredità).
È stato lo stesso Messina che all’indomani della morte dell’ex premier ha convocato via mail il Comitato di presidenza per approvare il bilancio 2022. “Il partito è in grado di sostenersi e può sopravvivere – aveva detto – è un atto dovuto alla memoria del presidente Berlusconi. Una volta il partito era formato da 70-80 dipendenti, ora ne ha solo 12. Abbiamo ridotto spazi, affitti, stipendi. Affronteremo tutti i problemi che si presenteranno. Ci sentiamo tutti in dovere di portare avanti le idee di Berlusconi: idee che la maggioranza degli italiani ha sposato”.
In quanto depositario del logo del partito, inoltre, Messina è anche titolare di qualsiasi decisione sul simbolo: “Da statuto così è previsto, io sono il depositario del simbolo e nessuno ha chiesto di cambiare lo statuto”, aveva precisato durante il ricovero di Berlusconi, a chi gli chiedeva del destino del logo di Forza Italia.
In più, come ricorda il ‘Corriere della Sera’, è di fatto rappresentante delle liste ed è colui che deve “firmare” le nomine interne. Per tutto questo, in un partito ancora destabilizzato per la morte del suo fondatore e leader, la separazione da un uomo simbolo è un altro duro colpo (qui le ipotesi sui chi potrebbe essere secondo i sondaggi l’erede politico di Berlusconi).
Ma c’è chi assicura che nessuno l’abbia destituito e che la decisione di abbandonare sarebbe venuta dallo stesso Messina. “È lui che molla. Non c’entrano nulla le correnti” ha detto al ‘Corriere’ il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli, sulla falsariga di quanto sostenuto da altre fonti di Forza Italia che rivelano come fosse “nell’aria che sarebbe cambiato Messina. Diciamo che a lui è stato chiesto fin troppo. È anche una questione di ricambio generazionale”.
Secondo le ultime indiscrezioni, il successore dell’ormai ex tesoriere dovrà essere cercato tra i profili più vicini al cerchio magio berlusconiano, proprio in forza di quei circa 100 milioni di euro di crediti che gli eredi vantano nei confronti di Forza Italia. Per questo tra i favoriti ci sarebbe Fabio Roscioli, storico avvocato della famiglia e presidente liquidatore (insieme al vice Pasquale Grimaldi) del Pdl, partito fantasma, che continua a vivere solo dal punto di vista giuridico pur avendo chiuso i battenti nel 2013 per lasciare il posto alla “nuova” Forza Italia, di cui qui abbiamo ipotizzato gli scenari del post-berlusconi.
La storia di Alfredo Messina
“Lavoro con Berlusconi da quando non era ancora entrato in politica, aveva delle caratteristiche veramente uniche. È una perdita enorme, per il paese, per tutti noi. E ora il partito deve andare avanti per portare avanti le idee del presidente”, ha dichiarato Alfredo Messina alla morte di Berlusconi.
Dopo aver ricoperto il ruolo di Direttore generale prima e amministratore delegato di Fininvest dal 1996, fu fortemente voluto alla guida delle finanze del partito proprio dal Cavaliere, prendendo il posto di Maria Rosaria Rossi nel 2016. Al Senato già dal 2008 al 2022, prima col Pdl poi con Fi, Messina siede da decenni ai vertici delle aziende berlusconiane: dal ’95 è vicepresidente di Mediolanum SpA e dal 2015 fa parte anche del cda di Mondadori.