Beppe Grillo è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano. L’accusa è pesante, visto che il reato ipotizzato sarebbe traffico di influenze illecite, che fa capo all’articolo 346 bis del codice penale. Oltre a lui, indagato anche Vincenzo Onorato, armatore: sarebbe stato lui a versare alla società del Garante del Movimento 5 Stelle un compenso per diffondere, sul web, “contenuti redazionali” per il marchio Moby. Ma quali sono le cifre contestate a Grillo?
Beppe Grillo indagato: di cosa è accusato e qual è la somma contestata
La Procura di Milano avrebbe accusato Beppe Grillo di aver accettato una “mediazione illecita” in cambio di 240 mila euro. Vincenzo Onorato, presidente del team velico Mascalzone Latino da lui fondato, nonché numero di Moby Lines, compagnia di navigazione attiva principalmente sulle tratte da e per la Sardegna, avrebbe versato nelle casse della società di comunicazione del fondatore del Movimento 5 Stelle un compenso di 120 mila euro all’anno (nel 2018 e nel 2019) per diffondere sul web “contenuti redazionali” proprio per il marchio Moby.
Si tratterebbe però di un compenso “apparente“, almeno secondo la magistratura: dietro, è l’ipotesi dei giudici, ci sarebbero state le richieste di muoversi in favore della Moby Lines, in difficoltà finanziarie, avanzate proprio da Onorato e girate da Grillo, via chat, ai “parlamentari in carica” del suo schieramento per “orientare” l’intervento pubblico.
Ed è questo il motivo che ha fatto scattare la perquisizione, da parte del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, nelle sedi della Beppe Grillo srl a Genova e della Casaleggio Associati in centro a Milano. Stando a quanto emerso, sono state sequestrate chat, mail e documenti da pc e altri supporti informatici.
Beppe Grillo indagato: coinvolto anche Casaleggio
Ricapitolando, la Procura di Milano pensa che Beppe Grillo abbia ricevuto 120 mila euro all’anno, nel 2018 e nel 2019, per un totale di 240 mila euro, “apparentemente come corrispettivo di un accordo di partnership” con la Moby Lines per diffondere “su canali virtuali”, come il sito beppegrillo.it, contenuti redazionali per l’azienda. In cambio, però, Grillo avrebbe fatto avere ai parlamentari del Movimento 5 Stelle le richieste di Onorato, indirizzando l’intervento pubblico “favorevole agli interessi” della compagnia di navigazione.
Compagnia che, in quegli anni come adesso, versa ancora in gravi difficoltà finanziarie: nel 2019 aveva chiuso l’anno con una perdita di 198,34 milioni di euro, come riportato da Ship2Shore (fatturato invece pari a 195,61 milioni di euro).
Ma non ci sarebbe solo Beppe Grillo nel mirino degli inquirenti. La Procura, infatti, ha deciso di indagare anche sul contratto tra la Moby e la Casaleggio Associati, che prevedeva il versamento di 600 mila euro all’anno, dal 2018 al 2020, per la stesura di un piano strategico e la campagna pubblicitaria “Io navigo Italiano”. Accusata, tra l’altro, di razzismo. Al momento Davide Casaleggio, legale rappresentante e socio di maggioranza della società, non risulta indagato: ha però ricevuto la visita della Guardia di Finanza. Gli inquirenti hanno parlato di almeno tre i fronti al centro delle richieste di interventi pubblici che sarebbero state avanzate da Onorato a Grillo. Quest’ultimo, a sua volta, le avrebbe poi girate ai parlamentari del M5S e ai ministri Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Danilo Toninelli (non indagati).