Cresce l’allarme siccità in Italia. Gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno riversando fino al Nord, dove ormai non piove e non nevica più con la frequenza necessaria per mantenere in equilibrio l’ecosistema e soddisfare il fabbisogno della popolazione. Nonostante sia ancora inverno, la grave situazione richiama per certi versi quella dell’estate 2022, caratterizzata da una rilevante sete d’acqua.
L’allarme siccità nel Nord Italia
Il quadro dell’area settentrionale del Paese è drammatico. I laghi si stanno svuotando, il livello del Garda ha toccato i minimi storici, il fiume Po è in sofferenza con un deficit del 61% a causa della grave siccità che sta colpendo il nostro Paese e i canali di Venezia stanno registrando una costante bassa marea riducendosi talvolta a stradine melmose. A preoccupare è anche l’arco alpino, interessato da una pericolosa carenza di neve: si parla del 53% in meno, un vero e proprio dimezzamento.
Le conseguenze della siccità si stanno abbattendo non solo sui campi, ma anche sull’uso potabile: in alcuni comuni del Piemonte si è già rivelato necessario l’invio di autobotti. Ma nei prossimi mesi la richiesta di acqua per uso agricolo aumenterà andando a pesare ulteriormente sul fabbisogno idrico nazionale. Il timore è che non si riesca a soddisfare completamente la domanda.
L’impatto della siccità sull’agricoltura
Già lo scorso anno il comparto agricolo, che dà lavoro a oltre 3 milioni di persone, aveva subìto 6 miliardi di euro di danni per mancata produzione. Secondo Coldiretti nel 2023 rischia di andare perso un terzo del Made in Italy a tavola, che ha parte del suo centro produttivo nella cosiddetta food valley della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale.
Massimo Gargano, dg dell’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), ha spiegato che servono urgentemente “un piano idrico nazionale con un quadro degli interventi, regole e risorse, e l’istituzione di un’agenzia unica per le decisioni con poteri di coordinamento”.
Intanto il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha dato il via alla consultazione pubblica sul Piano di adattamento al cambiamento climatico, in modo tale da programmare mirati interventi sul territorio contro gli eventi estremi e le stagioni di siccità.
Il piano di Legambiente
Legambiente ha ricordato che l’Italia risulta essere nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto sulla base dei valori dell’Oms. L’associazione ha lanciato un appello al governo indicando otto priorità per la definizione di una strategia nazionale contro la carenza dell’acqua:
- Favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare.
- Prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini.
- Servono interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione.
- Implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie.
- Occorre riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti.
- Utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi.
- Favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti.
- Introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.
Il piano di Legambiente è quello di dar vita a un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscano da un lato l’adattamento ai cambiamenti climatici e dall’altro la riduzione degli sprechi d’acqua. Il direttore generale Giorgio Zampetti ha avvertito che bisogna agire prima di toccare il punto di non ritorno.
“Una siccità prolungata – ha evidenziato – comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali”. E in merito alla carenza di neve, ha precisato che le capacità dei bacini idrografici saranno condizionate “pesantemente” nei prossimi mesi primaverili ed estivi.